Chapter 10

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Corse a perdi fiato fino alla camera di Malfoy, quasi sfondò la porta a pugni quando arrivò ma non ottenne risposta. Estrasse la bacchetta e fece direttamente esplodere l'ingresso, entrò e del suo collega non vi era traccia. La camera era pulita ed ordinata come sempre, nessun segno od indizio su dove potesse essere.
Con il cuore in gola, in preda ad un attacco di panico continuò la sua corsa, per poco non si uccise cadendo dalle scale un paio di volte. Ignorò un gruppo di studenti che la guardavano straniti e finalmente arrivò nella sua aula. Fece una ricognizione veloce della stanza, un calderone stava ancora bollendo sul fuoco, fatto piuttosto insolito... Nessun pozionista si allontanerebbe mai lasciando una sua creazione così. Questo la agitò ancora di più, e nonostante i suoi sensi stessero venendo a meno a causa dell'attacco, si obbligò ad ignorare le vertigini ed il respiro affannato proseguendo la sua ricerca.
Cercò di schiarirsi le idee il più possibile, e quando notò la catenina che aveva trovato lei stessa nel sotterraneo, appoggiata sulla scrivania le si accese una lampadina. Come aveva fatto a non pensarci prima?
Uscì dalla classe trovandosi nei corridoi dei sotterranei, intravide in lontananza l'armatura dietro la quale si celava il passaggio segreto. Sperò con tutta se stessa che Draco non fosse stato così stupido da entrarci da solo, ma conosceva anche già la risposta.
Con la poca lucidità rimasta si trascinó fino al passaggio, sperando che nessuno la notasse, vi si avventurò.
Non accese nemmeno la luce sulla bacchetta, nelle sue condizioni doveva essere il meno rintracciabile possibile. Percorse ancora una volta quei cunicoli tetri fino alla stanza nascosta.
Fece scattare il meccanismo e scese le scale sorreggendosi al muro per non cadere. Quando arrivò capì che purtroppo era esattamente come si era immaginata, se non peggio.
Il corpo del biondo giaceva a terra immobile, se il suo cuore fino a quel momento batteva frenetico a causa della tachicardia dovuta all'attacco di panico, davanti a quella vista le sembrò fermarsi.
Tutto si fece estremamente più lento ai suoi occhi, si buttò verso di lui facendo scattare diverse trappole lungo il cammino che deviò quasi tutte con la magia. Nonostante la sua rapidità, una sfuggì dal suo controllo e venne colpita da una freccia che le ferì la gamba facendola cadere a terra. Un urlo di dolore, paura e rabbia riempì la stanza, ma non si fermò. Lo raggiunse e si accasciò su di lui, le lacrime che nemmeno si era accorta di star versando caddero sulla sua camicia creando delle macchie più scure, premette l'orecchio contro il petto, da cui non proveniva più alcun suono. Il cuore si era fermato. Gli prese il polso tra le mani ed era gelido. Doveva essere stato colpito da un incantesimo, doveva fare qualcosa al più presto o lo avrebbe perso per sempre.
Usò praticamente tutti gli incantesimi curativi che conosceva, ed erano davvero tanti. Ma non ottenne alcun miglioramento.
Raccolse le energie rimaste per un ultimo, disperato tentativo.
Questa volta, non c'erano altre possibilità. La sua energia era troppo poca, se l'incantesimo non fosse andato a buon fine, sarebbero morti entrambi.
Era davvero pronta a rischiare la sua stessa vita, per salvare... Il suo nemico?
Lo guardò per qualche secondo, il viso era sporco di fango e perdeva sangue dalle bocca e dal naso. I capelli gli si erano appiccicati alla faccia. Sotto la sua testa si era formata una piccola pozzanghera rosso scarlatto nella quale spiccava la sua bacchetta. Doveva aver lottato prima di finire in quelle condizioni. Quello stupido era andato di nuovo in quel posto maledetto senza di lei ed ora era... non voleva nemmeno pensarci.
