You know what I mean...

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🎚Lana del Rey- Say yes to heaven

     Che fosse lì solo per vedermi, non sarebbe potuto essere: certo che no. Eppure avrei potuto dubitarne, dato il modo con cui i suoi occhi mi guardavano mentre diceva quelle parole.

Dico 'avrei ' perché la mia capacità di giudizio in quel momento era andata al diavolo.

Però i sensi erano ancora attivi e funzionanti, tant'è che potei sentire ogni lembo d'agitazione, insidiarsi dentro di me.

     Lanford parlò e poi avanzò verso il centro di quell'angusto stanzino, pieno di acari e ciarpame.

Si sedette sopra un comodino e si diede un occhiata all'avambraccio, dove i segni di alcuni graffi si diramavano sulla pelle pallida come filamenti rosei.

Fantastico.

     Sebbene lui non sembrasse preoccuparsene più di tanto, io avvertii comunque un lieve senso di colpa punzecchiarmi l'animo —I segni che volevo lasciare sulla sua pelle erano ben altri.

M'inumidii le labbra e lo spronai a parlare, così da colmare quel silenzio;

«Mi devi dire qualcosa?»

Mi avvicinai e lui alzò il capo verso di me, raddrizzando le spalle.

     «Sì, ehm... Dove sei andata ieri sera?» mi domandò. Poggiò un palmo contro il bordo del comodino, spostandovici il peso del busto e poi inclinò il capo.

«M'hanno detto che hai fatto una fuga con... Cole» aggiunse. Il suo non era il fare di chi si sta velatamente giustificando: era il modo di chi cerca, allusivamente, di arrivare al nocciolo della questione.

E io mi morsi il labbro, trattenendo un sorriso carico di malizia prima d'abbassai lo sguardo; volevo nascondere quel baluginio di soddisfazione che me lo inquinava.

«Sì è vero— confermai —e non indovinerai mai dov'è che siamo andati»

Assottigliò gli occhi e si sporse verso di me, puntando i gomiti contro le ginocchia.

Mi presi una pausa, prima di sputar fuori la risposta con euforia:

«All'Infinite»

«Cosa?»

«Sì!»

Fece una smorfia: «Stronzate, non ci credo»

«Te lo giuro! È stato Cole che è riuscito a farmici entrare»

     Lanford sembrava esserne più sorpreso di quanto io stessa mi aspettassi. Era scettico e gli servivano prove: gli serviva sapere come Cole avesse fatto.

E io gli risposi che conosceva uno dei buttafuori, che me l'aveva anche presentato; era uno che si chiamava tipo Dean.

E che questo Dean, no, no, aspetta, si chiamava Darren! Insomma, alla fine era stato lui che ci aveva fatto entrare senza troppi problemi.

     «E mi ha detto che avrei potuto tornarci. Infatti volevo...» già titubante, m'interruppi. Ero imbarazzata da quello stupido sentimento che provavo e la mia voce era corrotta dall'ansia.

Mi maledissi mentalmente e schiarendomi la gola, dopo aver raccolto tutto il coraggio che avevo in petto, sputai fuori il rospo:

«Volevo chiederti se... cioè, se ti andasse di farci un giro» lo invitai.

Lanford però aveva lo sguardo altrove, il volto inespressivo. Sembrava assorto nei suoi pensieri.

     «Dannazione, mi sbagliavo su quello sfigato...» affermò tra se e se. Si grattò il mento, coperto da un appena visibile strato di peluria e poi mi guardò; gli occhi lucidi d'entusiasmo.

𝐈𝐌𝐌𝐎𝐑𝐀𝐋 𝐋𝐔𝐒𝐓 || 𝒉.𝒔.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora