Chapter 19

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Cercò Lewis per tutta la scuola, trovandolo alla fine nella sala comune di Serpeverde. Se ne stava svaccato sul divano lanciando cartacce nel cestino. ne afferrò una di quelle che erano rotolate lontane dal cestino dopo un tiro sbagliato e gliela tirò in testa richiamando la sua attenzione. Gli bastò un cenno del capo per farsi seguire fino ad una stanzetta poco fuori dal dormitorio e chiudersi dentro. Nessuno sapeva di loro e nessuno doveva saperlo, tanto meno ora.
Si sentì le mani del ragazzo avvolgerle i fianchi e baciarle il collo. Il corpo le si cosparse di brividi come ogni volta. Ma doveva restare concentrata.
«Non siamo qui per questo...» sussurrò ridacchiando per il solletico che le faceva la barba sul suo collo.
«Ah no? E perché inviti il tuo ragazzo in uno stanzino buio e stretto?» la provocò spostandosi sulle sue labbra e lasciandole un leggero bacio.
«Per quanto io sia fortemente tentata, ho una cosa importante da chiederti. Non devi farne parola con nessuno.» gli disse allontanandolo leggermente e guardandolo negli occhi.
«Così mi spaventi, che è successo?» chiese confuso. Lei fece un respiro profondo, stava per mettere in pericolo l'unico ragazzo che avesse mai amato. Gli stava per chiedere di rischiare la sua vita per salvare due estranei praticamente.
«Il professor Malfoy e la professoressa Granger sono stati rapiti» sputò fuori in un fiato.
«Molto divertente Jess» rispose ironico.
«Sono seria. Si sono cacciati in brutti guai. Hanno scoperto che il professor Wonder e un altra donna stanno cercando di aprire l'inferno» gli disse.
«Okay, ti sei mangiata una merendina marinara di troppo. Stai sparlando...» cercò di razionalizzare il ragazzo.
«No, sto benissimo. E purtroppo è tutto vero. Dobbiamo seguire Wonder e scoprire il più possibile.
Guardami, non voglio trascinarti in questa cosa se non ne sei assolutamente sicuro» disse posandogli la mano sulla guancia.
«No, no. Cosa stai dicendo? Tu... Non puoi rischiare la vita per due estranei. Lascia che se la cavino da soli, se la sono cercata loro.» rispose prendendole le mani. Era spaventato. Lo capiva. Ma lei non poteva fermarsi. Non poteva permettere che la sua paura la fermasse. Lo baciò. Probabilmente per l'ultima volta.
«Se vai, mi prederai...» disse in un ultimo disperato tentativo di tenerla al sicuro.
«Ti amo. Ma se non vado, perderò me stessa» rispose uscendo dalla stanza. Una lacrima le scivolò lungo la guancia. Non gli aveva mai detto quelle due semplici parole, lo aveva immaginato molto diverso da così. Voleva dirglielo durante un appuntamento romantico, in riva al lago magari. Non come addio.
Non voleva più pensarci, doveva solo concentrarsi sulla sua missione. Trovare Wonder e seguirlo era il suo unico pensiero adesso. Si diresse verso la sua aula sperando fosse lì a correggere compiti. Si trovò a sbirciare dalla porta della classe come fosse una ladra. Ma non riusciva a vedere praticamente nulla dal buco della serratura.
«Jess...che cazzo stai facendo?» le chiese David sbucando improvvisamente alle sue spalle. Per lo spaventò saltò all'indietro cadendo sul sedere.
«George?» sussurrò confusa. Pensava sarebbe stato via molto più a lungo.
«No... David, il tuo migliore amico. Ricordi? Sicura di non avere sbattuto la testa cadendo?» rise porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi.
«Certo che mi ricordo di te, stupido. Finita la punizione?» chiese pulendosi la toga dalla polvere del pavimento. Lui si limitò ad annuire.
«Ti dovrei chiedere una cosa, in privato...» gli fece di voltarsi, permettendogli di vedere un gruppetto di studenti non troppo distanti da loro che li guardavano in modo strano. Si allontanarono quindi fino a quando non fossero certi di essere soli. Vedendola preoccupata e pensierosa, fu lui a spingerla a riprendere il discorso.
«Prometti di non prendermi per matta?» chiese prima di iniziare a spiegare per l'ennesima volta tutto quello che era capitato durante la giornata. Dalla missione, alla chiamata, e persino di George. La discussione con Lewis non la citò nemmeno, non ce ne era bisogno. Lui aveva già capito tutto. Gli era bastato uno sguardo e un abbraccio. La conosceva bene, sapeva che la compassione o una ramanzina l'avrebbero solo fatta infuriare. Quindi entrambi finsero che quella discussione tra i due amanti, non fosse mai successa e andarono avanti.
«Hai lasciato che il mio ragazzo baciasse un altro?!» chiese alla fine di tutto il discorso. Lei alzò un sopracciglio.
«Con tutto quello che ti ho detto, tu è di quello che ti preoccupi?» si sorprese.
«Beh. Si! Quello è il mio ragazzo. Anche se tecnicamente stava baciando sempre me... Merlino, che casino. Va bene, fingiamo che non sia mai successo» sapevano non si stesse riferendo solamente a quello, ma entrambi si scrollarono via il pensiero di dosso cercando di nascondere quel ricordo, il più in fondo possibile.
Senza pensarci due volte riprese l'amica per mano, iniziando a trascinarla in giro per il castello.
«Ma dove stiamo andando?» cercò di chiedere mentre camminavano.
«Pensi che ti lasci cacciarti nei guai da sola? Non ti lascio tutto il divertimento!» Rispose portandola fino ai sotterranei.
Si sentì soffocare passando davanti alla sua sala comune. Le sembrava di aver fatto avanti e indietro per le scalinate almeno un milione di volte. Eppure non era stanca, solo sopraffatta dalle emozioni.
Le ignorò, non sapeva nemmeno lei come, ma lo fece. Si concentrò solo ed esclusivamente su un obbiettivo, trovare quel pazzo e fermarlo. Era più che determinata.
Non si trovavano in quel luogo per caso, e la ragione non era lei. Guardarono attentamente ogni angolo del corridoio, senza sapere cosa stessero cercando.
«Hai detto che li hai persi qui, secondo me c'è un passaggio segreto. Abbiamo due possibilità: o lo troviamo prima di loro, o li aspettiamo e vediamo dove vanno» disse stanco di toccare le pietre del muro. Un rumore fece scattare tutti e due, che corsero a nascondersi dietro un armatura. Sentirono l'avvicinarsi dei passi a pochi metri da loro che si fermarono a quelli che avrebbero potuto tranquillamente essere nemmeno 50 centimetri, riuscivano persino a sentirne il respiro pesante. Separati solamente da quella pesante armatura. Poi all'improvviso tornò il silenzio. Aspettarono ancora un po' prima di uscire dal loro nascondiglio, ma quando guardarono al loro fianco non c'era assolutamente nulla. Nessuna traccia del passaggio di una persona. Come fosse stato un fantasma.
«Deve essere qui, dobbiamo solo capire come si entra...» asserì la serpeverde iniziando a tastate ogni punto dell'armatura. Non fu una grande sorpresa appoggiare la mano contro il muro, e cadere dall'alto lato.

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