Chissà se lui avrebbe mai fatto la stessa cosa per lei? Se la situazione fosse stata al contrario, e ci fosse stata lei al suo posto, l'avrebbe salvata? O l'avrebbe lasciata lì a morire? Ci riflettè senza ottenere una risposta.
Il passato non contava più nulla.
Non era più quel ragazzino, ora era dalla sua parte. Era cresciuto. Cambiato. Era diventato persino suo Amico. Qualsiasi scelta avrebbe fatto lui, non importava. Lei era pronta a tutto per salvarlo. Non poteva perdere anche lui. Non lo avrebbe permesso.
«Se mi senti, sappi che questo farà molto male ad entrambi... Non osare mollare» sussurrò affaticata.
Gli afferrò la mano ed arrotolò la manica, scoprendo il marchio che aveva sull'avambraccio. Gli avvolse le mani attorno fino a coprirlo, la pelle gelida la fece rabbrividire, le sembrava di toccare un cadavere. Quando iniziò a recitare l'incantesimo delle scintille si accesero nel punto in cui i loro corpi erano in contatto. Bruciava, parecchio anche. Era una sensazione strana, un dolore che proveniva dall'interno e che le faceva contorcere le budella. Ma non si fermò neanche in quel momento.
Come fosse un mantra la donna continuava a ripetere la formula "Duo corpora, unum vitae", più la ripeteva, più si creavano fasci di luce colorata che andavano ad avvolgersi attorno a loro e a prosciugare le energie residue, che erano sempre meno ed ormai faceva fatica persino a respirare.
L'incantesimo ormai li aveva avvolti quasi del tutto, e lei iniziava a vedere sempre più sfocato. Finché alla fine tutto divenne buio.

Non sapeva quanto tempo fosse passato, solo quanto dolore stesse provando.
Pian piano andò ad affievolirsi fino quasi a sparire del tutto.
Sentì un tiepido calore iniziare a scaldarla, e cercò di aprire gli occhi per capire cosa stava succedendo. Seppur con fatica alla fine ce la fece. Vide il pavimento e le pareti in pietra, capì subito che si trovava ancora nella cattedrale segreta. E che avrebbero dovuto andarsene abbastanza in fretta. Spostò lo sguardo sulla fonte di calore e fu felice di scoprire che si trattava di Malfoy che finalmente aveva ripreso un colorito normale. C'è l'avevano fatta, era riuscita a salvarlo... Già, ma a quali conseguenze.
Gli scostò una ciocca che si era appiccicata al viso e cercò di ripulirlo dal sangue come meglio poteva. Ora però come glielo avrebbe spiegato? Li aveva uniti per sempre senza nemmeno chiedere il suo parere, sapeva già che non sarebbe mai stato d'accordo. Avrebbe dovuto tenere quel segreto?
All'improvviso sentì un rumore provenire al piano di sopra che interruppe i suoi ragionamenti, cercò di alzarsi ma il male alla gamba glielo impedì. Se non potevano scappare dovevano almeno nascondersi. Trascinò lei e Malfoy in un angolo e iniziò a creare un incantesimo d'illusione che li avrebbe nascosti per il momento.
Come aveva previsto, pochi secondi dopo due figure rimasero sull'uscio dell'ingresso. Dai capelli lunghi una di loro doveva essere una donna, l'altro invece probabilmente un uomo bassino. Cercò di vedere di chi si trattasse, ma dalla loro posizione era quasi impossibile.
«Te lo giuro, l'ho visto prima, il mangiamorte era qui. Non capisco, era morto!» disse l'ometto confuso. Sentire chiamare Draco, mangiamorte, da quel tipo la fece arrabbiare e si trattenne parecchio per non andare a tirargli un pugno dritto sul naso.
«Se quello che hai detto è vero... Al capo non piacerà affatto che tu lo abbia lasciato andare. Vuol dire che ha scoperto qualcosa, tienilo d'occhio e vedi cosa fa e con chi parla. Se ci mette i bastoni tra le ruote, uccidilo. E questa volta sul serio» rispose allontanandosi la donna. La voce le sembrò quasi familiare, ma non capiva dove l'avesse già sentita.
