Capitolo 5 - Hysteria

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Erano passate settimane ormai in cui aspettavo il momento giusto per passare del tempo con Alex. Tutte le feste a cui partecipava non ero mai riuscito ad imbucarmi in modo che non sembrasse ovvio da intuire che l'avevo fatto per incontrare Alex. Questa era l'occasione giusta perché era stato invitato anche Blitz. Dovevo pormi a lui come se io veramente ci volessi andare per stare con lui e non per altro, sicuramente ci sarei riuscito.

«Ti prego posso venire alla festa con te, ti assicuro che voglio passare del sano tempo con te e non per altro» dissi a Blitz mentre cucinava.

Lui si girò con un'espressione dubbiosa e confusa in viso, tendeva a tirare in fuori il labbro inferiore in queste situazioni.

«A te non piacciono le feste, tantomeno quelle in discoteca» rispose lui guardandomi confuso. Una delle sue treccine gli ricadde sul viso coprendogli in parte l'occhio.

«Non è vero» risposi stupidamente.

«Amico, ti conosco da un sacco di tempo, a te le feste non ti piacciono» ribatté sicuro lui.

Hearth stranamente ci stava ascoltando. Si trovava seduto a capotavola, aveva ancora il pigiama indosso di color rosso, i capelli tutti spettinati da un lato e lo sguardo stagliato su di me aspettando la mia risposta. Queste discussioni spesso lo divertivano molto, ma aveva un'espressione più concentrata del solito e non divertita. Gli dava una nota di tristezza e di pragmatistico quel volto. Blitz mi guardava in attesa della mia risposta. Mi morsi il labbro e mi guardai intorno, era la mia abitudine quando dovevo arrampicarmi sugli specchi. Dovevo essere furbo, se volevo conquistare la fiducia di Blitz dovevo mettere in mezzo qualcosa che per lui contava.

«Beccato. Ma sai...» Poggiai la mano affianco alla mia bocca sulla destra in modo che Hearth non poteva leggere il mio labiale «Hearth aveva i sensi di colpa per l'altra volta e voleva fare qualcosa con te, e mi sono sentito in dovere di aiutarlo e lo accompagno»

Hearthstone mentre parlava cercava di sporgersi per capire cosa stessi dicendo, ma a questo punto avrebbe capito soltanto cose a metà. Blitzen mi guardò e si allargò in un sorriso facendo intravedere i denti e poi guardo Hearth con sguardo soddisfatto e lo andò ad abbracciare.

«Grazie amico!»  disse  mentre Hearth lo guardava confuso «Certo che potete venire con me, a Mallory non darà fastidio»

Si rigirò contro i fornelli per continuare a cucinare con più entusiasmo di prima. Hearth formulava con i linguaggio dei segni compulsivamente contro Blitz "Dove?" e "Che cosa stai dicendo?" ma purtroppo era di spalle. Allora si alzò e prima che gli andasse incontro mi misi fra i due e gli diedi una pacca sulla spalla.

«Sono molto felice che vuoi venire con noi!» dissi sorridendo.

Lui inclinò la testa furioso e mi guardò storto. Gli feci segno che se mi faceva questo immenso favore gli sarei immensamente grato ma lui continuava a chiedermi ovviamente che cosa doveva fare e dove. Lo feci sedere di nuovo, mentre Blitzen fischiettava e cantava, gli rivelai tutto quanto per filo e per segno. Non mi aspettavo ne fosse felice, ma nemmeno così tanto arrabbiato. Arricciò il naso e strinse i pugni prima di formulare frasi.

«In discoteca per cosa ci si va?» Chiese arrabbiato «Per ascoltare musica e parlare con le persone, come ti è venuto in men...» continuò a gesticolare irrequieto ma lo interruppi prendendogli le mani quando Blitzen si girò per mettere sulla tavola la pentola.

Quando si rigirò per prendere le posate mi indicai il cuore con l'indici e gli rivolsi uno sguardo contrariato. Lui sospirò e sciolse le spalle annuendo. Hearth era più comprensivo nei miei discorsi sull'amore, Blitz era un po' più severo, avevano due opinioni diverse su quest'ultimo e spesso si scontravano a riguardo. Iniziammo a mangiare e Blitz ci parlava dei suoi nuovi progetti costumisti con un certo entusiasmo. Forse la sua attività stava dando veramente dei vantaggi stupendo sia me che Hearth che scoraggiavamo la proposta di aprire un negozio proprio in questo periodo, poi per quello che vendeva lui. Guardai l'orologio, era mezzogiorno in punto. Per le nove di sera dovevamo uscire e dovevo assolutamente prepararmi psicologicamente. Blitz si alzò e andò in camera sua. Questa volta era il turno di Hearth di fare i piatti e feci per alzarmi e andarmene ma sentii lui che batteva il palmo sul tavolo attirando la mia attenzione.

Ho dato uno scopo alla mia vita: l'amore (Fierrochase)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora