Giulia arriva proprio nel momento in cui la signora ha finito di medicarmi la ferita; mi alzo dallo sgabello, con ancora il bruciore che mi formicola sotto la pelle, quando lei compare sulla soglia. I capelli sono un nido per le api, non mi stupirei di scoprirei che ha almeno un alveare intero nascosto in quel groviglio.
Indossa due parti di diversi pigiami: i pantaloni sono rosa a pallini viola, mentre la maglia presenta un motivo più scuro ed elaborato. Si lancia verso di me non appena mi vede, e per un attimo, restituendole l'abbraccio, ho paura di svegliarmi. È assurdo che a sembrarmi irreale sia riunirmi con la mia famiglia, e quanto invece mi sia già abituata a considerare normale la presenza di mostri orribili e cadaveri in ogni angolo.
Al contrario di Davide, lei ha davvero un buon profumo. Sapone, principalmente, e poi sa di casa.
«Oddio, ma come stai conciata?» esclama, senza smettere di stringermi. «Che hai fatto? Sei andata a fa' le prove per un film di Alien?»
«Fré, ma magari! Penso di esserci proprio entrata nel film.»
Mi guarda negli occhi, forse alla ricerca di qualche segnale che le faccia capire quanto sono seria. In altezza mi supera di qualche centimetro, ma lei è scalza e io con le scarpe, perciò siano sullo stesso livello. Alla fine soffoca una risata. «Dai, seria, che è successo?»
Premo le labbra una contro l'altra. Come faccio a spiegarglielo? Nessuna persona con un minimo di sale in zucca mi crederebbe e, anche se lei di sale in zucca non è che ce ne abbia poi tanto, in fondo non è pazza. Non così tanto almeno.
Sorriso sotto i baffi. Se potesse sentire i miei pensieri, mi rifilerebbe un bello schiaffo sulla spalla.
«A proposito, senti, ma il tizio che è venuto a cercarmi è il tuo ragazzo?» Sgrano gli occhi all'assurdità della sua affermazione. «No, perché, cioè, non ti voglio giudicare, eh, ma non pensavo che ti saresti scelta un rozzone del genere.»
«No, Davide non...» Mi fermo per sospirare. Suppongo sia logico che si sia creato questo stupido malinteso. «È un amico» borbotto soltanto, perché alla fine mi è più facile spiegarlo così. La versione lunga la otterrà dopo, insieme a tutto il resto.
«Quindi l'hai friendzonato?»
Manco a farlo apposta, Davide sceglie proprio questo momento per entrare. Lancia un'occhiata stralunata a Giulia, poi a me. Apre la bocca come a voler parlare, ma non dice nulla.
Cazzo, quanto vorrei sotterrarmi in questo momento.
«Mamma e papà?» cambio argomento.
«Ah, dormono. Un po' come tutti, a quest'ora barbina. Sai com'è, di solito le visite si fanno il giorno. Se vuoi li sveglio.»
«No no, lascia stare» mi affretto a dire. «Li saluto domani.» Per quanto possa avere voglia di rivederli, preferirei di gran lunga farmi un riposino, prima.
Giulia nota la fasciatura che mi percorre l'intero avambraccio. Non ne parla, ma il viso si rabbuia in un istante. «E Ivy?» chiede piuttosto.
Mi manca il respiro. Il groppo alla gola è tanto grande da bloccare l'aria che cerca di entrare. «L'ho... persa.»
Lei chiude gli occhi. Le palpebre le fremono, come se fosse tormentata da un incubo. Mi stringe di nuovo a sé, perché forse crede che ne abbia bisogno. Forse è lei ad averne bisogno.
Ma non la ricambio. «Non è morta. La ritroverò.»
Si irrigidisce. È una statua di pietra, quella che ha la testa affondata nei miei capelli sporchi. «Che significa?» chiede, la voce strozzata.
Per qualche assurdo motivo, da sopra la sua spalla guardo Davide. Lui emette un suono dalle labbra, facendo quasi schioccare la lingua sul palato, e abbassa il capo. Non ho mai perso tempo a chiedermi se si senta in colpa per quanto è accaduto ad Ivy: se l'ho lasciata indietro, legata e senza possibilità di fuga, è soltanto a causa sua e del suo stupido piano.
La mia rabbia non è mai stata direzionata verso di lui. Anche se non gliel'ho mai detto, e comincio a pensare che invece avrei fatto bene a farglielo sapere. Faccio ancora in tempo.
Però non adesso. Il racconto di tutto quello che ho passato esce fuori dalle mie labbra come un minestrone confuso di parole. Mia sorella mi osserva, senza intervenire, ma leggo la perplessità nei suoi occhi non appena menziono la trasformazione di Tonino. Ottengo un sospiro quando riferisco la rivelazione di Maria, sulla sostanza, sul fatto che ogni singolo mostro è in realtà una parte di una stessa essenza.
Davide invece si avvicina quando spiego il modo in cui la sostanza ha preso Cris. Perché lui tutto quest'inferno l'ha vissuto insieme a me, e ora perfino per lui acquista un senso.
Giulia invece si è allontanata e si è messa a passeggiare per l'infermeria. Siamo soltanto noi, il rumore dei suoi passi e il debole russare di Antonio.
«So che sembra 'na stronzata da film cazzaro» interviene Davide, «ma ti posso giura' che è vero.»
Giulia reclina il capo a guardare il soffitto. Lancia un altro sospiro. Poi sembra rilassare i muscoli, un minimo, e prende uno sgabello per posizionarlo accanto a me. «Mettiamo che io vi creda. La', vuoi davvero tornare in quell'inferno?»
Non sono mai stata così sicura di niente nella mia vita. La mia non è neanche una decisione, perché non ho alcun dubbio, alcuna alternativa da scegliere.
«Devo riprendere Ivy» dico soltanto. Ed è abbastanza.
«Stai a scherza'!» Giulia non alza mai la voce, eppure eccola qui, a urlarmi in faccia. «Se veramente hai affrontato tutti quei mostri, sei viva solo per miracolo! Cosa ti fa pensare che puoi salvarla? O che sia ancora viva?»
La cosa più assurda della faccenda, per me, è che mi abbia creduto; che facesse una scenata una volta scoperte le mie intenzioni, invece, non mi stupisce affatto. Sono la sorella minore e, al posto suo, farei la stessa identica cosa.
«Secondo me c'ha bisogno di dormi' un po'» interviene Davide. Ci giriamo a guardarlo. Lui si torce le mani. «È stanca, lo so' pure io, e co' una bella dormita vedi come si toglie 'ste idee dalla coccia.»
«Da'» comincio io.
«Hai ragione» dice invece Giulia. «Fatti una dormita, La'. Dopo starai meglio e potremo parlare in santa pace. Puoi venire in camera mia, se vuoi.»
Scuoto la testa. Non cambierò affatto idea dopo essermi riposata, perché sono lucidissima, ma un bel sonno me lo farei volentieri. «No. Non mi va di camminare ancora. Va bene anche qui.»
Insieme, Giulia e Davide mi trascinano fino a un lettino vuoto e mi fanno sdraiare. Parlottano fra di loro, quando perdo del tutto i sensi.
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In The Underground
HorrorDopo lo scoppio di una gigantesca guerra nucleare, il mondo in superficie è diventato ormai invivibile. I sopravvissuti si sono raggruppati in dei giganteschi bunker sotterranei, collegati l'uno all'altro attraverso un intricato sistema di tunnel, d...