V.

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Camminava distratta per il centro commerciale, pensava a tre giorni prima, a quando Renya l'aveva abbracciata per consolarla durante il suo sfogo, pensava a quanto fosse stupido cercare appoggio da qualcuno che non può sapere la verità. Era stato inutile, lui con la sua frase, non l'aveva affatto tirata su di morale. Lei non distoglieva lo sguardo dalla realtà, erano loro a farlo, tutti loro che lo dipingevano come un tiranno cattivo dimenticandosi del ragazzo gentile che girava per i corridoi e disponibile sempre ad aiutare tutti.
Non sapeva bene perché le piacesse torturarsi in quel modo, passeggiare nell'ultimo posto in cui aveva potuto vedere e parlare con Lelouch, girare per quegli spazi senza dover comprare nulla, vedere intorno a lei gente noiosa e mai chi voleva veramente incontrare. Questo posto le metteva tristezza e nostalgia.
Faceva dondolare la borsa sbattendola sulle sue gambe che, passo dopo passo, la portavano lentamente dove neanche lei sapeva. Era rilassante camminare senza meta.
D'un tratto il ritmo della borsa fu interrotto, alzò la testa per capire cosa l'avesse bloccata e vide l'ultima persona che avrebbe voluto vedere in quel momento. Forse non proprio l'ultima.
<< Ei, ti ho vista che camminavi da sola e...>>
<< Renya, ciao. >> Ricambiò il sorriso, più per cortesia che per il reale piacere di vederlo.
<< Posso farti compagnia?>> Le sorrise ancora, più dolcemente, sembrava quasi la stesse pregando.
Perché era così insistente?
<< In realtà vorrei stare sola. >> Cercò di sorpassarlo come fosse un ostacolo sul suo cammino ma lui glielo impedì tornandole davanti.
<< Non voglio lasciarti triste e sola, che uomo sarei? >>
Si chiese perché non smettesse mai di sorriderle. Risultava quasi imbarazzante.
<< Uno che rispetta le scelte altrui.>>
Entrambi furono catturati dalla voce del nuovo arrivato.

La prima tappa doveva essere sicuramente il centro commerciale, doveva comprare vestiti nuovi e doveva avere un cellulare adesso.
Camminava guardandosi in giro, a volte entrava in un negozio interessante, ma la sua mente era proiettata sui ricordi che aveva di quel posto.
Li l'aveva persa. Li l'aveva vista quasi morire dissanguata a causa di Rolo.
Entrò in un negozio e guardò distrattamente tra la merce esposta, niente che potesse...
Si bloccò a guardare fuori dalla vetrina. Stava sognando? Era solo un'allucinazione?
No, era lei. 
Camminava a testa bassa senza prestare attenzione a niente se non al ritmo oscillatorio della sua borsa.
I capelli lunghi le incorniciavano ancora alla perfezione quel viso dolce e troppo triste per come era abituato a vederla.
Stava pensando a lui?
Sospirò al pensiero di essere lui la causa di quell'espressione desolata sul suo volto. Quelle labbra avrebbero sempre e solo dovuto sorridere. Sembravano essere state create per quello, quella smorfia amareggiata non le si addiceva.
Ma era bella, Dio se lo era.
Sorrise spontaneamente, vederla era stato disarmante. Tutte le sue difese erano crollate, sentiva che tutto ciò che l'aveva sempre oppresso stava mano mano scemando via come una poltiglia appiccicosa scivola da un muro di cinta. A cosa gli serviva ora combattere e difendersi dai dolori della vita?
Le spalle, che non si era accorto di avere rigide, si erano improvvisamente rilassate.
Fu come rendersi conto di essere stato in tensione per tutto questo periodo lontano da lei.
Era incantato.
Stupido, corri da lei.
Si disse, cercando di riprendersi dallo shock per averla rivista e stava davvero per darsi retta ma esitò perché, alla fine, aveva optato per la scelta meno rischiosa, si sarebbe accontentato di osservarla da lontano.
Mentre si prendeva nuovo tempo per valutare la sua decisione, vide un ragazzo avvicinarla. Era forse lo stesso della foto?
Strinse i pugni e al diavolo le scelte sagge. Se avesse vissuto la sua vita lontano dai rischi ora la sorella e lui starebbero ancora nascosti sotto falso nome.
Corse verso di lei.
<< In realtà vorrei stare sola.>> La sentì dire.
<< Non voglio lasciarti triste e sola, che uomo sarei?>>
Se non te ne vai sarai un uomo morto, questo è poco ma sicuro.
Sorrise a quel pensiero, era da tanto che non uccideva più nessuno ma per lui non avrebbe di certo avuto tutti quei soliti rimorsi.
Si avvicinò tanto da mettergli una mano sulla spalla per attirare l'attenzione e, soprattutto, per scansarlo da così vicino alla ragazza.
<< Uno che rispetta le scelte altrui.>>
Solo adesso gli venne in mente una cosa: lui, un perfetto estraneo, che diritto aveva di intromettersi?
<< E tu chi sei? >>
Eccola l'ovvia domanda che gli riservò il ragazzo, lo sguardo torvo.
<< Ti stava dando fastidio?>> Lo ignorò prestando attenzione solo a lei.
Aveva una gran voglia di stringerla a sé.
Doveva trattenersi. Infondo erano due estranei adesso.
Lei scosse la testa e sorrise gentile. Solo per questo lui si sentì mancare un battito.
<< È tutto sotto controllo, è un mio amico. Ti ringrazio comunque. >>
Dolce come sempre. Gli stava sorridendo e sentiva la sua forza di volontà vacillare, tra non molto l'avrebbe afferrata per un braccio e portata lontano da lì per mostrarsi senza maschera. Doveva riabituarsi a quei sorrisi e a quei grandi occhi verdi.
<< Si ma tu chi sei? Perché ti sei messo in mezzo?>> Il ragazzo lo strattonò via e lui dovette distogliere lo sguardo da lei per prestare attenzione a lui.
<< Renya! Ma che fai?!>> Shirley cercò di metterglisi davanti.
<< Non sopporto gli impiccioni. Cosa credevi? Che la stessi importunando? Per chi mi hai preso? >> Continuava a guardarlo male e sicuramente avrebbe voluto spingerlo ancora. Forse voleva fargli fare la figura dell'idiota davanti alla ragazza, magari per sembrare migliore.
<< Ho solo notato quanto le stessi dando fastidio. Se hai capito che non ti vuole, perché non te ne vai?>> Il suo tono era calmo ma sorrideva malignamente. Quasi lo sbeffeggiava.
<< Ma tu che ne sai di cosa vuole lei? La conosci per caso? >>
<< Smettetela, tutti e due. Scusami ma non ti conosco, ti ringrazio per essere intervenuto pensando ne avessi bisogno ma...>> Si intromise ancora, sta volta guardando Lelouch...o Akito.
Lui doveva a tutti i costi trovare il modo per restare con lei senza di lui, voleva parlarle e passarci del tempo insieme. Come poteva scrollarselo di dosso ma rimanere nel giusto? Sapeva che con un solo passo falso si sarebbe giocato quest'opportunità.
Si rimise composto, prese fiato e le sorrise. Doveva giocarsela bene.
<< Hai ragione, mi dispiace di non essermi nemmeno presentato. Sono Akito, è un piacere conoscerti. >> Fece un lieve inchino con il busto, continuando però a tenere i suoi occhi in quelli di lei, la vide arrossire ed esultò interiormente.
Lei ricambiò il saluto pronunciando il suo nome.
Ah ma lo conosceva quel nome, era in tutti i suoi sogni.
<< È un bellissimo nome, molto dolce. Direi che ti si addice proprio.>>
La vide diventare ancora più rossa.
In questo modo aveva del tutto oscurato l'altro ragazzo che ora tremava dal nervoso. Infondo si stava vedendo sfilare la ragazza da sotto il naso, come un cretino.
Ne Lelouch e ne Shirley si aspettavano che Renya arrivasse al punto di mollare un pugno sulla faccia del ragazzo nuovo che, per istinto di sopravvivenza e per la necessità di non farsi scoprire, tirò fuori una prontezza nei riflessi che mai aveva creduto di avere e paró il colpo. Il secondo alla bocca dello stomaco, invece, lo spiazzò facendolo piegare in due.
<< Renya ma che fai?! Sei impazzito per caso?!>> Shirley lo spintonò via e si mise tra i due per sorreggere l'altro, ancora piegato per il dolore.
<< Sarei io il pazzo? Si intromette e...>> Cercò di spiegare le sue ragioni.
<< Non voglio sentirti. Hai esagerato. Ci vediamo domani a scuola.>> Non lo degnò nemmeno di uno sguardo mentre cercava ancora di prestare aiuto ad Akito che, vittorioso, guardò il terzo incomodo andarsene. Però doveva ringraziarlo, lui non avrebbe saputo fare di meglio per restare solo con lei.
<< Come stai? Mi dispiace così tanto, a scuola è conosciuto per queste cose ma io non credevo che davvero...>>
Era dolce mentre cercava di scusarsi al posto del vero colpevole, ma non ce ne era davvero bisogno, così la interruppe, mentre era ancora piegato su se stesso per attutire il dolore del colpo.
<< Ei, non preoccuparti, non devi certo scusarti tu. >> Cercò di sorriderle.
<< Mi sento responsabile, ti sei preso il pugno perchè credevi mi stesse importunando. >>
<< E non era così? Sono stato più che felice di avertelo levato di torno. È un tipo violento.>> Faticava perfino a parlare mentre cercava di riguadagnare la sua posizione eretta.
<< Io non...>>
Non voleva davvero sentirla mentre lo scusava, non doveva essere gentile con tutti e scusare anche chi non doveva esserlo, così la interruppe di nuovo.
<< Solo un favore, vorrei sedermi un secondo. >>
Al di là di tutto, quel colpo gli aveva fatto davvero male.
Maledetto.

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