II

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Si rigirava il pezzo di coccio nero tra le mani, lo guardava ma non lo osservava con attenzione, la sua mente era altrove, i suoi pensieri erano in tumulto.
Si chiedeva se Suzaku avesse fatto vedere il video alla sorella, come lei l'avesse presa. Aveva capito ciò che era realmente successo o lo dava ancora per morto? Stava bene ora in quel mondo regalatole da lui?
Sperava di averla fatta contenta.
Sorrise pensando che forse si stava scervellando sul capire chi fosse la ragazza di cui parlava nel video. Ma forse no, sua sorella era sempre stata molto attenta e intuitiva. Anche ad occhi chiusi lo osservava meglio di chiunque.
Shirley...
Si sarà salvata?
Non poteva pensare di averla persa per sempre.
"Mi innamorerò sempre di te, Lelou."
L'urlo di disperazione sembrava ancora riecheggiargli nella mente e lo avrebbe gridato ancora, altre mille volte, con la stessa angoscia.
Shirley doveva essere viva e, egoisticamente parlando, voleva che almeno lei non fosse mai arrivata ad odiarlo.
La sera, prima di coricarsi, ripeteva il suo nome, come una ninnananna, per permettersi un sonno senza incubi.
Come poteva pensare che fosse morta? L'idea di un mondo senza lei lo schifava. Anche se non poteva averla li con lui, anche se i suoi occhi non lo avrebbero più cercato, anche se il suo dolce sorriso non si fosse mai più posato su di lui.
Voleva solo saperla viva e levarsi di dosso questo dubbio che lo opprimeva.
Non sapeva cosa sarebbe stato peggio, se avere la certezza che fosse morta o vivere inconsapevole di ciò che poi le era affettivamente accaduto.
Sapere o non sapere?
Nell'incertezza avrebbe potuto continuare a sperare, è vero, ma questo limbo lo uccideva ogni giorno.
Per questo aveva una persona al suo fianco, controllata dal Geass ovviamente, che cercava la ragazza in questione.
<< Sempre quella faccia triste...>>
Il ragazzo si voltò in direzione della porta e vide entrare la sua compagna di viaggio. Le sorrise.
<< Hai fatto qualcosa di divertente oggi? >> Gli chiese voltandosi del tutto verso di lei, dopo essersi alzato dalla sedia.
<< Non proprio, speravo di poterlo fare ora...>> Si sedette a gambe divaricate sul divano, la schiena poggiata e lo sguardo ammiccante che lo scrutava in attesa di un gesto, il solito, con cui le faceva intendere che si, si sarebbero divertiti.
Ma non arrivò.
<< Non è il momento adatto, mi dispiace. >> Abbassò la testa e si incamminò verso l'uscita.
<< Devi andare avanti, lei è morta. >>
Si bloccò nell'udire quella frase così fredda e probabilmente anche così crudelmente vera.
Strinse le mani in due pugni serrati.
C.C. non era cattiva ma realistica e a tratti dimostrava un'insensibilità dovuta forse all'esistenza di solitudine e sofferenze che aveva avuto.
<< Non puoi saperlo con certezza.>>
La testa era ancora china, lo sguardo di un animale in trappola che voleva scappare dal suo carnefice, i suoi muscoli tesi, i pugni ancora stretti lungo i fianchi.
<< Le hanno sparato sulla bocca dello stomaco, Lelouch, non può aver resistito fino all'arrivo dei soccorsi. >>
Si mise in ginocchio sul divano, con il ventre poggiato, per guardare meglio le sue reazioni a quelle parole. Sapeva di fargli male ma doveva aprirgli gli occhi.
<<Smettila! Taci!>>
Si voltò di scatto verso la ragazza e gli occhi rossi e lucidi fecero trapelare il dolore di una negazione che andava avanti da troppo tempo.
Anche lui sapeva quanto fossero basse le probabilità che fosse viva, anche lui sapeva dentro di sé, in fondo, che non l'avrebbe mai più rivista.
C.C. rimase pietrificata dall'espressione di Lelouch e lo lasciò correre via.

Stava calando il sole, l'arancione tenue del tramonto gli ricordava il colore dei suoi capelli, camminava da un ora ormai, indeciso sull'andare o meno nel posto in cui aveva stupidamente ricreato una tomba...no, ma quale tomba, era più un altarino, un luogo dove aveva ricordi di lei e dove ogni tanto si ritrovava a parlarle.
Il termine "tomba" era inappropriato per lui che sperava ancora di non averla persa.
Entrò nella serra in vetro, tutti quei fiori colorati mischiavano i loro profumi e lo stordivano. Era un luogo bellissimo e a Shirley sarebbe piaciuto tanto. Un giorno glielo avrebbe mostrato.
Pazzo, stupido che non sei altro. Ha ragione C.C., una ragazza non può sopravvivere ad un colpo di pistola come quello, la perdita di sangue era stata abbondante, troppo, per un corpo esile.
Non gli mostrerai mai questo posto, non gli mostrerai mai più niente.
Lei non c'è più, tu per il mondo intero non ci sei più.
Stupido idiota, lasciala andare.
Si inginocchiò davanti ad un tavolino in vetro dove teneva le sue fotografie e le lettere che aveva trovato di lei rivolte a lui, c'erano perfino i resti bruciati del suo diario.
Le loro foto insieme che lei custodiva, ora le teneva lui così gelosamente. Nessuno poteva entrare li.
È morta, lei è morta e io non posso neanche inginocchiarmi alla sua tomba!
In uno scatto d'ira, con la mano buttò a terra tutto ciò che era posizionato con cura maniacale sul vetro.
Lo sconforto stava prendendo il sopravvento e la disperazione muoveva ogni suo muscolo.
Si alzò e scaraventò, con un calcio, anche il tavolino che si ruppe a terra spargendo vetri su tutti i suoi più cari ricordi di lei.
Si lasciò cadere di nuovo a terra, in ginocchio, come la vita lo aveva sempre voluto vedere. La schiena curva come se l'angoscia e la tristezza gravassero su di lui e non riuscisse a contrastarli. Stava per venire schiacciato.
A cosa era servito creare un mondo migliore, a cosa era servito addossarsi tutta la cattiveria del mondo, fingersi morto e avere una vita di libertà se poi il dolore delle perdite non lo lasciava mai?
Aveva migliorato la vita di molti ma a quale prezzo?
Aveva rinunciato alla sua amata sorella, aveva rinunciato alle risate in compagnia degli amici, aveva detto addio a così tanta gente...persone a cui lui teneva ora lo odiavano e non sarebbero mai andati a piangere sulla sua tomba. A lui i fiori non li avrebbe mai portati nessuno. Nessuno lo avrebbe pianto.
Credeva che inscenando la sua morte si sarebbe liberato del peso opprimente che aveva sul petto ma così non era stato.
Aveva raggiunto il suo scopo ma che senso aveva se non poteva vedere sorridere chi amava?
Si strinse la testa tra le mani e gridò, gridò di dolore. Un urlo talmente forte che gli si mozzó il fiato in gola.
Scoppiò in un pianto colmo di singhiozzi.
Se solo potesse fare visita, anche solo una volta, alla sua tomba, le porterebbe una dozzina di rose prese da questa dannata serra, si inginocchierebbe sull'erba, proprio come ora, e avrebbe pulito le foglie cadute.
Sarebbe andato per parlargli un po', aveva così tante cose da dirle, adesso che era finita, che aveva portato a termine il suo compito, voleva solo poterla abbracciare, le avrebbe detto, guardando l'epitaffio, che avrebbe dato tutto il mondo per rivedere quel piccolo pezzo di paradiso guardarlo ancora. Voleva dirle che doveva convivere con le scelte fatte ma che era difficile, invece, vivere con se stesso.
C.C. mi ha detto che con il tempo non ricorderò nemmeno più il giorno del tuo compleanno, o addirittura il tuo nome. Ma io me lo sono ricordato il giorno del tuo compleanno e non voglio smettere di pronunciare il tuo nome. Ti giuro che, potessi tornare indietro, se avessi la possibilità, io...farei diversamente. Ti direi che ti amo, Shirley, ti stringerei ancora più forte e sia dannato altre mille volte ancora se perderei mai il sapore delle tue labbra.
Ma tutto quello che posso fare è sperare, un giorno, di portare dei maledetti fiori sulla tua lapide, fiori che non mi aiuteranno a fare ammenda.
Adesso che è tutto finito, vorrei solo abbracciarti. Vorrei i tuoi occhi su di me.
In quei secondi di morte, prima che tornassi a vivere, io ho sperato di non risvegliarmi più. Ho sognato che eri tra le mie braccia. Non ho mai voluto qualcosa, solo per me, così intensamente.
Ho esaudito il desiderio di molti, ma a me chi mi ridarà chi amo?
Vorrei averti qui, per un nuovo inizio nella vita che avevamo avuto. Vivendola come si deve, quella stupida vita da semplici studenti.
Io e te che camminiamo mano nella mano come una normale coppia, avere la presunzione che non esista una fine per noi. Sperare di vedere ancora un altro momento nei tuoi occhi, ancora uno e un altro ancora.
Ma non accadrà, almeno non in questa vita. Ora devo vivere con le scelte che ho fatto. Devo vivere per sempre.
Shirley, lo ricordo il tuo nome...

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