Chapter 17

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Uscì andando diretto verso il passaggio segreto, lo superò e ripercorse ancora una volta quei corridoi fino alla cattedrale sotterranea dove si trovava l'ingresso degli inferi.
Non aveva un piano preciso, ma sicuramente qualcuno avrebbe cercato di fermarlo. Più si avvicinava e più il marchio bruciava, ma non gli importava.
Se quel luogo era tanto importante come pensava, in qualche modo avrebbe funzionato.
Si posizionò a meno di due metri dall'ingresso per gl'inferi, la porta come attivata dalla sua presenza s'illuminò, ma questa volta non venne attirato da essa. Sentiva che l'energia di quel luogo era molto più debole rispetto alla volta in cui si era avvicinato e ne era stato quasi risucchiato.
Estrasse la bacchetta senza ulteriori indugi ed iniziò a bombardare la porta con ogni incantesimo di cui era a conoscenza.
Nel giro di pochi minuti, parti di quella sala iniziarono a crollare e una crepa si fece strada sul pesante metallo della porta.
Non prestò alcuna attenzione ai suoni provenienti alle sue spalle, completamente concentrato sui suoi attacchi e i risultati distruttivi che stavano avendo, tant'è che iniziò persino a convincersi che forse sarebbe riuscito veramente a mettere fine a quell'incubo facendo esplodere il passaggio in mille pezzi.
All'improvviso un fascio di energia lo colpì in pieno, scaraventandolo contro il muro alla sua sinistra.
L'impatto gli tolse il fiato, e il suo aggressore ne approfittò per attaccare ancora.
Riuscì a bloccare l'incantesimo quasi per miracolo, e a rispondere al fuoco. Solo in quel momento si rese conto che l'uomo contro cui stava duellando era il professor McGee.
Dunque anche lui era coinvolto nella faccenda.
La battaglia non lasciava alcun margine di errore, se fosse stato colpito il danno lo avrebbe mandato KO o ucciso.
Ignorò volontariamente la vibrazione continua che proveniva dalla sua tasca e si concentrò sullo scontro.
Continuarono a lanciarsi incantesimi per un tempo indefinito, ma dopo poco le energie già limitate di Draco iniziarono a venire a meno.
Poi fu un attimo, questione di un secondo  ed un altro incantesimo, proveniente da qualcuno alle sue spalle lo colpì facendolo cadere a terra.
Quando si voltò si trovò ai piedi di Wonder che scuoteva la testa in segno di disappunto.
«Bene, bene, bene. Pensavi seriamente di riuscire a fermarci provando a distruggere tutto? Povero illuso.» si avvicinò e gli tirò un calcio dritto sul viso. Gli spaccò il naso che iniziò a sanguinare copiosamente.
Con le ultime forze tirò su la testa puntando gli occhi in quelli dell'uomo. Tossì sangue prima di riuscire a parlare.
«Vaffanculo» Disse con un filo di voce, approfittò del fatto che il collega si fosse chinato ad ascoltarlo, per sputargli in faccia.
Il suo avversario scattò accecato dalla rabbia e lo colpì svariate volte, il dolore era talmente forte che alla fine perse i sensi, ma con un sorriso sornione in viso. Aveva ottenuto quello che voleva.

Al suo risveglio il dolore lancinante che sentiva in tutto il corpo lo fece gemere. Pensò che forse per il momento era meglio restare fermo sul pavimento gelido.
Dopo qualche ora aprì gli occhi trovandosi ancora avvolto nell'oscurità. Un odore nauseante gli solleticava le narici. Non riusciva a capire dove si trovava, e muovere anche solo un muscolo gli provocava altri dolori forti ovunque.
Appena i suoi occhi si abituarono allo scarso quantitativo di luce, riuscí a mettere a fuoco una figura sdraiata a terra poco lontano da lui. Cercò di alzarsi, ma le catene alle caviglie non gli avrebbero permesso di fare nemmeno un passo talmente erano corte. Strisciò quindi fino ad essa, che con orrore scoprì essere il corpo putrefatto della sua collega.
La vera Dotty, giaceva a terra senza vita. Il suo corpo era stato sventrato e le budella in parte rimosse. Per una frazione di secondo il suo cervello gli presentò immagini simili, ma con Hermione come protagonista. Se le avessero fatto del male, non se lo sarebbe mai perdonato. Non sarebbe più potuto restare a guardare senza poter reagire, non di nuovo mentre soffriva. Venne pervaso da conati di vomito, che trattenne a stento davanti a quella scena raccapricciante. Aveva visto molte persone morire nella sua vita, l'utima era stata sua moglie. L'aveva amata così tanto, che perderla aveva ucciso anche una parte del suo cuore. Guardando quel cadavere si chiese come un essere umano potesse essere così crudele. Non riusciva a spiegarsi come qualcuno potesse essere così vile da togliere la vita ad un altro essere vivente senza scrupoli, portarsi via una persona che probabilmente era amata da qualcuno che ora soffriva, come lui, per la sua perdita. Non poteva più perdere nessuno di quelli a cui voleva bene. Nessuno.
La rabbia lo travolse come un fiume in piena, colpì violentemente il pavimento con un pugno finendo solamente per farsi male e aprirsi un taglio sulle nocche.
«Dannazione!» Disse a denti stretti. I dolori che aveva in tutto il corpo, erano niente in confronto alla rabbia che provava in quel momento. La voglia che aveva di uccidere Wonder era fuori controllo.
«Ti ucciderò se le hai fatto del male, razza di lurido scarafaggio!» urlò con tutto il fiato che aveva in corpo verso le grate della sua prigione. Sapeva che nessuno gli avrebbe risposto, ma quella era una promessa. E lui in un modo o nell'altro l'avrebbe mantenuta. Anche a costo della vita.
«Dra...» un leggero sussurro proveniente dalle sue spalle lo spaventò. Per qualche secondo pensò persino che fosse stato il cadavere a parlare.
Poi lo sentì di nuovo.
«Draco...» la voce era talmente bassa che credette di esserselo immaginato. Ma l'aveva riconosciuta, l'avrebbe fatto anche tra mille. Strisciò verso l'angolo più buio della cella, verso la fonte di quel suono.
«Credevo di averti persa...» disse lasciando che qualche lacrima gli rigasse guance.

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