Aspettò che anche l'altro se ne andasse prima di tirare un respiro di sollievo.
«Che è successo?» chiese una voce flebile alle sue spalle. Si voltò incrociando gli occhi grigi dell'uomo, e senza pensarci due volte gli buttò le braccia al collo abbracciandolo. Era troppo felice di vederlo sveglio, soprattutto di vederlo vivo.
Un mugugno dolorante le fece mollare la presa. L'uomo si tirò su a sedere con un po'di fatica.
«Mi fanno male le costole... E anche la testa. Penso di star per vomit-» non fece in tempo a finire la frase che il conato prese il sopravvento e vomitò tutto il pasto sul pavimento.
Sì, poteva essere un effetto collaterale dell'incantesimo. Soprattutto se mischiato alle forti contusioni che aveva riportato prima che lei arrivasse.
«Fermo. Ti devi riprendere un attimo.» lo tranquillizzò. Cercò di farlo rimettere giù, lasciando che poggiasse la testa sulle sue gambe.
«Qual è l'ultima cosa che ricordi?» gli chiese iniziando a recitare alcuni incantesimi di guarigione per farlo stare meglio. Prima erano stati del tutto inutili talmente poca era la sua forza vitale, ora invece sembravano dare l'effetto desiderato.
«Il marchio, bruciava parecchio. E poi una specie di fumo nero che veniva verso di me... Gli ho lanciato praticamente ogni magia di cui ero a conoscenza. Ma non l'ho fermato, mi ha colpito e da quel momento non ricordo più nulla, penso di essere svenuto» ricordò passandosi una mano sulla testa dolorante.
«Sei un incosciente. Come hai potuto venire qua sotto da solo? Io... Tu... Potevi morire... » non riuscì ad andare avanti, un singhiozzo improvviso la bloccò. Perché stava piangendo? Ormai nessuno dei due era più in pericolo, perché aveva così tanta paura?
L'uomo rimase per un po' interdetto a guardarla, poi le asciugò le lacrime mentre si metteva di nuovo a sedere.
«Ti ho aspettato, dovevamo vederci per venire insieme. Ma tu non ti sei fatta viva, quindi ho deciso di scendere da solo» disse amareggiato. Ecco cosa si stava dimenticando! Doveva vedersi con Draco, ma se ne era completamente scordata e a causa sua lui era quasi morto! Non era assolutamente da lei dimenticare qualcosa di così importante. Non riusciva proprio a capire come potesse essere successo. Avevano litigato, questo era vero, ma mai lo avrebbe lasciato solo... Eppure, qualcosa l'aveva distratta. O meglio qualcuno, quando era con Wonder quasi dimenticava persino il viso di Draco. Aveva rischiato di morire per la sua disattenzione, era una cosa gravissima.
«Mi dispiace...» sussurrò alla fine. Lui annuì semplicemente.
«Lascia stare, è meglio» disse alzandosi. Aveva ancora un po'male ovunque, ma lo ignorò e si avviò zoppicante verso l'uscita. La donna scattò in piedi per poi cadere subito dopo, quando la gamba lacerata non resse il peso. Il tonfo attirò subito l'attenzione del biondo che si fermò e si girò vedendo che l'ex grifondoro si stava tenendo la gamba, e che su i suoi pantaloni c'era uno strappo enorme tutto sporco di sangue. Tornò sui suoi passi e si chinò sulla ragazza per vedere la ferita.
«Come te la sei fatta?» chiese strappando un lembo del pantalone e legandoglielo sopra il taglio.
«Raggiungendoti. Una freccia mi ha colpita... di nuovo» rispose con lo sguardo sul pavimento. Lui sospirò e la sollevò da terra passando il suo braccio dietro al collo, l'aiutò a reggersi in piedi e anche se entrambi erano un po' malconci, riuscirono a trascinarsi lungo il percorso e tornare in camera.

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