IV.

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Il sole splendeva alto nel cielo ma, dentro di lui, qualcosa si era spento.
Era stato così bello vedere le prime foto in cui lei sorrideva o era pensierosa, la gioia di saperla viva era immensa, vederla sana e salva era l'unica cosa che davvero importava ora per lui.
Poi però aveva visto l'ultima foto e tutto l'entusiasmo si trasformò in un sentimento che non seppe riconoscere subito.
Vederla tra le braccia di un altro era doloroso quasi quanto saperla morta.
Lo aveva dimenticato? Lo odiava?
Quello se la stringeva così forte a se mentre a lui non era mai stato concesso un privilegio simile. L'aveva stretta tra le sue braccia due volte e nessuna delle due era una circostanza allegra.
Teneva lo sguardo fisso su quell'immagine, non sbatteva neanche le palpebre. Un pensiero orribile gli attraversò la mente e inorridì anche solo per aver pensato una cosa simile. Come poteva dire che avrebbe preferito vederla morta piuttosto che tra le braccia di un altro? Quanto stupido ed egoista poteva essere? Spregevole. Doveva essere felice per lei, stava portando avanti la sua vita e lui non si sarebbe più intromesso.
Era straziante, lei era andata avanti e ora lui si trovava da solo con un sentimento solo suo, un sentimento che sarebbe rimasto invariato e inascoltato, un sentimento che adesso avrebbe dovuto nascondere e tradire.
Lei era lì, bellissima come sempre, ma non era sua, non lo era più e mai più lo sarebbe stata.
Si sentiva legato da migliaia di catene rozze, pesanti, mentre la vedeva davanti a sé e non poteva nemmeno alzare un braccio per provare a sfiorarla, neanche un misero passo verso di lei. Non poteva. Doveva lasciarla andare.
Non poteva dirle addio così, non era giusto. Se lo meritava un briciolo di felicità nella sua vita, se lo meritava un saluto come si deve con la donna che amava.
Chiuse la posta elettronica ed andò sul sito dell'istituto.

<< Ma sei impazzito?! Non ti lascerò fare un'avventatezza simile! >>
<< Non puoi impedirmelo, ho già deciso e non sarà per molto. Userò una delle maschere non ancora utilizzate, con quelle nessuno mi riconosce. Anche Shirley aveva fatto fatica a riconoscere Sayoko quando aveva usato una di quelle per essere me. >> Disse in maniera pragmatica, come se tutto fosse ovvio, calcolato e giusto.
<< Shirley, Shirley e ancora Shirley! Ma lo capisci che ti farai...>>
<< Uccidere? Non posso morire. >> La interruppe.
C.C. era davvero su tutte le furie per colpa della decisione imprudente del ragazzo.
<< No ma ti prenderanno e capiranno che era tutta una farsa e allora che credibilità avrai? Tutto ciò per cui hai sofferto e lottato si sgretolerà tra le urla di chi vorrà ancora giustizia. >> Sapeva di star gridando inutilmente, ormai la sua decisione l'aveva presa e sapeva anche quanto era difficile farlo tornare sui suoi passi.
<< Non succederà, starò attento e se vedrò che le cose si mettono male me ne andrò. >> Le si mise davanti afferrandole le spalle e catturando i suoi occhi nei propri.
Con solennità le disse:<< Fidati ancora di me.>> .
La ragazza non poté fare altro se non sospirare e cedere a quello stupido capriccio. Tutta colpa di quegli occhi che la guardavano così intensamente.
<< Tu non ti rendi conto, non puoi davvero pensare che sia la scelta giusta. >> Disse rassegnata vedendo il ragazzo uscire dalla stanza quasi correndo.
Perché non capiva che era per il suo bene se gli diceva di dimenticarsi di Shirley? Come poteva un essere immortale avere una storia d'amore con una semplice e fragile ragazza?
Si sarebbero fatti del male entrambi.
Se il Geass portava un esistenza di solitudine, lui non poteva sviare il problema con una stupida maschera, eppure doveva averlo già compreso.

I preparativi ormai erano conclusi, l'aspetto ricreato e la scheda di ammissione falsificata. Era tutto pronto per il suo ritorno nei panni di Akito Hyuga, un nuovo studente dai lineamenti asiatici, gli occhi celesti e i capelli neri, con un inusuale codino che gli ricadeva sulla schiena. L'intera famiglia era stata sterminata dalla principessa Euphemia, figlio unico e senza parenti prossimi con il quale vivere, abitava da solo ma ora si sarebbe trasferito negli alloggi scolastici e...si sarebbe preso un gatto.
Chissà se a Shirley questo aspetto sarebbe piaciuto.
L'ammissione all'istituto non era immediata ma voleva comunque sbrigarsi a tornare per poterla rivedere, forse però sarebbe stato meglio solo fermarsi ad osservarla da lontano. Scosse la testa. Come puoi chiedere ad un innamorato di osservare da lontano l'oggetto dei suoi desideri? Con un altro che le ronzava intorno poi.
Prima di andarsene passò alla serra, dopo quello sfogo non era più rientrato nemmeno per sistemare il casino fatto, raccolse da terra le foto, le lettere e il diario bruciato, mise tutto con cura nella valigia, sapeva che fosse un gesto sconsiderato portarli con se, ma avrebbe corso il rischio, non li avrebbe lasciati neanche se fossero stati chiusi in cassaforte.
Mentre si avviava all'uscita pensò che solamente due giorni fa aveva pianto disperato rassegnandosi alla sua morte e invece lei era viva e tra poche ore l'avrebbe rivista. Certo, lei non sarebbe mai venuta a conoscenza della sua vera identità, ma si sarebbe dovuto accontentare.
Si chiuse la porta alle spalle, dicendosi che quel luogo sarebbe anche potuto bruciare, non gli sarebbe importato nulla perché, ora, non aveva più bisogno di un mausoleo o di una tomba.
Lei era viva e avrebbe udito di nuovo il suono della sua voce allegra e avrebbe rivisto quel sorriso e respirato il suo profumo. Ancora un'ultima volta.
Non si aspettava che C.C. capisse, ma che almeno lo venisse a salutare, invece era da quella discussione che non si faceva vedere in giro. Capiva perché si preoccupava per lui, non era stupido, ma questa volta sarebbe stato attento e soprattutto non avrebbe mai spinto Shirley in una relazione senza futuro, anche se era doloroso da ammettere.
Prese un taxi che lo portò in stazione, il suo treno sarebbe partito di li a poco, se non faceva in tempo rischiava di dover prendere la partenza dell'indomani mattina.
Era un paese piccolo quello in cui viveva e i mezzi di trasporto non erano organizzati come in una metropoli.
Guardava fuori dal finestrino, pensieroso. Aveva preso la scelta giusta o era stato troppo avventato?
Era stata la gelosia che lo aveva spinto a partire?
Il bisogno di vederla era forte, ma anche quello di vedere con quale tipo lo avesse rimpiazzato. Stupido, certo, inappropriato e sciocco da parte sua, ma non poteva vederla tra le mani di uno qualsiasi. Chi era? L'amava davvero? Lei per lui era solo un passatempo? Lei lo amava davvero? E quella promessa allora? E il loro destino che li legava da un amore che sbocciava ogni volta come fosse la prima? Cosa ne era stato di loro due?
Si era rassegnata? Aveva forse smesso di credere nel destino? O magari soffriva anche lei nel celare i suoi sentimenti per lui.
Una volta arrivato, come si sarebbe approcciato a lei? Sarebbe stato se stesso o avrebbe alterato anche il suo carattere?
Certo, ovviamente aveva pensato anche a Nunnally e Suzaku, ovviamente sapeva di doversi nascondere anche da loro, ma almeno li avrebbe rivisti. Anzi, avrebbe rivisto solo la sorella, Zero non frequentava certo le lezioni, ma avrebbe capito sicuramente come se la stava cavando l'amico con il peso della maschera.
Suzaku non esisteva più, anche lui era morto sacrificandosi alla causa. Alla fine erano rimasti insieme fino all'ultimo. Non sarebbe mai voluto morire per mano di qualcuno che non fosse stato lui. Non lo avrebbe accettato. Infondo, solo chi era pronto a morire poteva permettersi di uccidere.

LO SO CHE PUÒ ESSERE STRANO IL FATTO CHE ABBIA SCELTO PROPRIO AKITO COME "MASCHERA" MA DEVO AMMETTERE CHE, A DIFFERENZA DI MOLTI, HO AMATO QUEL PERSONAGGIO E QUELLA STORIA E VOLEVO AGGIUNGERLO IN QUALCHE MODO E UTILIZZARLO.
E NON LO SO, MAGARI NON PIACERÀ COME SCELTA MA IO AMO AKITO NELLO STESSO MODO IN CUI AMO LELOUCH, ANCHE SE LA STORIA DI LELOU È INFINITAMENTE MEGLIO 💘.
E POI AKITO È UN FIGO PAZZESCO AMMETTIAMOLO 😂💪❤️

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