Bunker 307, ore 23:02

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Dobbiamo trovare aiuto. Qualcuno, chiunque, che possa affrontare un Tonino dalla faccia squagliata e tre code. Mi aggiro fra i corridoi e sbatto a ogni muro: non riesco a proseguire dritta, mi sembra di essere ubriaca. Forse lo sono. Spiegherebbe la visione di un mostro tanto brutto.

Nonostante mi allontani sempre di più dall'infermeria, le urla aumentano d'intensità. Riconosco Maria, che deve essersi distrutta le corde vocali per emettere suoni simili. Mi copro le orecchie mentre continuo a sbandare alla ricerca di una persona qualsiasi. Mi andrebbe bene perfino Mirtilla, in questo momento.

Urto per l'ennesima volta il muro, ma questa volta è morbido. Troppo morbido. Il ragazzo mi afferra le spalle per tenermi in piedi e io mi aggrappo alla sua maglietta. Percepisco la stoffa umida, che bagna anche i miei vestiti.

«Lara,» dice lui. Lo riconosco all'istante dalla voce nasale. «Ascoltami, siamo in pericolo, c'è qualcosa che...» si ferma quando incrocia i miei occhi. Nei suoi, di un verde smorto, non vedo nulla, è come se fossero svuotati, come se qualcosa avesse scavato nel suo petto fino a togliergli l'anima e quello che era rimasto non fosse altro che quell'uomo magrolino e terrorizzato che ho davanti.

Cristopher deve vedere qualcosa di simile nei miei, perché deglutisce e prende fiato, senza mai staccare le pupille dalle mie. «È anche qui,» dice, e non è una domanda.

«T-Tonino,» indico dietro di me, «ha fatto qualcosa, gli è successo... si è trasformato e...» Io stessa non ho idea di come raccontargli quanto è accaduto. Come si spiega l'inferno che ho visto a qualcuno senza sembrare pazzi?

«Merda!» Si tasta le tasche, alla ricerca di qualcosa. Quando Ivy gli batte un colpo col muso sul dorso della mano, lui sforza un breve sorriso e la accarezza. L'espressione riservata a me è invece tutt'altro che rassicurante. «Lara, stammi a senti', ce ne dobbiamo anda' da qua. Subito.»

«Ma che è successo? Tu lo sai che è successo a Tonino?» Mi azzanno il labbro inferiore con tanta forza da sentire il sapore del sangue sulla punta della lingua.

Gli abiti di Cristopher sono umidi perché sporchi di sangue. La maggior parte ormai si è seccata, ma alcune macchie sembrano fresche, e sono quelle ad avermi imbrattato la maglia. Guardandolo meglio, sul viso presenta diversi tagli e graffi, le labbra sono spaccate e i capelli appiattiti contro la testa dal sudore.

È un uomo che ha varcato le porte dell'inferno ed è tornato vivo, quello che ho davanti.

Ma cos'è che ha affrontato? Mi immagino una squadra di mostri Tonino inseguirlo per i tunnel, con le code assassine che cercano di trapassarlo in ogni momento.

«Non abbiamo tempo, se c'è uno di quei cosi qua, ce ne dobbiamo anda' nei tunnel.» Parla come Mirtilla. «Anche se preferirei mori' di infarto piuttosto.»

Vorrei chiedergli un'infinità di cose. Vorrei sapere perché non tornava, cos'è che ha visto, perché Tonino è diventato un mostro dopo aver aperto la porta, ma l'abbaio di Ivy me lo impedisce. Il cane si è voltato, guarda il punto da dove siamo venute, verso l'infermeria.

Ho i muscoli bloccati. Mi rendo conto di star ancora stringendo la maglia di Cristopher e, forse, dovrei lasciarlo andare. Non ci riesco. Così come non riesco a girarmi, ad affrontare la realtà, perché la realtà è diventata troppo assurda per accettarla.

I passi si avvicinano pesanti, quasi degli artigli che distruggono il terreno con la propria forza. Sono veloci, dal ritmo incalzante e staccato.

Tu-tum, tu-tum.

Tu-tum, tu-tum.

Diventano un crescendo. Appartengono a un qualcosa a quattro zampe, oppure sono più creature che arrivano verso di noi.

