chapter 11

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Draco lasciò che Hermione si sedesse sul suo letto e si allontanò dalla camera qualche minuto, tornando poco dopo con il necessario per disinfettare e chiudere la ferita.
«Togliti i pantaloni» Ordinò mentre imbeveva il cotone di disinfettante. La donna sgranò gli occhi e divenne rossa dall' imbarazzo. Lui le lanciò un occhiataccia e sbuffò.
«Non fare la bambina, niente che tu non mi abbia già mostrato in fondo, devo disinfettarti quel taglio e ricucirlo. Quindi: o facciamo così, o muori dissanguata. Scegli.
Puoi stare tranquilla, non guarderò la tua biancheria intima, va bene?» disse mentre sterilizzava l'ago. Nonostante lui le avesse ribadito più di una volta quanto fosse disgustoso ricucire un taglio, e che mai in vita sua lo avrebbe fatto. Ora era lì, davanti a lei, pronto a curare la sua ferita senza il benché minimo segno di disgusto. Sapeva che era colpa sua. L'ex grifondoro parve rifletterci a lungo sempre più rossa, ma alla fine decise di eseguire l'ordine. Salvargli la vita e poi uccidere entrambi solo a causa dell'imbarazzo non le sembrava una buona idea. Si sbottonò i pantaloni e seppur con qualche difficoltà li sfilò mostrando la cane lacerata sulla gamba. Era più grave di quanto pensasse e continuava a perdere sangue. L'uomo si avvicinò ed esaminò con cura la ferita, iniziando a tamponare con il cotone tutto attorno e stringere di più la stoffa al di sopra per fermare il sangue. Buttó direttamente sopra al taglio, il disinfettante e la donna soppresse un urlo con tutte le sue forze.
Non curante delle lamentele iniziò a cucirla, sperando che l'adrenalina bastasse per affievolire il dolore.
Quando finalmente finì, si accinse a fasciarla con delle bende bianche.
«Grazie...» sussurrò la donna cercando gli occhi del biondo. Lui si concesse di alzare lo sguardo su di lei, era malida di sudore. Le gote completamente arrossate e respirava ancora irregolarmente.
«È stato il marchio a portarti da me?» chiese ignorando ciò che aveva detto prima. Nonostante non avesse specificato, capì che si stava riferendo al fatto che lei sapesse che era in pericolo e annuì.
«Quindi siamo come legati, per la vita?» chiese ancora Draco. Lei istintivamente abbassò lo sguardo, sapendo di non poter reggere nessuna bugia o mezza verità con quegli occhi grigi che la fissavano.
«Non immagini nemmeno quanto...» rispose assorta nei suoi pensieri, mentre lui si alzava, scuotendo la testa. Quel segreto già le pesava terribilmente, avrebbe dovuto trovare il modo di dirglielo prima o poi.
«Non avresti dovuto farlo» disse uscendo e chiudendosi la porta alle spalle. La donna rimase lì, ferma a riflettere.
Già, non avrebbe dovuto farlo.
Andava contro ogni ragione, contro ogni codice etico, e non sapeva bene neanche lei perché si era trovata a condividere la sua forza vitale con Malfoy. Ma non se ne pentiva minimamente.
Era questo che la preoccupava in realtà, aveva infranto delle regole molto severe, le leggi della natura stessa, una vita per una vita.
Lei aveva messo in gioco la sua senza pensarci troppo e lo avrebbe rifatto altre mille volte senza alcun problema per salvare lui.

«Ma che ci fate voi qui?!» chiese sorpresa di trovarsi tutta la famiglia Potter-Weasley, i suoi figli e suo cognato George.
«Siamo venuti a rapirti» rispose Harry abbracciandola forte.
«Ci mancavi e abbiamo voluto farti una sorpresa, almeno ti puoi perdere una pausa dal furetto» disse George ammiccando verso il biondo che li guardava male mentre se ne stava in disparte dall'altra parte del cortile.
Hermione si voltò ad osservarlo ed i sensi di colpa per ciò che aveva fatto iniziarono subito a farsi strada nel suo cuore. Doveva dirglielo ma non sapeva ancora come e non era certo quello il momento.
«Una pausa mi farà bene... Che avete in programma?» chiese cercando di spostare l' attenzione sulla sua famiglia.
«Allora... mattina dedicata al relax tra donne, io e Rose non aspettavamo altro. Lily si è convinta solo dopo che le ho assicurato che saremmo tornate in tempo per vedere la finale di Quidditch» rise Ginny prendendola a braccetto.
«E a pranzo tutti alla Tana. Mamma non vede l'ora di farti assaggiare la nuova ricetta dello stufato allo gnomo» aggiunse George nascondendo malamente una faccia schifata. Probabilmente non era un esperimento culinario ben riuscito, intuì.
La SPA magica era grande almeno quanto tutte le serre di Erbologia messe insieme. C'erano diverse vasche, alcune colorate con colori sgargianti e profumi invitati. Altre invece che ricordavano il fondo di una palude. Non doveva rischiare che scoprissero il suo taglio, quindi si limitò a fare tutte le attività che le avrebbero permesso di tenere i vestiti addosso.
L'angolo ristoro offriva assaggi di ogni tipo, dal cibo per troll ai più squisiti dolcetti del mondo magico. Il tutto incorniciato da uno sfondo che cambiava a seconda dell'umore dei presenti, in quel momento proiettava una foresta.
Hermione e Ginny non persero tempo e si fiondarono subito a fare le unghie. Mentre Rose e Lily corsero a rilassarsi nell'idromassaggio di miele e cannella.
Rimaste sole ne approfittarono per chiacchierare un po', le sembrava fosse passata una vita dall'ultima volta in cui aveva potuto parlare con un'amica, anche se non riusciva mai a liberarsi di quel senso perenne di angoscia che la perseguitava.
«Allora, con Harry come va?» domandò sorseggiando la tisana calda che l'elfa le aveva appena offerto.
«Potrebbe andare meglio, ma potrebbe anche andare peggio. Ultimamente litighiamo un po'... Mi ha confessato che gli piacerebbe avere un altro figlio. Solo che io non ne voglio proprio sapere, ormai i ragazzi sono grandi. Non ho le forze per ricominciare da capo. Harry però sembra essersi fissato, come se da quello dipendesse il nostro rapporto» sospirò la rossa sprofondando nella poltrona massaggiante.
«Probabilmente ha la sindrome del nido vuoto... George mi ha detto che Lily sta cercando casa, vuol dire che tra poco rimarrete solo voi due e magari questo lo spaventa. In fondo è sempre la sua piccolina, non è facile vederli crescere» spiegò guardando la figlia e la nipote a qualche metro di distanza. Ormai erano due donne, non più le loro bambine anche se da mamme si ostinavano a vederle così. Non avevano più bisogno di loro, erano adulte.
Eppure guardando Rose non riusciva a pensare ad altro che a tutte le notti in bianco e i pannolini che aveva dovuto cambiarle. Accettare che fossero abastanza grandi per andare a studiare dall'altra parte del mondo o vivere da sole, era davvero molto dura.
«Già... Speriamo che gli passi. E tu invece? Come ti stai trovando? Il biondino ti fa esasperare?» chiese Ginny ritrovando immediatamente il sorriso.
Hermione non sapeva bene come rispondere senza accennare a tutto quello che stava succedendo, Hogwarts era di nuovo in pericolo e lei non poteva raccontare nulla alla sua migliore amica. Si serviva piuttosto a disagio, soprattutto ripensando a ciò che aveva fatto per Draco. Quello era un segreto troppo grande.
«Non immagini nemmeno quanto... È così testardo, arrogante e schifosamente orgoglioso. Preferirebbe farsi ammazzare piuttosto che ammettere di aver sbagliato» sospirò alla fine. Il fatto che avesse preferito andare da solo piuttosto che rinunciare perché lei non c'era, proprio non le andava giù. Era stato uno sciocco.
«Lui ti piace?» domandò al brucio la donna facendo strozzare Hermione con la sua bevanda.
«Cosa?! No! Ma come ti vengono in mente certe cose?!» si scandalizzò la riccia.
«Non ti agitare, da come ne parli sembri preoccupata per lui... Tutto qui» si spiegò Ginny facendo spallucce.
