Chapter 6

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Vedere Draco litigare con gli strumenti babbani era stata la cosa più divertente che Hermione avesse mai visto. Vederlo alle prese con il tostapane a colazione o il suo fallitissimo tentativo di guidare un auto babbano.
«No Malfoy! Prima lasci leggermente la frizione e poi premi piano l'acceleratore» lo sgridò ancora una volta. Aveva passato più di due ore a cercare di insegnargli ad inserire la marcia per partire senza ingolfare l'auto. Ogni tanto si scambiavano degli sguardi complici per poi scoppiare ridere. Suo padre non li lasciava soli per più di dieci minuti Ed alla fine aveva obbligato Draco ad aiutarlo a sistemare il tetto del garage. Mentre lei era rimasta sola con sua madre. Osservava i due uomini dalla finestra del salone, mentre collaboravano per finire prima il lavoro o per meglio dire, osservava come il suo collega veniva maltrattato e sfruttato dall'anziano.
«È bello vederti così spensierata, non ti vedevo ridere così da... beh lo sai da quando» disse la madre riportandola alla realtà. Arrossì tremendamente e in seguito un senso di colpa le strinse lo stomaco. Cercò di ignorare ogni sensazione che il suo corpo le stava mandando e ascoltare solo quello che la sua testa le imponeva.
«Avevamo veramente bisogno di staccare un po' la spina. Ad Hogwarts non c'è un attimo di pace» sospirò. Lo sguardo di sua mamma era più che eloquente, ma non voleva affrontare questo argomento ora. E non con lei.
«Io e Malfoy andiamo a visitare Londra» disse prima che la madre potesse ribattere qualsiasi cosa.
Non avrebbe certo immaginato che un uomo che aveva passato la sua giovinezza a sfrecciare alto nel cielo a cavallo della sua scopa, potesse avere una crisi di vertigini in cima al London Eye.
Aveva visto le sue gambe tremare come gelatina, e la sua faccia diventare più bianca del solito, anzi aveva assunto un colorito quasi verdastro. Era quasi certa avrebbe vomitato da un momento all'altro.
«Non ridere Granger! Non c'è niente di divertente!» le strillò aggrappandosi con forza al mancorrente della capsula. L'uomo continuava a fissare il suolo allontanarsi sempre di più, sempre più spaventato.
«Perché non vedi la tua faccia!» ribattè la donna continuando a ridere a crepapelle.
«Questo coso di metallo non dovrebbe andare così in alto! E se si sganciasse? Sai che fine faremmo se ci schiantassimo al suolo dentro a questa specie di bolla?!» Disse chiudendo gli occhi con forza. Hermione non smise di sorridere ma gli si avvicinò poggiandogli una mano sulla spalla.
«Forse... ma guarda cosa ti saresti perso rimanendo con i piedi per terra» sussurrò incitandolo a guardare al di là del vetro. L'uomo raccolse ogni briciola del suo coraggio e si obbligò a guardare fuori. Lo spettacolo dello skyline di Londra al tramonto era indescrivibile. Ma mai quanto il dolce sorriso spensierato che si era dipinto sul viso della donna, incorniciato dai riflessi rossi delle ultime ore di luce, che le accentuavano ogni lineamento del viso. Quello era il vero spettacolo che mai si sarebbe aspettato di poter vedere.

Ormai erano rientrati a scuola da giorni e quella notte avrebbero messo in atto il loro piano per tornare nel passaggio segreto senza farsi scoprire. Avevano preparato tutto nei minimi dettagli, senza lasciare nulla al caso. Ogni loro copia era stata temporizzata e collocata al proprio posto. Questo avrebbe coperto i loro spostamenti fino al mattino successivo, almeno fino alla colazione. Avrebbero dovuto tornare in tempo per il pasto poiché nessuna copia sarebbe stata in grado di mangiare per davvero e se ne sarebbero accorti.
Dopo cena si erano dati appuntamento nell'aula di pozioni, per non destare sospetti naturalmente non ci andarono insieme. Il primo ad arrivare fu Draco.
Che per ingannare il tempo aveva iniziato a riordinare l'aula.
Dopo una decina di minuti, Hermione finalmente si fece viva tossicchiando alle spalle del biondo. Malfoy trasalì rischiando di fare cadere un paio di ampolle dalla scrivania, ma cercò di farsi notare il meno possibile. Si voltò trovandosi di fronte alla sua collega che lo osservava divertita, chissà da quanto era lì. Lasciò perdere ogni cosa e si ricompose immediatamente.
«Sei pronta?» chiese lui sfilandosi la cravatta e sbottonando i primi bottoni della camicia per essere più comodo.
«Direi di sì. Andiamo» rispose abbassando lo sguardo sul pavimento. Che strano, pensò. All'improvviso le era venuto caldo.
Senza aggiungere altro si erano diretti al passaggio segreto, oltrepassando nuovamente l'armatura e trovandosi nel buio totale.
Hermione estrasse la bacchetta e attivò l'incantesimo Lumos senza parlare, la punta del bastoncino si illuminò mostrando finalmente le pareti di pietra del corridoio in cui si trovavano.
«Vai avanti tu. Io non so dove si trovi la stanza di cui mi hai parlato» le disse l'ex serpeverde a pochi centimetri da lei. Senza rispondere lo superò e iniziò a percorrere il lungo corridoio seguita a stretta vicinanza dal suo compagno. Dopo qualche minuto arrivarono di nuovo in quella sala circolare dove era stata solo qualche giorno prima. La ispezionarono rapidamente senza trovare alcun indizio, l'unica soluzione ora era attivare il passaggio segreto e seguirlo.
«Come cavolo funziona questo maledetto passaggio?!» sbuffò Draco iniziando a saltarci sopra come per sfondarlo con i piedi, con scarsi risultati ovviamente. Spazientito ci puntò la bacchetta contro, pronto a farlo esplodere.
«Stai fermo che potrebbe sentirci qualcuno! Dobbiamo capire come si aziona, non distruggete tutto...» lo fermò appena in tempo la donna, e nonostante qualche piccola lamentela lasciò perdere la possibilità di fare saltare in aria quello stupidissimo passaggio.
Dopo un altra ora di accurate ricerche ancora nessuna novità, sempre più irritato, iniziò a prendere a calci i sassolini sul pavimento facendoli rimbalzare contro le pareti, mentre Hermione lo ignorava volutamente continuando a tastare ogni centimetro della sala. In seguito all'ennesimo colpo un sasso colpì lo spazio tra due pietre dell'ingresso. La terra tremò e dal centro della stanza. Il pavimento iniziò ad abbassarsi sempre di più in alcuni punti, creando così una scalinata circolare in pietra.
«Tutto calcolato, l'ho fatto apposta naturalmente!» esultò l'uomo avvicinandosi al bordo. La donna si limitò a scuotete la testa rassegnata e affiancarsi al collega. guardò verso il basso, ma non si scorgeva nemmeno la fine della scala. I due si lanciarono uno sguardo d'intesa e si avviarono lungo il nuovo percorso appena scoperto.
Giunsero in un'ampia sala attraversata interamente da due colonnati che la dividevano come fossero le navate di una chiesa, questa però era illuminata da diverse fiaccole incantate solamente nella parte centrale. Dall'altro capo intravedevano una porta in acciaio, era circondata da diversi simboli e statue di esseri strani.
«Fai attenzione, potrebbero esserci delle...» l'ex grifondoro non riuscì nemmeno a terminare la frase che il piede di Draco calpestò una mattonella più chiara e fece scattare un marchingegno nascosto. Quando sentì quel click dal muro partirono decine di freccie potenzialmente mortali proprio verso di loro, riuscì appena in tempo a buttarsi sul pavimento portandosi dietro l'uomo.
«...trappole» sussurrò quando le frecce terminarono. Solo in quel momento di accorse di dove precisamente si trovava, si era buttata sull'uomo facendogli da scudo con il suo corpo ed ora erano entrambi sul pavimento sdraiati l'uno sull'altro. Imbarazzata scattò in piedi allontanandosi, ma compiendo quel gesto si rese conto che il braccio sinistro le bruciava. Ci poggiò la mano sopra sentendo qualcosa di caldo appiccicarsi alle sue dita, quando la ritrasse e la osservò, vide il rosso scarlatto del suo sangue gocciolare verso il suolo. Alzò gli occhi su quelli dell'uomo che immediatamente si era alzato anche lui e la stava sorreggendo.
«Sto bene tranquillo, è solo un graffio...» cercò di dire il più naturale possibile, anche se lo sguardo dell'uomo le risultò tutt'altro che convinto.
Riuscirono ad arrivare alla porta senza fare scattate altre trappole.
Passarono molto tempo lì davanti era enorme in acciaio argentato, al di sopra vi erano incise delle rune molto particolari, Hermione la esaminò in ogni suo dettaglio, riportando tutto su un taccuino.
Tastò diversi punti della porta senza ottenere alcun risultato.
«Dai Granger, torniamo indietro... Devi farti vedere quel taglio.» cercò ancora lui. Sentiva che c'era qualcosa dietro quella porta, qualcosa di malvagio. Gli porvocava una sensazione fin troppo familiare quel posto, il vecchio tatuaggio sul suo braccio aveva iniziato a dargli un leggero fastidio proprio quando si era avvicinato all'acciaio.
«No, mi ha colpito solo di striscio. Andiamo, devo capire cosa significano queste rune. Non le ho mai viste prima» rispose senza distogliere un attimo la concentrazione. Lui la osservò perplesso, poi si concentrò sulle incisioni anche lui.
«Cosa c'è di difficile? Non sono rune, è una semplice frase... "Mors non accipit excusationes"» disse sfiorando appena il freddo metallo con la punta delle dita.
La donna si voltò sbalordita ad osservarlo, ora era lui ad essere completamente ipnotizzato dalla porta. Lo vide avvicinarsi ai simboli e toccarne alcuni.
«Impossibile, io conosco bene il latino e quelle sono rune celtiche. Malfoy che stai facendo...» dopo pochi secondi si illuminarono e l'uomo come in catalessi non le prestò la benché minima attenzione, l'ex serpeverde allungò di nuovo la mano verso la porta ma questa volta la attraversò come se in realtà non ci fosse.
«Draco no!»Stava per passarci attraverso con l'intero corpo ma Hermione lo tirò via bruscamente con tutte le forze che aveva, interrompendo quella strana situazione. Le scritte si illuminarono di un verde intenso e poi la luce esplose creando un onda d'urto che li scaraventò violentemente contro il muro.
Ci misero qualche secondo a riprendersi dalla collisione e finalmente anche il biondo sembrava essersi ripreso dalla sua trance, tornando in sé.
«Dobbiamo andarcene da qui, in fretta» esordì l'uomo fissandosi la manica della camicia sotto la quale il suo tatuaggio stava ardendo come fuoco vivo.
Si alzarono e corsero fuori dalla sala segreta tornando nel cunicolo buio che li avrebbe presto ricondotti al sicuro tra le mura del castello. Sentirono dei rumori venire verso di loro e li costrinse a nascondersi in uno dei tanti corridoi secondari.
A giudicare dai passi erano almeno due o tre persone. Rimasero ad ascoltare e riconobbero le voci che avevano già sentito la volta precedente.
«Mio signore avete sentito? Cosa è successo?» chiese la voce quasi spaventata.
«Qualcuno deve aver trovato Ianua... Dobbiamo trovarlo.» rispose l'altro dileguandosi subito dopo. L'altro soggetto sparì poco dopo lasciandoli di nuovo soli.
«Cos'è Ianua?» chiese confuso l'ex serpeverde alla donna che parve riflettere a lungo prima di rispondere.
«Credo sia latino anche quello... se non ricordo male vuol dire "porta". Cosa è successo poco fa? Perché tu eri in grado di leggere quelle scritte ed io no? Perché quella cosa ti stava attirando a se così?» gli chiese, nonostante la domanda in realtà fosse più verso se stessa piuttosto che a lui.
«Non so di cosa parli... Io ricordo solo che stavo cercando di capire quella scritta e poi che devo aver sbattuto contro il muro.» cercò di rispondere anche se parecchio confuso.
«Quella cosa ti stava assorbendo, dobbiamo fare qualcosa. Quelli ora sanno che qualcuno li ha scoperti, dobbiamo capire di cosa si tratta prima che arrivino a noi. Ma sono sicura che non sia nulla di buono...» disse abbassando lo sguardo anche lei verso la manica della camicia dell'uomo. Lo aveva notato benissimo come si era guardato il braccio mentre erano lì, e quando stava per entrare nella porta poteva giurare sulla sua stessa vita di aver visto il serpente tatuato muoversi.
Istintivamente nascose il braccio in questione dietro di sé ed uscì senza aggiungere altro.
La donna si diresse in camera sua e ne approfittò per medicarsi quel brutto taglio che non sembrava volersi rimarginare nemmeno con la magia. Dovette dunque arrangiarsi con i metodi babbani, sicuramente così le sarebbe rimasta una cicatrice, ma meglio di niente.

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