Cristopher si irrigidisce. Stringo di più i pugni con cui mi tengo alla sua maglia. Lui estrae qualcosa dalla tasca dei pantaloni e lo lancia verso il corridoio. Ivy sceglie proprio questo momento per scappare nella direzione opposta; tengo ancora il guinzaglio in una mano, perciò mi trascina con sé e mi fa cadere in ginocchio. Il laccio mi scivola via, e così Ivy sparisce.

Mi congelo qui. Le mani di Cristopher mi agguantano e mi tirano su. Mi urla qualcosa. Lo guardo. Sento dell'isteria nella sua voce.

Tu-tum, tu-tum.

Tu-tum, tu-tum.

Il suono è vicino, tanto da coprire le parole di Cristopher e i miei stessi pensieri. Sento che è dietro di me. Frusta l'aria.

Cerco lo sguardo di Cristopher. Mi tiene ancora per le braccia. Mi sta reggendo in piedi, perché altrimenti le gambe non mi sosterrebbero. Oppure è lui che si regge a me. Scuote la testa. Un movimento secco, quasi impercettibile.

Non mi muovo. Perfino il sudore mi si è cristallizzato sulla fronte, troppo impaurito per colare giù.

La punta affilata della coda mi compare davanti. Accarezza il petto di Cristopher. Scende giù e apre uno squarcio nella sua maglietta. Sangue fresco – rosso e scarlatto – si unisce a quello secco.

Lui ancora non osa muoversi.

Tu-tum, tu-tum.

Ciò che era alle mie spalle adesso è sopra la mia testa. Le pupille si azzardano ad alzarsi, soltanto un poco. La coda schiocca contro il soffitto. Chiudo gli occhi e Tonino è qui, davanti a me. Li riapro, e il pomo d'Adamo di Cristopher mi accoglie con un movimento repentino.

Tonino c'è per davvero. La pelle del viso gli pende ovunque. È raggrinzita, flaccida. Ha inarcato il corpo all'indietro, fino a toccare il pavimento con delle mani che, di umano, non hanno più nulla. La pancia strasborda dalla camicia, un palloncino gonfio.

Le code si divertono a guizzarci attorno. Sa di averci in pugno. Non ha bisogno di ucciderci subito, forse vuole giocare con noi?

Cristopher allenta la presa. Annuisce. Io scuoto la testa. Vuole che io fugga, forse. Lo farei, ma le gambe non mi si muovono. E poi, Tonino mi blocca la strada per l'uscita del bunker: potrei solo tornare indietro. Scappare non avrebbe senso.

Poi arriva l'abbaio. Possente. Forte. Il cuore riprende a pulsarmi con rapidità, il sudore mi inonda gli occhi.

Ivy è tornata.

Attira l'attenzione di Tonino continuando a latrargli contro. Il mostro si volta. La pelle floscia del viso gli si apre e ne esce un urlo stridulo. Cristopher si sblocca nel momento esatto in cui Tonino spicca un balzo verso Ivy: estrae un oggetto da non so dove. Un coltello. Grida, mentre si lancia addosso al mostro e gli conficca la lama nella pancia.

Una delle code gli infilza il braccio, ma lui non molla la presa. Continua ad affondare l'arma. Di più. Sempre di più.

Il sangue di Tonino è normale. Zampilla.

Sangue.

Rosso.

Cremisi.

Soffoco un gemito dietro la mano. «Cris!» urlo.

«Esci da qua!» fa lui. «Vattene, La'!»

Non vorrei lasciarlo qui. Non dovrei. Morirà. Per quanto coraggio possa avere, è soltanto un uomo troppo magro e debole per vincere contro una bestia venuta direttamente dall'Inferno.

Lo supero di corsa e mi chino per raccogliere il guinzaglio di Ivy. Lei non smette di ringhiare e abbaiare. La strattono, e per poco non cado a terra; resto in piedi, grazie a non so quale miracolo. La chiamo, finché lei non si gira verso di me, e la tiro via di lì.

L'uscita del bunker è aperta. Le tenebre mi aspettano. Mi immergo in quell'oscurità e non mi guardo alle spalle.

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