Capitolo 8 - Every breath You take

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Volevo togliermi completamente dalla testa la festa della sera prima. Ero a casa dello zio, in qualche modo siamo riusciti a tornare a casa sana e salvi e senza nemmeno una denuncia, per ora almeno. Era mattina ma non avevo chiuso occhio ancora indeciso su cosa fare per Alex. Possibile che non riuscivo a prendere una decisione da solo? Mi misi una mano sul viso per coprire la luce fastidiosa che trapelava dalla finestra. Il letto dello zio era estremamente scomodo, non riuscivo a pensare lucidamente. Forse dovevo parlarne con Annabeth ma dovevo spiegarle del bacio e mi imbarazzava. Mi tirai a sedere con un sbuffo facendo volare le coperte oltre i piedi del letto. Mi girai e al letto affianco c'era ancora un Malcolm dormiente. Mi alzai sbadigliando e andai in cucina e trovai mia madre che preparava la colazione. Come sempre era una grande mattiniera, la cucina dello zio non era tanto grande, era piccola abbastanza da ospitare almeno due persone, una che cucina e l'altra che magari legge il giornale. Ma io non leggevo il giornale.

«Buongiorno, Magnus» disse lei girandosi verso di me dai fornelli sorridendomi.

«Mamma» replicai come saluto sedendomi al tavolo.

Mi misi a giocare pensieroso con i lembi della tovaglia, ancora gli occhi assonnati, ancora la mente annebbiata dal sonno. Lasciai il cellulare in camera così non sembravo un idiota a tenerlo aperto sulla chat di Alex senza sapere bene cosa fare. La mamma era silenziosa mentre cucinava i pancake che io non potevo mangiare. Ma sapevo che aveva notato qualcosa, sennò avrebbe sicuramente parlato, invece restava lì in silenzio. Mi portai le mani tra i capelli pensieroso, cosa c'era di difficile? L'aveva baciato, più esplicita o esplicito di così cosa poteva mai essere? E se lo avesse fatto in relazione a quello che avevo confessato quando ero ubriaco oppure era basato su un'attrazione fisica? No, non poteva essere solo chimica... Forse un po' lo ero, ma doveva esserci qualcosa ma allora come si sarebbe dovuto comportare? Non le aveva scritto, forse proprio per questo potrebbe essere adirata/o. Avevo creato un casino probabilmente, perché ero uno stupido! Tirai un pugno sul tavolo che risuonò per tutta la stanza. Mamma non si girò e nemmeno sussultò come se si aspettasse il mio flusso di pensieri con la conseguenza pure. La guardai forse nervoso perché lei si girò per scrutarmi e scoppiò a ridere.

«Cos'è che ti turba così tanto?» Disse posando il pancake cotto nel piatto in pila agli altri che aveva fatto precedentemente mentre pensava.

«Mamma, io... Tutto mi turba» risposi forse troppo capricciosamente.

«Ecco qua che inizi a piagnucolare come una ragazzina adolescente!» mi rimproverò lei «Quand'è che cresci?»

Restai in silenzio dissezionando il fazzoletto di carta che si trovava sul tavolo rotondo della cucina. Non risposi, odiavo quando mia mamma mi spiattellava la verità in faccia senza minimamente aiutarmi. Sbuffai a pieni polmoni.

«Decidi di crescere o no? Mi rispondi?» Mi chiese girandosi questa volta verso di me.

«Sai che non mi aiuti minimamente così?» Le risposi nervoso accartocciando il fazzoletto di carta.

«Sei tu che non hai voluto farti aiutare, ti ho fatto una domanda specifica» ribatté lei spegnendo il fornello e guardandomi.

«Secondo te perché devo essere turbato, eh? Te l'ho detto in aeroporto!» replicai nervoso.

«Magnus, che toni sono questi? Mica posso capire a vista che cos'hai, dovresti dirmelo tu cos'hai!» rispose lei fin troppo arrabbiata.

«Non voglio parlarne, mamma!» Affermai alzandomi dalla sedia.

«L'amore rende voi uomini veramente strani» affermò lei riprendendo a cucinare.

Guardai Annabeth sulla soglia della porta confusa. Sospirai e uscii dalla cucina andando di nuovo in camera. Stavolta trovai Malcolm mentre sistemava il letto. Mi buttai sul letto e presi il cellulare e ancora nessuna notifica da parte Alex e sospirai stufo.

Ho dato uno scopo alla mia vita: l'amore (Fierrochase)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora