Shirley non sapeva cosa fare, la sua mente era un continuo domandarsi se fosse giusto stare bene in compagnia di Akito, o di qualsiasi ragazzo non fosse Lelouch, ma prima di quel momento non era mai accaduto che una persona le occupasse così tanto i pensieri.
Lei amava Lelouch e sempre lo avrebbe amato, era una promessa. Ma ora perché aveva l'insensata, quanto inusuale, voglia di provare ad andare avanti? E se poi non ci fosse riuscita?
Non poteva coinvolgere altre persone nei suoi drammi, non poteva passare del tempo con una persona solo perché gliene ricordava un'altra. Non era giusto ne per lei e ne per lui.
Non poteva usare le persone per imparare a vivere con i rimpiazzi, perché solo quello sarebbero stati e non voleva assolutamente che Akito fosse un rimpiazzo, un pupazzo utile alla sua esistenza altrimenti piatta, un oggetto che probabilmente non avrebbe neanche funzionato e che quindi avrebbe dovuto gettare via più in là, per non morire di vergogna nei suoi stessi confronti.
Ma odiava dover gettare al vento l'unica, seppur scarsa, occasione di essere felice. Magari sarebbe stata anche una finta felicità, ma era meglio di niente.
No, non poteva essere egoista, quel ragazzo era stato così gentile con lei e non se lo meritava.
Anche ora che l'aveva rincorsa stava dimostrando una cocciutaggine che lo rendeva dolce ai suoi occhi. Ma anche questo le ricordava Lelouch, anche la sua corsa affaticata e per non parlare di quando aveva urlato il suo nome per fermarla.
Non poteva farsi questo.
<< Hai ragione, tu non conosci me ed io non conosco te, è ancora troppo presto per scappare. Non trovi?>>
Le sembrò di essere trattata come una tigre scappata dallo zoo, il ragazzo cercava di mantenere la stessa calma di un addestratore e cercava sempre di tenere lo sguardo fisso sui suoi occhi.
Come poteva stare così calmo e essere così pacato dopo quanto gli aveva urlato?
<< E se poi fosse troppo tardi?>> Non seppe nemmeno perché pronunciò quella domanda, da dove le fosse uscita poi con un tono così sconsolato.
<< Non sarà mai troppo tardi, esiste sempre una via di fuga. >> Le allungò una mano e lei la guardò senza sapere bene cosa fare.
<< Non posso, io...io lo amo ancora.>> Ammise con gli occhi puntati su quella mano e i nervi ormai crollati. Forse aveva vergogna di alzare lo sguardo mentre scoppiava a piangere di nuovo.
<< Shirley, va bene così, davvero. È giusto farsi delle domande ma è giusto anche il confronto.>> Fece un piccolo passo verso di lei, poi si fermò a studiare la situazione e riprese a parlare. << Non pretendo nulla, voglio solo poter vedere ancora il colore dei tuoi occhi che varia con il cambiare della luce, vorrei vederti arrossire perché pensi a qualcosa e sapere a cosa, vorrei vederti sorridere per un complimento e poi guardare il tuo volto pensieroso mentre cerchi di capire se sia vero, vorrei prestare attenzione a tutti questi piccoli particolari che, sono sicuro, potrebbero portarmi alla pazzia. Ma me ne frego, perché invece sarebbe da pazzi rinunciarci. E tu saresti una pazza a mandarmi via ora e lo sai bene, lo sai perché con me hai passato una bella giornata dopo tanto tempo che ne aspettavi una decente. Non puoi allontanarmi. Se non vuoi farlo per un estraneo che si confessa così alla sprovvista, fallo almeno per te stessa, perché un giorno non ce la farai più da sola, il mondo ti sembrerà pesare il doppio e allora avrai bisogno di qualcuno che comprenda le tue ansie e io posso farlo, se ti fidi adesso, io potrei caricarmi quel mondo sulle spalle quando ne avrai bisogno. E magari riuscirei anche a strapparti un sorriso in più alla fine della giornata, che non fa mai male regalare al mondo una meraviglia. >>
Lei lo aveva ascoltato rapita da quelle parole, le palpebre sbattevano veloci per riuscire a stare dietro a tutte quelle informazioni su di sé che le stava dando. Era proprio un tipo ostinato. Ma era rimasta talmente tanto basita e catturata da lui e dal suo sguardo che non si era resa conto della distanza ormai annullata e delle mani di lui sulle sue braccia.
Non riusciva nemmeno più a pensare a tutti i motivi validi che aveva fino a due minuti prima per allontanarlo da lei.
Era assurdo. Ma chi era questo ragazzo? Come faceva a parlargli così vicino al cuore?
<< Non sto qui con la presunzione di fare nascere una storia d'amore, non sono qui per prendere il suo posto. Permettimi solo di starti vicino. Il tempo farà da arbitro. >>
Spalancò gli occhi nel sentire quelle parole. Lui aveva centrato il punto. Come aveva fatto?
Le lacrime non cessavano la loro scesa sulle guance rosse ma neanche il suo corpo sembrava rendersi conto del pianto, almeno non fino a quel momento, fino a quando lui intercettò i suoi occhi che da vacui divennero di nuovo attenti e, in una frazione di secondo lei riprese coscienza di sé, si disincantò e gli si gettò addosso per nascondere il volto tra l'incavo del suo collo, perché non voleva che la vedesse piangere ancora.
In realtà non voleva proprio più piangere.
<< Sono qui ora. >> Le sussurrò, con le labbra sulla testa, tenendosela stretta.
Non poteva descriverla una sensazione simile, era surreale e meravigliosa, era come se il passato non fosse stato poi così incisivo nella loro vita. Tenerla tra le sue braccia di nuovo era come espiarsi da ogni colpa.
Sarebbe voluto restare così in eterno ma lei aveva fatto caso alla solennità dell'ultima frase e aveva percepito ci fosse un significato velato, anche se non troppo velato per via della sua solita imprudenza. Si mise dritta staccandosi dal suo petto e, dopo essersi asciugata gli occhi con il dorso della mano, lo guardò interrogativa.
Lui capì per cosa lei aveva reagito in quel modo e cercò una scusa, la più plausibile.
<< Nel senso che adesso andrà tutto bene, che ci sono io con te.>> Sudava freddo.
Fortunatamente per lui, lei lasciò cadere il discorso in un sorriso. Probabilmente aveva esagerato a chiedersi cosa volesse dire davvero con quella frase.
<< Ho fame.>> Esordi dopo alcuni secondi e un bel respiro profondo.
<< Si, anche io inizio a sentire un leggero languore. Quella corsa mi ha stremato.>> Si poggiò teatralmente una mano sullo stomaco e se lo massaggiò.
<< Ma andiamo, non hai mica corso tanto.>> Lo prese in giro iniziando a camminare verso le mura.
<< Stai scherzando vero? Non avevo più fiato. >> Iniziò a camminare al suo fianco. Tutto sembrava così naturale, parlavano e passeggiavano insieme come fossero vecchi amici e come se prima non fosse successo nulla, come se lei non avesse pianto tra le sue braccia e lui non si fosse confessato.
<< Questo perché sei un rammollito. Dovresti fare più sport. >> Rise incantandolo per alcuni secondi.
<< Mai. Piuttosto mi metto a fare giardinaggio.>> Riuscì a trovare la forza di rispondere.
<< Stanno cercando membri quelli di equitazione. Potresti provare con loro.>>
<< I cavalli sono esseri volubili.>>
Lei lo guardò divertita e scosse la testa.
<< Sei incredibile. >>

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Attraverso gli occhi tuoi
RomantikPosso dirvi che ho pianto per giorni chiedendomi come sarebbe stato per loro due un finale diverso e poi ho deciso che glielo avrei scritto io. Se lo meritavano. Shirley se lo meritava. DALLA STORIA: "Mi innamorerò sempre di te, Lelou." L'urlo di...