Capitolo 45

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L'agenzia di viaggi di Mario e Gabriele venne aperta a giugno del 2003: alla cerimonia d'apertura partecipò tutto il Quartiere, ognuno per dire la sua sulla nuova avventura commerciale dei due fratelli; c'era la contessa Altieri, che non solo presenziava per sé stessa ma anche per Emma; c'erano gli Zanoni, che avevano tenuto il maggiore degli Altieri come cassiere da quando era poco più che adolescente; c'erano i portieri Caruso, che non avevano mai visto di buon occhio il fidanzamento tra Viviana e Gabriele; c'eravamo noi Finelli con Leonardo e con i Floris, ormai diventati parte della famiglia; c'erano i Ferranti, con Marta ormai sedicenne in fiore e Beatrice che, lavorando allo studio legale Rossi, si dava arie da donna in carriera; e poi i Bianchi, i Baschetti, i Leonardi, i Martini e i Santini, i Moretti, i Durante e gli Scorticelli- Stornaiolo, tutti lì, con l'abito buono che nemmeno ad un battesimo o a un matrimonio, a testimoniare la propria presenza per poter dire ai posteri "Io c'ero, li ho visti gongolare a lungo quei signori decaduti".

                                     ***

L'attività partì bene esattamente come aveva promesso: la contessa aveva sparso la voce, e Leo ed io l'avevamo imitata, sottolineando il cognome Altieri - che nonostante tutto aveva ancora il suo valore - ed elogiando le capacità imprenditoriali dei due ragazzi, ricordando che il minore si era laureato in Economia e Commercio e sapeva bene di cosa stava parlando.
La clientela, almeno quella che avevamo portato noi, faceva parte della borghesia medio-alta e voleva viaggiare, conoscere posti sempre nuovi e perciò andavano a ruba mete come Cina, India, Indonesia, Americhe, Nordafrica, Scandinavia, Australia, pareva che nessun angolo del mondo dovesse rimanere inesplorato; ed io mi sentivo parte di quell'entusiasmo che fluiva da Mario a Gabriele, da Gabriele a Mario, perché era stato il nostro sogno quando eravamo piccoli, dare lustro all'ex libreria abbandonata e trasformarla in qualcosa di nuovo, di cui avrebbero usufruito in molti.
Nel frattempo il quantitativo di esami che mi distanziava dalla laurea si assottigliava sempre di più, stavo sempre sui libri, me li portavo appresso ovunque come quando facevo quando stavo sotto maturità, con l'unica differenza che l'agenzia degli Altieri aveva sostituito l'Incompiuta come luogo eletto.
Mi dirigevo sempre meno all'università, ormai ci sarei andata soltanto per organizzare la tesi con la mia relatrice, che ovviamente era la professoressa Taglioli; sentivo che la mia ambizione di bambina, quella di lavorare col mondo antico, stava prendendo una forma sempre più concreta.

                                    ***

Ero talmente dentro una bolla di felicità da non accorgermi che Leonardo era strano: freddo, scostante, infastidito da tutto, giurava di non avere niente quando gli chiedevo che gli stesse succedendo ma quando veniva con noi in agenzia aveva una faccia lunga fino al pavimento; siccome non si sarebbe mai confidato con me in maniera spontanea e naturale, un giorno all'università decisi di affrontarlo.
<< Ma si può sapere che cazzo di problemi hai? >> esordii determinata.
<< Che problemi vuoi che abbia? >> si mise sulla difensiva lui.
<< Ne hai eccome, ultimamente sei insopportabile, sempre con quel muso lungo, come se ti rodesse il culo! >> esclamai allora.
<< Vuoi proprio sapere la verità? >> mi sfidò allora.
<< Eh, magari! >> ribattei.
<< Ebbene sì, mi rode il culo, e lo sai perché? Perché da quando è cominciato tutto questo bailamme degli Altieri non fai che stare con loro, pare che da quando sono iniziate le loro peripezie io sono scomparso dal tuo raggio visivo... Mi hai abbandonato, lasciato sbiadire sullo sfondo, ti importa soltanto di ciò che fanno quei due, anzi, di quello che fa Gabriele! >> mi rinfacciò.
<< Che cazzo vai calunniando? >> inveii piccata.
<< Le mie non sono calunnie, Leti, ma è ciò che è vedo, che è sotto gli occhi di tutti, nel Quartiere! Credi che non mi sia accorto che ogni volta che mi vedono, gli abitanti dei casermoni, i commercianti, tutti gli anceschini, mi ridono dietro, mi etichettano come cornuto, indicando e sottolineando la tua intesa con Gabriele da quando eravate piccoli? >> replicò, liberandosi di tutto quel fastidio che gli bruciava dentro da troppo tempo.
<< Sei uno stronzo, un grandissimo stronzo! Gabriele e io siamo stati fidanzati da piccoli, è vero, ma si trattava di una cosa del tutto innocente, porca puttana, siamo cresciuti insieme, in fondo, si può sapere cosa ci trovi di male in questo nostro legame? >> sbottai perciò, anche se aveva parzialmente ragione: infatti, con quelle che avevo definito calunnie, Leonardo aveva gettato luce su un mio perenne nervo scoperto, ossia il rapporto tra me e Gabriele, qualcosa di borderline tra l'amicizia e l'amore, che non era né più la prima né si era mai evoluta davvero nel secondo.
<< Che non riesco a conoscerne la natura, e più cerco di immaginarla più me ne sento escluso, come se, quando state insieme, ci fosse un velo tra voi e il resto del mondo... Magari è una cosa di cui nemmeno vi rendete conto, ma succede. Noi stiamo insieme da due anni, Leti, ma ho sempre la sensazione che in questa nostra relazione siamo in tre! >> puntualizzò, finalmente svuotato di tutto il suo risentimento, che in quel momento mi vomitava addosso, e più lo faceva, più mi rendevo conto che quel suo sparare a zero me lo meritavo tutto; Gabriele ed io avevamo sempre avuto un'intesa e non avevo mai fatto nulla per negarlo, nemmeno dichiarando al mondo che quel tutt'uno lo formava con Emma e non con me: ma questo era ciò che vedevo io, dall'esterno chiunque vedeva tutta un'altra realtà.
Il senso di colpa nei confronti di Leo, che da quella realtà s'era fatto letteralmente accecare, stava diventando talmente insostenibile da farmi decidere che l'unica soluzione fosse tagliare corto, e scappare.
<< Non voglio più sentire una parola di questa conversazione! >> conclusi quindi, girando i tacchi e scappando via per i corridoi.
Leo mi venne appresso, perciò corsi più veloce possibile, a testa bassa per non mostrare a nessuno quelle lacrime che avevano una voglia matta di scendere giù.
Il mio sguardo era talmente fisso per terra che non mi accorsi dell'impatto che mi fece cadere a terra e sparpagliare i libri sul pavimento.
<< Signorina, sta bene? >> domandò una voce maschile sconosciuta. Alzai lo sguardo: di fronte a me c'era un uomo sulla quarantina, con i capelli castani un po' lunghetti e pettinati all'indietro, gli occhi marroni e la voce profonda e melodiosa.
<< Io... Ecco, non volevo finirle addosso, mi scusi davvero, è che la giornata era partita bene ed è diventata no in poche ore... >> cercai di giustificarmi.
<< Le giornate hanno il potere di cambiare veramente in poco tempo, ma non necessariamente in senso negativo. Io per esempio avevo una giornata come un'altra, finché non mi sono scontrato con lei... >> rispose sorridendo, tendendomi una mano per aiutarmi a rimettermi in piedi.
<< E le ho rovinato la giornata? >> chiesi preoccupata.
<< No, anzi. Mi ha appena dimostrato che le giornate normali possono riservare sorprese speciali... >> mi rassicurò.
Era straordinariamente galante, non capivo se era gentile per davvero o se voleva solo provarci.
<< Leti! Eccoti qua... >> esclamò la voce di Leonardo dal fondo del corridoio, venendoci incontro.
<< Leo... >> commentai imbarazzata. Era una situazione inspiegabile, desideravo scomparire all'istante.
<< Finalmente ti ho trovata... Perdonami per la sceneggiata di prima, ho esagerato... >> cominciò a scusarsi, prendendomi le mani, mentre lo sconosciuto ci osservava con curiosità.
<< E ci scusi anche lei, signor Storione... >> aggiunse poi. Lo guardai: come mai lo conosceva?
<< Non vi preoccupate. Capita di litigare, tra fidanzati... >> disse lui, prima di salutarci e andarsene.
<< Hai idea di chi è quello? >> continuò poi Leonardo, quando l'altro se ne fu andato.
<< No, chi è? >> gli domandai perciò.
<< È Tancredi Storione, il principale finanziatore delle ricerche della nostra facoltà. È un appassionato di storia antica e un rinomato filantropo, idealista e benefattore. Ho sentito dire che farà parte delle commissioni alle nostre lauree... >> mi spiegò.
Non parlammo più della nostra discussione di prima: il mio incontro-scontro con una personalità così in vista pareva aver appianato tutti i nostri dissidi.

La ginestra e il girasole [Saga del Quartiere Anceschi]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora