Chapter 5

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Hermione si svegliò di sovra salto nel cuore della notte, madida di sudore e respirando a fatica.
Non poteva credere a ciò che aveva appena visto, le sembrava di provare ancora quella sensazione di impotenza e di non riuscire a muoversi.
Cercava disperatamente di ristabilire il regolare battito cardiaco con scarsi risultati, l'adrenalina e la paura che aveva provato glielo impedivano.
La sua mente la stava torturando con quelle immagini: Un mostro nero informe e tetro. Quegli occhi glaciali, così familiari eppure così sconosciuti, quasi privi di vita che sembravano supplicarla di porre fine alle sue pene. Lei, la sua immagine riflessa in uno specchio. Si vedeva chiaramente: gli occhi gonfi ed arrossati; le guance rigate dalle lacrime, sporche di sangue e fango. Non riusciva a muoversi, non riusciva nemmeno ad urlare.
Quell'incubo l'aveva terrorizzata, non sapeva nemmeno lei bene la ragione... A pensarci lucidamente non sembrava così spaventoso era solo un sogno, ma c'era qualcosa di strano.
Alla fine decise che per calmare le sue paure e spegnere finalmente il cervello, controllare che ciò che aveva appena sognato fosse effettivamente solo frutto della propria fantasia, fosse il minimo.
Si alzò dal proprio letto e si infilò la vestaglia, ricordandosi di prendere la bacchetta nel caso le fosse potuta tornare utile. Strisciò fuori dalla propria camera agevolata dal buio che avvolgeva l'intero castello.
Avrebbe riconosciuto gli specchi del suo incubo ovunque, e sapeva dove trovarli. Si diresse ai bagni delle ragazze a lei molto familiari, durante il secondo anno infatti ci aveva trascorso molto tempo per preparare la pozione polisucco, ormai li conosceva bene e conosceva anche abbastanza bene il fantasma che li infestava. Almeno quel tanto da sapere che se l'avesse vista lo avrebbe di certo spifferato a qualcuno, e non le andava di spiegare alla preside perché si trovava lì in piena notte.
Studiò velocemente una maniera per eludere la sorveglianza dello spirito e seppur con qualche difficoltà riuscì ad entrare.
All'interno tutto sembrava regolare, il suono delle gocce che cadevano dai rubinetti ormai troppo vecchi era l'unico ad invadere la stanza. Ispezionò ogni angolo senza trovare nulla.
Come in realtà già sapeva, era stato solo un brutto sogno. Non aveva ottenuto le risposte che voleva, sapeva che in quel luogo erano successe cose brutte. E altre ancora ne sarebbero presto accadute. Se lo sentiva dentro, in una maniera del tutto irrazionale.
Seppur ancora leggermente turbata, tornò nella sua camera da letto e finalmente si riaddormetò.

Il mattino seguente si sentiva abbastanza stanca, aveva perso parecchie ore di sonno a causa di quello che aveva sognato ed ora ne risentiva. Come uno zombie si trascinò nella sala grande per fare colazione, prendendo posto al tavolo degli insegnanti come ogni mattina. Erano già tutti seduti, concentrati sui loro piatti. Gli unici che si accorsero del suo ingresso in sala furono Malfoy ed il professor Wonder. Si vergognò davanti a quegli occhi che la esaminavano così a fondo, doveva avere un aspetto peggiore di quel che pensasse.
«Hai una pessima cera cara, c'è qualcosa che non va?»le chiese cordiale Dotty, riscuotendola dai suoi pensieri.
«Cosa? No, tranquilla sto bene. Ho solo dormito poco questa notte.
Tu piuttosto! Mi hanno detto che a fine anno potrai richiedere il trasferimento per la scuola americana.
Finalmente potrai rivedere la tua famiglia, chissà come saranno cresciuti i tuoi nipoti» le rispose sorridente.
«Giá» disse semplicemente senza approfondire.
Doveva ammettere che nonostante si conoscessero da anni, la trovava un po' più silenziosa del solito. Era sempre stata una signora piuttosto attiva, di quelle con la risposta pronta ad ogni cosa e che trovava sempre la maniera di parlarti della sua splendida figlia e dei suoi nipotini. Ma in questo ultimo periodo l'aveva sempre vista più concentrata sulle lezioni che sul mondo esterno. Magari era solo la vecchiaia, quindi decise di non darci peso.
Il pasto durò poco per fortuna, anche se l'emicrania ormai aveva preso il sopravvento. Le ore di lezione che le si prospettavano davanti di certo non la aiutavano per nulla.
Dopo 4 ore le sembrava di impazzire infatti. Terminata l'ultima lezione della giornata era talmente esausta che le bastò appoggiare la testa sulla scrivania per addormentarsi.
Quando si svegliò, la prima cosa che mise a fuoco furono delle scarpe che si muovevano nervose a poca distanza dal suo viso. Scattò  indietro, trovandosi davanti ad un Malfoy che si era messo comodo con i piedi sulla sua scrivania a leggere un giornale.
«Da quanto sei qui?» gli chiese imbarazzata. Lui non si scompose, ne spostò lo sguardo dalla pagina della rivista.
«Abbastanza da sapere che quando dormi sbavi» rispose con una tranquillità quasi disarmante. In seguito si limitò a portare alla bocca una mela e staccarne un pezzo con i denti. La donna divenne paonazza in viso per la vergogna e si affrettò a ricomporsi.
«Ad ogni modo... Sono qui per parlarti» tagliò corto lui prima che potesse ribattere qualunque cosa. Lei acconsentì con un cenno del capo cercando di mettere da parte tutto l'imbarazzo e fingere che lui non avesse visto nulla.
«Credo che dovremmo tornare là sotto. Dobbiamo trovare qualche prova che ci indichi chi stiamo cercando»  spiegò lui.
«È una follia... Sarebbe come entrare nella tana del lupo» ribattè lei.
«Forse sì. Ma per ora è la nostra unica alternativa» aveva ragione lei, era indubbiamente una pessima idea. Ma sfortunatamente era anche la loro unica opzione per trovare qualche indizio.
Hermione sospirò riflettendo.
«la prossima settimana, dopo la riunione. È il nostro giorno di ronda insieme. Useremo dei sigilli per simulare la nostra presenza nel castello, nessuno si accorgerà che non ci siamo» rispose alla fine e lui sorrise quasi impercettibilmente. La sua intelligenza lo affascinava, era innegabile.
«Come funzionano?» chiese incuriosito.
«Hanno un meccanismo simile a quello dei quadri, creano delle copie di ologrammi identici a noi. Una volta posizionati nei luoghi gusti, chiunque li veda penserà che siamo io e te. Se dovessero parlarci sono tranquillamente in grado di rispondere» gli spiegò la donna disegnando simboli su un foglio. Il disegno prese vita per qualche secondo, creando una sosia perfetta della donna accanto a lei. Fece un inchino e sparì.
«Interessante, perché non ne avevo mai sentito parlare?» ne era rimasto incantato.
«Nel nostro paese sono illegali. Quindi se non si sapesse in giro, te ne sarei grata» disse strofinandosi una mano dietro la testa. L'uomo annuì lasciandosi sfuggire un commento sulla sua bravura che fece arrossire nuovamente Hermione. Quando se ne accorse, si affrettò a dirigersi verso l'uscita, mordendosi la lingua. Si fermò solo quando si ricordò l'altra ragione che lo aveva spinto ad andare da lei.
«Posso farti una domanda?» iniziò un po' titubante. La donna annuì.
«Stai bene?» sembrava una domanda stupida detta in quel modo, ma era preoccupato per lei anche se non lo avrebbe mai ammesso.
«Ti ho sentita uscire dalla tua stanza stanotte e oggi non avevi certo una bella cera» si spiegò meglio Draco. La sorprese, non era certo il tipo che si sarebbe posto il problema del perché lei girovagava di notte per il castello.
«Io... Sì. Sto bene, nottata un po' movimentata. Forse avevo mangiato troppo a cena» si giustificò lei. L'uomo parve non credere del tutto alle sue parole, ma se le frecce andare bene ed uscì dal aula senza aggiungere altro.

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