Il ragazzo al suo fianco era stranamente silenzioso e assorto nei suoi pensieri da quando avevano incontrato Nunnally. Si chiedeva a cosa stesse pensando, perché vedere quella ragazza gli avesse fatto questo effetto. E tutte quelle belle parole?
Sentir parlare di lui le metteva tristezza e cercava sempre di sviare il discorso su argomenti più felici, ma lui aveva detto cose giuste e non cattiverie gratuite.
Lelouch teneva le mani in tasca, camminava guardando a terra e domandandosi quanto la sorella avesse sofferto per causa sua, non solo aveva pianto la morte del fratello, ma aveva sentito gente gioirne, dargli del perfido omicida e approfittatore.
Aveva lottato da sola contro una società che la guardava dall'alto solo perché piangeva la morte di un famigliare, era stata l'unica a sapere la verità, era stata sola, neanche Suzaku poteva consolarla, giudicata e costretta a dare il via ad un mondo diverso, il mondo creato da lui stesso e nonostante tutto trovava la forza di sorridere, di essere gentile e di portare avanti anche impegni politici.
Era tremendamente fiero di lei. Era diventata una donna forte.
<< Non puoi saltare le lezioni, vero?>> Chiese d'un tratto.
Sussultò, non si aspettava di sentirlo parlare, con quel tono serio poi, mentre guardava avanti a sé e camminava lentamente.
Ci pensò bene un secondo. In fondo era da tanto che non "infrangeva le regole" o faceva qualcosa di avventato. Pensava fosse sbagliato saltare le lezioni ma non avrebbe fatto male a nessuno no? Almeno una volta.
Capì però, dall'espressione del ragazzo, che aveva un disperato bisogno di allontanarsi dalla realtà con la compagnia giusta e lei era così contenta di essere la sua compagnia giusta. Non poteva lasciarlo solo con quella faccia triste.
<< Dove andiamo?>> chiese guardandolo sorridente.
Lui si stupì e sorrise, non gli illuminò il volto, non era un sorriso tanto ampio, ma le bastava per capire che lo stava davvero aiutando.
<< Sei mai andata sul campanile?>>
Era forse uno sguardo di sfida quello?
<< È chiuso agli studenti. >> Gli fece notare.
<< Io non sono ancora uno studente.>>
Aveva uno sguardo furbo e finalmente di nuovo vivace.
<< Ma io si...e non credo che per te sia una giustificazione. >> Era divertita.
<< Ei, fifona, ti proteggerò. Sta tranquilla.>> Le fece un veloce occhiolino e, con un espressione divertita, cominciò a correre verso l'edificio.
Era arrossita e non trovava davvero il modo per tornare a stargli vicino. Decise allora di focalizzarsi sul "fifona".
<< Fifona a chi?!>> Lo inseguì per poterlo colpire giocosamente.
Lo raggiunse e gli diede uno schiaffo leggero sul braccio. Lui la guardò sorridente.
<< Nessun obiezione sul fatto che io voglia proteggerti?>>
Sembrava la stesse continuamente prendendo in giro e questo la faceva innervosire ma al tempo stesso sapeva che scherzava quindi era come vivere in un continuo contrasto e la faceva andare ai matti. Era incredibile come la facesse sentire.
Non rispose, non poteva. Cosa avrebbe potuto dirgli?
Non si chiese nemmeno perché il ragazzo nuovo sapesse la strada per la torre. Voleva solo essere libera, spensierata e felice.
Iniziarono a salire le scale. Dopo una sola rampa lei lo aveva già superato e ogni tanto si voltava per prenderlo in giro e chiamarlo "lumaca" o "bradipo". Lui alla terza scalinata non aveva nemmeno più il fiato per risponderle.
<< Ma mi spieghi come fai?>> Le chiese sbuffando per la fatica. Le gambe gli facevano assurdamente male.
<< Sono nel club di nuoto, ho le gambe abbastanza allenate. >> Alzò le spalle.
<< Che io sia dannato per aver avuto questa stupida idea. >> Piagnucolò.
Pensò però che alla fine lui già era dannato e si ritrovò a chiedersi per quale assurdo motivo, dato che era immortale, non potesse fare le scale con nonchalance. Insomma, un immortale non può faticare. A suo modo di vedere era assurdo.
<< Invece è una splendida idea e non piagnucolare che sprechi solo fiato prezioso.>> Lo prese di nuovo in giro.
<< Aspettami. >> Sembrò rimproverarla lui.
Shirley si fermò e si voltò a guardarlo. Lui recuperò i gradini che li separavano e non appena le fu vicino le prese la mano nella sua. Si godette la vista di lei che arrossiva e si irrigidiva.
<< Dai, trascinami.>>
Sapeva di mandare la sua testa in tilt facendo questi giochetti, ma non poteva proprio evitarlo perché amava vedere le sue reazioni.
Sbuffò, si stava di nuovo prendendo gioco di lei, ma la sua mano era così dolce a contatto con la propria che forse quel gesto era stato fatto davvero solo per tenerle la mano.
Riprese a camminare con lui ad un gradino dietro.
<< Non pensi sia il caso di iniziare a praticare qualche sport?>> Disse ancora molto imbarazzata da quel contatto che stavano tenendo.
<< Sinceramente no. Pensi che mi serva?>>
<< Fare sport serve a tutti. >>
<< Ma io punto sul cervello.>>
<< L'intelligenza ed il sapere sono cose importanti, ma un corpo in forma ti aiuta a fare due rampe di scale senza avere il fiatone a venti anni.>>
<< Mi stai forse prendendo in giro?>>
<< Sto dicendo le cose come stanno.>>
Lelouch, o Akito agli occhi della ragazza, si fermò e irrigidendo il braccio impedì anche a lei di continuare a camminare.
<< Che fai?>> Si voltò a guardarlo per capire cosa stesse facendo.
Lo vide salire il gradino in cui lei aveva poggiato solo il piede che le era stato impedito di sollevare proprio da lui che, strattonandola, la fece girare del tutto. Ora erano faccia a faccia nello spazio di un gradino. Lei si sarebbe voluta nascondere il volto tanto era imbarazzata, le mancava l'aria. Lui non faceva altro che studiarle il viso con gli occhi che vagavano da una parte all'altra. Sembrava stesse cercando di leggerci qualcosa.
<< Posso dirla anche io una cosa?>>
Aspettò che lei annuisse per continuare, sempre con quel tono serio e solenne.
<< Sei bellissima.>>
Il respiro di lei sembrò mozzarsi mentre lui avvicinava ancora di più il suo viso. Fece sfiorare le punte dei nasi e ci mancò poco che anche le labbra si toccassero. Improvvisamente quella magia sparì perché lui la superò continuando a camminare avanti a lei che ora si faceva trascinare con ancora le mani strette.
Non si sarebbe mai ripresa. Il calore sulle guance era aumentato terribilmente. In testa aveva solo la sensazione che le aveva lasciato quella vicinanza e le sue parole.
Era incredibile sorridere così e provare queste emozioni, era incredibile che qualcuno la facesse stare bene. Come erano arrivati a questo? Quando lei aveva deciso di affidarsi a lui per stare bene?
Tutto in così poco tempo.
Arrivarono in cima alla struttura, passarono vicino alla campana e si affacciarono, stando attenti a non sporgersi troppo e continuando a tenersi la mano.
<< È una vista mozzafiato.>> Disse lei emozionata e con gli occhi che brillavano per la bellezza di quella visuale.
<< Ho visto cose più belle.>> Ammise lui non distogliendo mai gli occhi dai lineamenti del volto di lei.
<< Mi spieghi cosa è successo con Nunnally?>>
Questa domanda lo prese alla sprovvista, non credeva davvero che glielo avrebbe chiesto. Si aspettava si fosse accorta della stranezza dei suoi comportamenti ma mai che ne avesse chiesto spiegazioni.
Come poteva uscirne da questa situazione? Perché tutti i momenti belli con lei venivano macchiati dalle bugie che era costretto a dirle?
Era stanco di mentire. Avrebbe voluto anche solo un ricordo libero da falsità, un ricordo sincero. Non faceva altro che mentire, sviare discorsi e ingannare. Ma non poteva fare altrimenti. Non adesso, non in questa vita che si era scelto.
Se avesse continuato a starle lontano non avrebbe avuto bisogno di altre menzogne, lo sapeva, ma avrebbe comunque vissuto in ricordo delle vecchie. Senza contare che aveva deciso già da tempo che senza di lei non voleva starci.
Prese un respiro profondo.
<< I miei genitori, tutta la mia famiglia, ha perso la vita durante la cerimonia della principessa Euphemia. >>
Lei si voltò di scatto a guardarlo mentre lui ora fissava la città davanti a sé.
<< Mi...mi dispiace.>> Gli occhi le si erano fatti immediatamente lucidi.
<< È stato difficile fidarmi di nuovo quindi ho preso parte alla sceneggiata "io sono Zero", ma Nunnally...non lo so, tornassi indietro mi sarei fidato di lei, le avrei dato più fiducia perché se la meritava e mi sono sentito come se a tradirla fossi stato io invece. >>
Ciò che disse non era del tutto falso. Avrebbe davvero voluto fidarsi della sorella, tornando indietro le avrebbe dato fiducia e avrebbe scelto un modo in cui poter vivere insieme. Ma era stato difficile da trovare all'epoca. Quello era stato il solo modo che aveva per permettere alla gente di continuare a seguirlo.
<< So che è assurdo parlare così di una persona che neanche si conosce.>>
<< No invece. Vedi, quali sono i metodi di paragone che abbiamo per dire di conoscere una persona? Io mi sono innamorata di un ragazzo pur non conoscendolo affatto, eppure sento che il mio amore è reale, lo è sempre stato. >>
Quelle parole fecero breccia nel suo petto, scaldandolo un po', un po' tanto da bruciare e fare male.
Lei aveva ripetuto ancora il suo amore per lui, per un lui che non poteva più esistere, lei, così vera, aveva ammesso a se stessa i suoi limiti, le sue insicurezze, i suoi mali e le sue debolezze. Aveva ammesso a se stessa, guardando in faccia la sua realtà, di essersi innamorata di un ragazzo che aveva una seconda vita, un ragazzo che si era dimostrato spregevole ed odioso, perfido e manipolatore. Eppure lei lo amava.
Voleva tanto gridarle, da dietro quella maschera che gli faceva da guscio, che non si era innamorata di una finzione, lui con lei, con tutti loro, era sempre stato vero. Teneva a quei ricordi insieme come se fossero gli ultimi attimi di una vita felice, li teneva li, tutti in fila, ordinati e in bella vista, tutti con colori accesi, nella sua mente altrimenti grigia e cupa.
Voleva dirle: "Guardami, sono io, sono qui, sono sempre stato me stesso e ti amo". Certo, il "ti amo", lo avrebbe messo ovunque. Voleva così tanto che lei sapesse...ma no, di nuovo un no.
<< Come fai?>> Chiese temendo quasi la risposta. Cuor di leone non la guardava nemmeno in viso.
Lei all'inizio non capì, poi sorrise teneramente.
<< Ti svelo un segreto. Se pensi di aver visto il cuore di una persona, qualsiasi cosa essa faccia, tu saprai sempre qual'è la verità. >>
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Attraverso gli occhi tuoi
RomansaPosso dirvi che ho pianto per giorni chiedendomi come sarebbe stato per loro due un finale diverso e poi ho deciso che glielo avrei scritto io. Se lo meritavano. Shirley se lo meritava. DALLA STORIA: "Mi innamorerò sempre di te, Lelou." L'urlo di...