«Non sono preoccupata per lui! Solo che Draco sa essere un tale imbecille... Se non l'ho ancora ucciso è per miracolo» mentii cercando di autoconvincersi che fosse tutta la verità . Non lo aveva mai fatto. Non aveva mai mentito alla sua famiglia. Non così.
Alla rossa non sfuggì il tono con il quale aveva detto quelle parole, ne tantomeno la naturalezza con cui lo chiamava per nome. Ma lasciò perdere.
Molly aveva cucinato per un intero esercito. La tavola era imbandita con ogni tipo di cibo conosciuto. Da quando gli affari andavano bene, non si facevano mancare proprio nulla.
La tana era esattamente come la ricordava. Non avevano voluto cambiare nulla, nonostante adesso si potessero permettere una casa più grande e nuova.
A Ron sarebbe piaciuto vedere che i suoi genitori erano così felici tra quelle quattro mura, non più preoccupati di come sarebbero arrivati a fine mese. Nonostante i figli gli avessero offerto aiuto più volte, loro erano sempre stati troppo orgogliosi per accettarlo, continuando a contare solamente sulle proprie forze. E lei li aveva sempre ammirati per questa loro forza.
«Allora cognatina, che ci racconti di bello? Come sta quella vecchia megera della McGranitt?» domandò George scherzoso mettendole un braccio sulle spalle.
«Diciamo che con tutti gli scherzi che vendi ai ragazzi, le sembra quasi che tutti voi Weasley non ve ne siate mai realmente andati» rispose ripensando a quante volte durante le riunioni aveva minacciato di fargli chiudere i battenti.
«Perfetto allora! Sono riuscito nel mio intento... Non ci dinemecherà mai! Le nostre gesta rimarranno scritte negli annali e le nostre usanze tramandate di generazione in generazione!» Ghignò divertito.
Mangiarono fino a quasi scoppiare. Non si abbuffava così da mesi.
Tutti dopo il pasto si concedettero un po'di riposo e lei approfittò del momento di quiete per sgattaiolare nella vecchia camera di Ron.
Da quando era venuto a mancare non ci aveva più messo piede. Anche quello spazio era rimasto intonso, come un mausoleo.
Tremante prese una felpa dall'armadio, aveva ancora il suo profumo. La strinse forte tra le braccia sedendosi sul letto.
Lui avrebbe saputo gestire meglio la situazione. Non si sarebbe fatto coinvolgere fin dall'inizio. A lui mai sarebbe passato per la testa di dividere la sua vita con il suo nemico. Anche se ormai non poteva più definire così Draco.
«Manca molto anche a me...» disse Harry appoggiato allo stipite della porta, riscuotendola dai suoi pensieri. Si asciugò di fretta la lacrima che le era sfuggita e il suo amico la raggiunse prendendo posto accanto a lei, lasciando che si appoggiasse contro la sua spalla.
«Ti ho vista distante e pensierosa per tutto il pranzo» le confessò. La donna si limitò a chiudere gli occhi e respirare profondamente. Non voleva avere quella conversazione con lui, la conosceva troppo bene. Loro tre erano un trio inseparabile, uniti contro il mondo. E ora che uno di loro li aveva lasciati... Beh. Niente sembrava più come prima.
«Siamo la tua famiglia... Sai che puoi contare sempre su di noi» continuò. Ma la donna ancora non si mosse.
«È successo qualcosa? Se devo picchiare qualcuno hai solo da dirlo» aggiunse. La donna si alzò guardandolo dritto negli occhi. Davanti a quelle iridi verdi rese ancora più vivide dalle lenti degli occhiali, era veramente tentata di raccontargli ogni cosa. Ma si ripetè che non poteva. Meritavano una vita normale e lei li avrebbe solo messi in pericolo.
«No Harry, non preoccuparti. Non è niente che non possa gestire» lo tranquillizzò alla fine dandogli un bacio sulla guancia. Gli sorrise dolcemente e lo lasciò solo.
Si affrettò a salutare tutti e smaterializzarsi di nuovo vicino al castello. Aveva bisogno di stare sola e riposare.

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