Capitolo 4 - Eventually

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Ero piuttosto in ansia, era un giorno intero che non vedevo Elettra. Mi preparai velocemente, questa volta non potevo permettermi di fare ritardo. Quello che avevo fatto era inammissibile, dovevo assumermi le mie responsabilità da uomo e sicuramente non volevo rompere l'amicizia sturata fin'ora con lei, per quanto stupido possa essere. Sistemai la borsa e uscendo trovai Hearth sull'uscio della mia porta che mi comunicò che voleva accompagnarmi.

«Non ho bisogno del bastone, Hearth» gli dissi sbuffando.

«Tanto devo passare per lì, tanto vale che metta una buona parola» disse con un sorrisino.

Era più pallido del solito stamattina. Hearth aveva diversi problemi di salute relativi ad anemia. Ed era anche molto testardo, spesso rifiutava di prendere le medicine o altro, sostiene di stare bene. Scese le scale camminammo fianco a fianco in silenzio verso il bar vicino all'università, per nessun motivo al mondo volevo prendere la macchina e affrontare il traffico. Arrivati vicino al bar vidi Hearth mettersi una mano sulle tempie. Gli chiesi nella lingua dei segni se stava bene. Si accasciò contro il muro fino a cadere seduto. Mi affrettai ad accucciarmi e gli misi una mano sulla fronte per controllare la temperatura.

«Hai fatto colazione?» Dissi mentre controllavo il polso.

Lui aggrottò le sopracciglia e lo rispiegai più lentamente con le mani. Lui scosse la testa con fare colpevole. Sospirai guardandolo storto.

«Sei così testardo, dovevi mangiare, hai un calo di zuccheri, immagino che non hai preso nemmeno gli integratori, giusto?» lo rimproverai frugando nella mia borsa guardandolo. Lui roteò gli occhi e sbuffò «No, non fare così, devi prenderli e devi mangiare, non farmi preoccupare porca miseria. Se ci fosse stato Blitz tu lo sentivi, anche non potendo!»

«Non glielo dirai, giusto?» mi disse con sguardo preoccupato

«No, non glielo dico, a patto che mangi e prendi tutte le medicine, quante volte te lo dovrò ripetere» dissi con un sorrisino cacciando dalla borsa una barretta porgendogliela.

Lui la scartò a malincuore e iniziò a mangiarla. Lo guardai mentre mangiava e doveva essere inquietante e strano. Ma poco mi importava di ciò che pensava la gente di noi, c'ero semplicemente abituato agli sguardi e ai giudizi e non me ne sono mai preoccupato. Se il mio amico aveva bisogno di aiuto mi sarei anche messo in mezzo al fango per soccorrerlo. 

«Tutto bene?» Chiese Elettra guardandoci.

«Oh, ciao... Si, ha avuto solo un... Calo di zuccheri» dissi probabilmente arrossendo.

Aiutai Hearth ad alzarsi e lo guardai sorridendo e dandogli una pacca sulla spalla. Lui mi fece il pollice in su per dirmi che stava bene. Sospirai con un sorrisino e lui salutò con un sorriso gentile Elettra chiedendomi se poteva andare.

«Ciao, Hearth» disse lei stringendosi nelle spalle.

«Ce la fai ad andartene?» Chiesi sorridendo.

Lui roteò gli occhio e annuì andando via senza poche pretese. Barcollava un po' ma credo proprio che starà benone. Guardai Elettra con un sorriso imbarazzato sulle labbra. Lei mi guardò di rimando stringendosi un braccio. Ci fu qualche minuto di silenzio prima di proporre di entrare. Ci sedemmo ai tavoli vicino alla finestra che dava sulla strada e nessuno dei due si azzardò a proferire parola. Era una situazione più imbarazzante di quanto pensassi.

«Mi dispiace per l'altra notte è stata tutta col...» cercai di dire.

«Non ti scusare, per favore. Ti ho indotto io a farlo e non ero in me, chiedo scusa io.» disse lei interrompendomi.

«Facciamo che è colpa di entrambi, io non mi dovevo approfittare di te, e tu non dovevi indurmi a farlo. Così siamo contenti tutti e due, d'accordo?» Dissi con un sorriso nervoso. «Non voglio perderti per questa stupidaggine.»

Ho dato uno scopo alla mia vita: l'amore (Fierrochase)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora