Capitolo 20

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I miei genitori...davanti ai miei occhi

Ero in cima alle scale, lo sguardo sbarrato, loro erano lì, erano tornati. Quanto sarebbero stati questa volta? Un giorno? Due?

                                                                        ~*~

Ero sulle ginocchia di mia nonna, <Jenny, tesoro, perchè piangi?>
<Nonna...non torneranno più vero?> gli occhi appannati dalle lacrime
<Ma cosa dici amore? Certo che torneranno>
<Perchè non sono rimasti con me? Perchè? Non mi vogliono bene?
<Ti vogliono bene...solo, sono molto impegnati al lavoro>
Fissai l'unica persona al mondo a cui volevo bene, guardai i suoi occhi un po' spenti, la strinsi a me, la strinsi con tutto l'amore del mondo, puro come acqua cristallina.

                                                                     ~*~

Ero mano nella mano con mia madre e mio padre, ero felice, non succedeva mai, dovevo godermi il momento al massimo, tenerlo stretto, cercare di non lasciarlo scappare.
<Mamma, papà...venite a prendermi voi oggi vero?>
<Certo tesoro, tranquilla>
<Okay> sorrisi soddisfatta entrando a scuola saltellando, forse, anche io, potevo iniziare una vita normale con la mia famiglia.

Non c'erano, mi avevano mentito

<Nonna?> la guardai stranita <perchè non ci sono mamma e papá>
<Ecco...loro sono dovuti partire subito, un impegno di lavoro improvviso>
<No!> urlai con tutta me stessa, mia nonna cercò di prendermi la mano ma mi liberai e sgattaiolai via
<Jenny torna qui!>
Corsi con tutta la mia forza fino a perdere il fiato, il cuore mi scoppiava, non avrei mai avuto una famiglia normale.

Ero solo una povera illusa

                                                                    ~*~

Trattenni un singulto, china sul freddo marmo. No...
<Nonna...perchè mi hai lasciata anche tu? Perchè?...io avevo bisogno di te, io avevo solo te>
Rimasi li, accasciata sulla lapide, un fiore tra le mani, versai tutte le lacrime possibili, dovevo essere forte, l'avrei fatto per lei.

                                                                   ~*~

<Siete...siete qui> sussurrai
<Jenny, vieni qui, fatti abbracciare>
<No, basta, non potete fingere tutte le volte di essere usciti mezz'ora per fare la spesa quando in realtà sparite per mesi, basta> la mia voce uscì flebile, stanca
<Noi...ti dobbiamo delle scuse>
<Non voglio le vostre scuse, il tempo perso nessuno me lo restituirà> sospirai e trattenni le lacrime che stavano minacciando di uscire <non ho voglia di parlare in questo momento, mi serve del tempo per me. Non potete piombare qui all'improvviso e pretendere qualcosa da me> le lacrime iniziarono a sgorgare lente <forse...forse domani, a meno che non dobbiate di nuovo scappare da me> sputai quelle parole con rabbia e mi chiusi in camera.

                                                                ~*~

Ricevetti un messaggio da Jenny, <Sono tornati i miei genitori>, fissai lo schermo del telefono, fioca luce nel buio di camera mia.
Sospirai, avrei desiderato con tutto il cuore poter pronunciare anche io quella frase, ma non mi era possibile.
Digitai velocemente, <vuoi parlarne?>
La risposta arrivò pochi attimi dopo <Domani, adesso non ce la faccio, ho bisogno di stare un po' da sola>
Non obiettai, se c'era qualcuno al mondo che poteva capire quanto erano preziosi i momenti di solitudine, quello ero io.
A volte bisogna prendersi dei momenti per riflettere, riordinare i pensieri.
Grazie a Jenny avevo capito però che i demoni interiori non possono essere sconfitti da soli.

Insieme

                                                                      ~*~

Sgattaiolai fuori la mattina presto, volevo parlare con Maicol.
Camminai a passo veloce, dovevamo incontrarci nel parco del mio quartiere, la testa era un turbinio di pensieri.
Lui era lì, su di una panchina, era lì per me.
<Maicol>
<Ehi, vieni qui>
Mi strinsi a lui, la mia ancora di salvezza.
<Hai già parlato con loro?>
<No...> sussurrai
<Cosa pensi di fare?>
<Io...io non lo so>
< Ieri quando mi hai mandato il messaggio ho pensato al fatto che, pur nella tempesta, hai ancora la fortuna di poter scrivere "sono tornati i miei genitori">
<Lo so...ma si è poi così fortunati ad avere dei genitori assenti? Non avere la possibilità di toccarli anche se sono vivi?>
<No...non volevo dire questo. Quello che hanno fatto i tuoi genitori è spaventoso, solo che...forse una possibilità la si può dare anche a loro, sono vivi, sono tornati per te, magari hanno capito i loro errori>
Fissai Maicol e...uscì spontaneo
<Ti amo>
<C-come?>
<Non ti chiedo di ricambiare, non ti chiedo di innamorarti di me, non so se sarà una cotta passeggera per te, io...non lo so, però si, ti amo>
<I-io...>
<Shh> mi sporsi verso di lui e lo baciai <grazie> sussurrai, <ora devo andare>

                                                                      ~*~

<Jenny! Finalmente, eravamo preoccupati per te, dov'eri finita?>
<Ho fatto un giro>
<Eri con lui?> chiese mia zia con un sorriso a trentadue denti
<Si...> arrossii
<Lui chi?> esclamò mio padre
Girai la testa di scatto, non mi ero ancora resa conto che i miei genitori erano lì in soggiorno
<Non lo sai...non lo sapete perchè non ci siete mai>
<Tesoro...> mia madre si avvicinò
<No!> indietreggiai
<Lo sapete che voti prendo? Lo sapete se ho delle amiche? Lo sapete quante volte ho pianto nella mia vita...oh, tante, tantissime volte, quasi sempre per causa vostra> le parole uscivano dalla mia bocca ininterrottamente, ero un fiume in piena, una tempesta esplosa.
<Ci siamo licenziati, non siamo più amministratori delegati di quelle aziende>
<Lo sapete quante volte...oh...> mi fermai di botto <C-come?>
<Ci siamo licenziati, forse è troppo tardi, forse non ci sarà più modo di recuperare. Nessuno mette in dubbio che non ci siamo stati quando dovevamo, nessuno mette in dubbio che gli anni persi dietro al lavoro non torneranno indietro, nessuno>

Fissai i miei genitori, gli occhi scorrevano da uno all'altro con spasmodica attenzione, poi iniziò a parlare mia mamma.
<Quando sono rimasta incinta eravamo molto giovani...incoscienti>
<Potevi abortire> sbottai
<No! Non l'avrei mai fatto, ti stavo dicendo...eravamo giovani e ci piombò addosso quella notizia, decidemmo di proseguire la gravidanza.
Dopo la tua nascita iniziai a soffrire di depressione post-partum, non sapevo come gestire i tuoi pianti, non sapevo come accudirti. Papà anche, entrò nel panico, iniziò ad allontanarsi da me e io avevo paura di perdere l'uomo della mia vita. Iniziai a concentrarmi sul lavoro, arrivò la possibilità di fare un tirocinio in un'azienda all'estero per una settimana, io e tuo padre accettammo, ti lasciammo a casa di nonna sicuri che ti avrebbe accudita meglio di quanto potevamo fare noi.
Poi la settimana di tirocinio diventarono due, poi tre, poi un mese, il lavoro ci ha risucchiato>
Mia madre tacque e riprese a parlare mio padre, <Abbiamo fatto l'errore peggiore della nostra vita, l'abbiamo capito troppo tardi, è vero...però...se tu ci dai una seconda possibilità...forse...forse possiamo ancora recuperare>

Dagli una possibilità

Le parole di Maicol rimbombarono nelle mie orecchie, forse potevamo veramente ricominciare da zero, recuperare il tempo perso, stavo ancora pensando quando i miei genitori mi strinsero in un abbraccio...crollai...e scoppiai a piangere.
<Perdonaci> sussurrò mia madre, <...perdonaci>
Fu in quel momento che li perdonai per davvero, insieme avremmo potuto ricostruire una vita insieme...ne ero sicura.

SPAZIO PICNIC ⭐️

Eccoci qui, siamo arrivati al capolinea della nostra storia, un piccolo particolare manca però al nostro puzzle.
Lo scoprirete nell'epilogo.
A presto!

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