C.C. non si era ancora fatta viva, probabilmente aveva gradito davvero poco la sua decisione di tornare da Shirley. Come darle torto? Sembravano felici insieme, a volte, quando lui riusciva a non pensare alla ragazza dai capelli rossi, o quando scopavano e lui si tratteneva dal pensare sempre a quest'ultima, quando ridevano guardando la TV o commentavano tutto ciò che di commentabile c'era intorno a loro.
Avevano raggiunto un'intimità profonda e avevano un feeling invidiabile, ma non erano la coppia perfetta. Non erano proprio una coppia. Lei gli piaceva molto, sia fisicamente che caratterialmente, lo capiva e sapeva sempre come stargli vicino, era realistica e gli sputava in faccia sempre la verità, come una vipera che spruzza veleno e, forse, era questo il problema. Lui la verità la conosceva già e sapeva quanto potesse fare schifo. Non aveva bisogno di questo. Lui voleva Shirley, con la sua testa tra le nuvole, i suoi ideali da romanzo rosa e il sogno del vero amore che è tutto, fuorché realistico, eppure lei ci credeva e lo aveva convinto a crederci a sua volta.
Era straordinaria, una potenza.
L'amore è potere.
Da quella volta se lo era ripetuto talmente tante volte che sarebbe potuto diventare lo slogan della sua battaglia.
Si ricordò di quando non aveva fatto sposare Tianzi dando retta ad un suo consiglio. Aveva avuto bisogno di lei e del suo romanticismo, del suo sognare. Ed era stata la scelta giusta.
<< Mi sta ascoltando?>>
Tornò con la testa dove doveva stare, dove era il corpo.
<<Mi perdoni, mi sono distratto.>> Sorrise colpevole.
<< Che non capiti durante le lezioni, mi raccomando! >>
<< Ci mancherebbe. >>
Che tipo buffo era quel responsabile di dormitorio, magrolino, occhiali spessi come il culo di una bottiglia, un poco gobbo ma abbastanza giovane.
La voce era gracchiante e cercava di tenere un tono pieno di spirito positivo e di scaturire simpatia.
<< Comunque questa è la sua stanza a partire da adesso. Benvenuto nel nostro istituto! >> Aprì una porta color crema permettendogli di vedere all'interno e di entrare nella stanza.
<< Mi dia del tu. >> Gli disse guardandosi intorno.
Non era male, semplice ed elegante, come il resto della scuola dopotutto.
<< Va bene, Akito, ora però prendi la chiave e inizia a sistemarti. Tra poco c'è il pranzo. >> Gli lasciò la chiave nel palmo della mano e si sbrigò ad andarsene massaggiandosi la pancia e lasciandogli capire che non vedeva l'ora di mangiare.
Che tipo strano.
Si chiuse la porta alle spalle e si diresse verso la finestra per aprirla e far circolare un po' d'aria fresca. Da quanto non veniva aperta?
Sussultò nel vederla passeggiare in cortile con altre due compagne. A volte prendeva parte alla conversazione, altre sembrava persa nei suoi pensieri ed arrossiva. Cos'è che la imbarazzava?
Era strano rimanere a fissarla dalla finestra della sua camera. Neanche fosse uno spione pervertito.
Tirò fuori il telefono dalla tasca e le inviò il primo messaggio. Probabilmente avrebbe dovuto farlo prima.
"Buongiorno".
Semplice e conciso, infondo non era proprio da lui scambiarsi messaggini.
La vide prendere il telefono per controllare ma poi rimetterselo subito in tasca.
Cosa aveva fatto di sbagliato?
Decise di non pensarci in quel momento, magari stava camminando e non gli andava di avere il telefono in mano per paura di inciampare o magari parlava con le sue amiche e la vedeva come una mancanza di rispetto. Potevano esserci diverse motivazioni.
Si sedette sul letto ed aprì la borsa da viaggio che si era portato. La prima cosa che vide e che tirò fuori fu il suo diario.
Ogni volta che si perdeva, che non riusciva più a trovare se stesso, si ricercava nei resti di quelle pagine.
Se lo rigirava tra le mani e non riusciva proprio a capire come potesse un oggetto così effimero valere così tanto. Contenere il ricordo di ciò che erano state due persone, una vita precedente, una vita vera. Ed era tutto chiuso li dentro, tra memorie perse e sentimenti bruciati via. Come aveva fatto a pensare fosse la scelta giusta? Con quale coraggio l'aveva guardata negli occhi e le aveva ordinato di dimenticare? Oltre che a privarla delle memorie, le aveva tolto anche la facoltà di scegliere per cosa e chi soffrire e per cosa continuare a vivere. Che stupido pensare che questo sarebbe potuto bastare.
Era stata dura per lui doverlo fare, era stato un po' come tradirla. Capire di amare una persona nel momento in cui la perdi è un cliché tipico del genere umano, ma perderla proprio perché si ama è una situazione che in pochi possono gestire e lui non era proprio sicuro di averlo fatto nel modo giusto.
Lei lo amava e doveva essere protetta, lui la amava e voleva proteggerla ad ogni costo. Il prezzo era stato il suo stesso amore. I suoi occhi che lo guardavano come fosse un estraneo erano stati lame al centro del suo petto e dover fingere di non aver mai baciato quelle labbra era stato difficile, perché la voglia di farlo ancora era stata tanta.
E lui che ricordava tutto ciò che aveva amato, invece, era riuscito a gettarlo via come se non fosse mai stato importante, fingendo di non averne bisogno. Poteva essere perdonato per tutte le cose dette e fatte?
Come poteva ferirla ancora?
Cosa sarebbe successo alla sua vita se l'avesse lasciata andare? Cosa sarebbe accaduto se, lasciandola, scoprisse che era la scelta migliore?
Cosa succede se rinuncia definitivamente ad un amore? E se poi se ne pentisse?
Perché sapeva che sarebbe successo. Quando hai una sola possibilità di amare perché accetti solo quella, cosa succede se la butti via?
Cosa succede se imparo ad amare?
Cosa succede se ricominciassimo da capo?
Sono sicuro di riuscirci, con un altro tentativo, potremmo ricominciare e lei nei miei occhi potrebbe vedere l'intensità di ciò che provo e se riuscisse a vedere il vuoto dentro me capirebbe chi sono, senza il bisogno di levarmi la maschera.
Si alzò dal letto e si avvicinò al comodino proprio lì di fianco, mise il diario nel cassetto e tornò alla valigia. Prese in mano le loro foto. Sospirò trafitto da mille aghi.
È stata tutta colpa mia, Shirley, dovevo viverti prima, quando eravamo solo io e te, ma ti giuro che ha fatto male anche a me. Perderti in quel modo è stata la cosa peggiore che ho dovuto accettare.
Ma ora siamo qui, mi chiedo come ci siamo arrivati a questo punto, se mi guardo indietro rivedo solo una ragazza spensierata e uno stupido incosciente.
Anche quelle foto mise all'interno del cassetto.
Nei giorni successivi alla sua finta morte, il dolore per l'incertezza di averla persa era stato tanto, tanto che si sentiva quasi perso in quel malessere e lei non poteva esserci a dispensargli consigli o a sorridergli per tirarlo su di morale. Ma si aggrappava disperatamente all'idea di lei viva. E fortunatamente non era stato un errore.
Ora, con un nuovo aspetto, lei poteva amarlo ancora?
Infondo lei si era innamorata di lui sempre e nonostante tutto, per due volte le loro vite era state traviate e tutte e due le volte lei si era innamorata di lui. Ora, anche con un nuovo aspetto, che differenza poteva esserci? Era sempre lui dietro quella maschera.
Chissà se mai lo avesse perdonato per avergli fatto rischiare la vita.
Mise in ordine tutte le sue cose e lasciò la valigia sotto il letto, si rivolse allo specchio e si guardò cercando di trovarsi, ma era tutto inutile, neanche più lo specchio riusciva a guardare oltre le sue bugie.
Indossò la divisa e decise di scendere per una passeggiata nel suo vecchio edificio scolastico.
Lei non gli aveva ancora risposto al messaggio. Chissà cosa stava facendo.La cercava con lo sguardo, ogni tanto incrociava gli occhi di qualche ragazza interessata e di qualche ragazzo curioso. Ovviamente un nuovo arrivato era motivo di bisbigli. Soprattutto se giapponese.
Shirley sembrava essersi volatilizzata nel nulla.
Era assurdo non riuscirla a trovare.
<< Ei, sei nuovo, vero? Se stai cercando di iscriverti a qualche club potresti prendere in considerazione quello di equitazione! >>
Si fermò a guardare il volto del ragazzo e, con stupore e molto piacere, riconobbe Rivalz.
<< Ei...tu fai equitazione?>> Gli venne spontaneo chiederlo. Questa situazione lo faceva ridere.
<< Cosa?! Ma mi hai visto? Assolutamente no. >>
Scoppiò a ridere. Era sempre il solito.
<< Allora perché adeschi la gente?>>
Gli strappò di mano il volantino.
<< Gli devo un favore. >> Si massaggiò la testa, in imbarazzo.
Chissà cosa aveva combinato a quei poveretti del club.
<< Senti, invece il club di nuoto?>>
<< Il club di nuoto maschile è pieno di fenomeni pompati, non te lo consiglio.>> Face una faccia schifata che scaturì la risata di Lelouch.
Il ragazzo davanti a lui rimase interdetto. Qualcosa in quella risata e nel modo di ridere, gli aveva ricordato una vita passata, un amico dimenticato.
<< Intendevo quello famminile.>> Si riprese dal ridere. Pensò che era veramente da tanto che non rideva per cose così futili.
<< Amico ma sei un pervertito! Comunque sono tutte...>>
<< No non fraintendere, cerco una ragazza che fa parte del club di nuoto.>>
<< Ei i gusti sono gusti, se hai la perversione verso le nuotatrici io...>>
<< No, non hai capito, cerco Shirley.>>
Cercò di mettere fine a quella conversazione ridicola ed imbarazzante. Ma comunque molto divertente e spontanea.
Si diede dello stupido perché non doveva dare per scontato che lui la conoscesse. Questi errori non doveva farli. Sperava che il ragazzo non ci avesse fatto caso.
<< Ah Shirley. E tu come la conosci?>>
Giusto.
<< Ci siamo incontrati ieri al centro commerciale e...>> Cercò di spiegargli senza destare sospetti ma fu interrotto da un braccio che gli avvolse le spalle.
<< Amico rinuncia, dico sul serio, riceverai un enorme palo. >>
Sembrava volerlo mettere in guardia.
<< Non credo, vedi, non posso proprio rinunciarci. >> Gli sorrise amichevole.
<< Sarai solo uno dei tanti "no", ma mi auguro di sbagliarmi. Lo spero anche per lei. >> Sospirò staccandosi da lui e cercando di nascondere la faccia triste.
Che vuoto aveva lasciato nelle loro vite?
<< So che ha una storia passata ma...>> Voleva sapere di più e lui poteva dirglielo. Infondo Rivalz era un gran chiacchierone se si sapeva prendere bene.
<< Non è passata, a dire la verità qui non è passata a nessuno. >> Sospirò sorridendo amareggiato.
Rimase pietrificato da quelle parole.
Era giusto rientrare di nascosto nelle loro vite?
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Attraverso gli occhi tuoi
RomancePosso dirvi che ho pianto per giorni chiedendomi come sarebbe stato per loro due un finale diverso e poi ho deciso che glielo avrei scritto io. Se lo meritavano. Shirley se lo meritava. DALLA STORIA: "Mi innamorerò sempre di te, Lelou." L'urlo di...