🎚 Molina— Hey Kids
Ci sarebbero state così tante cose da dire, eppure non avevo il fiato per dirne neanche una.
Non sapevo da dov'è che fosse cominciata quell'onda di caos che il destino ebbe in serbo per me, se fosse iniziata quello stesso giorno —così plumbeo e disordinato— o se avesse avuto inizio molto prima.
Fatto sta che quando mi ci ritrovai in mezzo fui come in apnea: sommersa dallo sconcerto.
Sprofondavo nella confusione, tra mille domande che mi assordavano il capo come l'incessante tintinnio di campanelli.
Ed il più rumoroso tra tutti era quello che suonava per Quentin.
Si disse molto su di lui e di quel 'molto', non ci fu nulla che sembrava realmente avere senso.
O almeno quasi nulla.
Probabilmente aveva litigato con qualche altro ragazzino, forse per un giocattolo o per uno di quei suoi stupidi libri da colorare —disse così, Eugenia— perché lo sapevano tutti che Quentin era ossessionato da quei cosi.
Insomma, dopo il litigio, il ragazzino doveva esser scappato via, andandosi a nascondere da qualche parte. Era solo questione di tempo: prima o poi sarebbe uscito fuori.
Ma erano passati giorni oramai e lui, ad uscir fuori, non si decideva proprio. Poi lo avevano cercato in ogni dove con smanioso zelo: se fosse stato ancora lì, lo avrebbero trovato.
Allora si pensò che, probabilmente, doveva esser scappato di sua volontà: era arrivato da poco al St.Davis e forse voleva tornarsene a 'casa sua'.
Quando quel poliziotto lo disse, la signorina Glavens lo fulminò con lo sguardo e nonostante i suoi occhi lucidi di afflizione, riuscì ad incutergli un gran timore.
Fu il direttore a dar voce ai pensieri della Glavens e a dare un senso a quel suo sguardo. Perché loro lo sapevano che Quentin, nella sua vecchia casa, non ci sarebbe mai voluto tornare.
Insomma, fu un'altra ipotesi del tutto insensata.
Ma poi ce n'è stata un'altra che di insensato aveva ben poco... e fu quella che più mi fece tremare il cuore.
Ciò che avevo ignorato, ciò che tutti noi avevamo ignorato, è che Quentin, quella notte, avesse potuto fare una fuga.
Poteva esser uscito dall'istituto la notte prima, magari per imitare i ragazzi più grandi, magari per andare a rubare qualche libro da colorare o magari perché ha seguito le orme di qualcun altro.
E poi... beh, si era perso.
A Cole e a me tramava il cuore in petto al solo pensiero di esser stati 'complici' della sua scomparsa.
Ma anche quella era nient'altro che una ipotesi.
La gente continuava a cercare dei perché, a formulare dei 'probabilmente', ma non avevamo bisogno di quelle stronzate: avevamo bisogno di certezze.
E non ne avevamo nessuna.
Io mi tormentavo l'animo, ma secondo Jole tutta questa storia aveva anche un lato ironico che a me e ad Eugenia era sfuggito perché...
«Non si sarebbero neanche accorti della sua assenza se non fosse stato per quel tizio»
Aggrottai le sopracciglia e distolsi lo sguardo dalla finestra per lanciarle un occhiata confusa.

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𝐈𝐌𝐌𝐎𝐑𝐀𝐋 𝐋𝐔𝐒𝐓 || 𝒉.𝒔.
Fanfiction| 𝐈𝐌𝐌𝐎𝐑𝐀𝐋 𝐋𝐔𝐒𝐓 | © 𝘍𝘢𝘯𝘧𝘪𝘤𝘵𝘪𝘰𝘯 [Daddy Dearest, dalla storia tradotta da @lollix08] ━ "Ho vissuto nell'istituto fin da quando avevo quattro anni. Le persone che erano lì, sia ragazzi che adulti, erano man m...