Richiesta di -Purple_world- spero ti piaccia. Tra l'altro sta scrivendo delle belle storie sui Bangtan che vi consiglio di leggere. Buona lettura
EMILY P.O.V.
Matematica. Aish, la mia peggior nemica. Ogni volta che vedevo un'espressione algebrica mi correvano dei brividi lungo la spina dorsale. La odiavo con tutta me stessa, ecco perchè andavo così male.
Erano tre ore esatte, minuto più minuto meno, che cercavo di risolvere dei semplici quesiti e che, puntualmente, mi uscivano errati.
" BASTA " pensai tra me e me
" Continuerò dopo ". In quell'esatto momento entrò in camera mio fratello San-ho, che mi guardò con aria interrogativa prima di capire quale fosse il libro posato sulle mie gambe
<< Non ti vengono eh? >>
<< Ci ho provato ma niente. Ora però sono stanca. Voglio riposarmi >>
<< Fai bene. Se rilassi la mente le cose ti vengono meglio >>
<< Comunque perchè sei qui? >>
<< Perchè volevo dirti che tra poco arriverà Jimin >>
<< Cosa? >>
Park Jimin era il migliore amico di San-ho. Era un ragazzo di quelli che si incontra raramente, bello, affascinante, con gli occhi del colore del caffè e la pelle candida. I suoi capelli spesso erano tinti di tonalità differenti. Arancione, biondo e blu erano le sue varianti preferite. Ogni tanto portava degli occhiali, forse per piccoli problemi di vista.
Insomma, un ragazzo impeccabile. Ma com'è che si dice? Non è tutto oro ciò che luccica.
Jimin era una sorta di playboy, sia di aspetto che di carattere. Stranamente non era fidanzato, anche se si era portato a letto chissà quante ragazze. Gli standard di quest'ultime potevano essere descritti con una sola definizione : troie. Eh si, perchè infondo lo erano tutte quante.
La verità è che, anche se dimostravo di odiare Jimin, io lo amavo. Ci avevo perso la testa da anni ormai, così come avevo perso la speranza di poter anche solo essere un'amica per lui.
Con mio fratello si comportava bene, con me tutt'altro. A volte mi ignorava, altre mi stuzzicava scherzando sul mio essere vergine. E questo mi faceva star male.
<< No San-ho, scordatelo. Io non ci rimango in casa con lui >>
<< Ma dai, starà qui solo per un'oretta e poi non sarai da sola. Non devi per forza rimanere con noi. Puoi anche rinchiuderti in camera. Che ti
costa? >> gli lanciai uno sguardo di fuoco che lui sorresse, fino a quando fui costretta ad arrendermi
<< Uff, e va bene >> vidi un enorme sorriso stamparsi sul suo volto e in men che non si dica venni travolta da un grande abbraccio
<< Ti voglio bene sorellina >>
<< Anche io te ne voglio fratellone. Ma non farmi incazzare o saranno
guai >>
<< No no, stai tranquilla. Non succederà nulla >>
<< Speriamo >>UN'ORA DOPO
Il campanello suonò. San-ho era chiuso in camera, probabilmente a cambiarsi, perciò realizzai che sarebbe toccata a me la scocciatura di aprire la porta a LUI.
<< Emily, puoi andare tu ad aprire? >> urlò mio fratello lungo tutto il corridoio
<< Si >> la mia voce lasciava trasparire l'irritazione.
Con tutta la calma del mondo, perchè infondo non c'era fretta, arrivai in soggiorno e feci entrare il "signorino" in casa. Questa volta si era tinto i capelli di viola e portava nuovamente gli occhiali. Nonostante non dovesse andare da nessuna parte, indossava un vestiario tipico da discoteca : camicia leggermente sbottonata con sopra una giacca e pantaloni di pelle. Gli rivolsi a malapena uno sguardo, per evitare che notasse le mie guance tinte di rosso.
<< Non si saluta più ormai? >>
<< Dovrei per caso salutarti? >> gli risposi senza neanche voltarmi. Dopodichè salii in camera mia, incrociando per le scale San-ho
<< Tienitelo >> fu l'unica cosa che gli sussurai all'orecchioAltre due ore erano passate e io non ne potevo più di rimanermene chiusa in camera senza uscire. Mi sentivo quasi soffocare. Di solito adoravo la solitudine, così come mi piaceva rinchiudermi in essa, ma quando qualcuno mi ci costringeva, non lo sopportavo.
Non mi andava di rivedere Jimin. Il mio cuore non era pronto, il mio stomaco non poteva sopportare tutte le sensazioni che avrei sicuramente provato anche al solo guardarlo. Ma mi era impossibile rimanere quì dentro ancora per molto.
Bussarono alla porta e pensai fosse San-ho che mi avvisava che Jimin se ne fosse andato.
Azzeccai sulla persona, ma non sul motivo per cui fosse venuta
<< Ehi sorellina, io vado a prendere del cibo. E Jimin rimane a cena da
noi >>
<< Cosa? No, San-ho. Mi avevi promesso che....>> non finii la frase che mi interruppe di nuovo
<< Lo so, ma la madre lo ha chiamato dicendo che non tornerà prima di domani. Non posso lasciarlo morire di fame >>
<< Perchè no? E poi è grande, può cucinare o più semplicemente ordinare del cibo online >>
Iniziò tra di noi una gara di sguardi : il mio era infuocato, mentre quello di mio fratello era calmo e pacato. Come sempre però vinse lui.
<< Ti voglio bene. Non fate danni >>
Sentii dei passi, un chiacchiericcio e poi la porta sbattere. Bene, ero da sola in casa. Con Park Jimin.
Pensai fosse ormai inutile rimanere in camera, poichè sarebbe comunque venuto lui a darmi fastidio. Perciò, dato che avevo fame, scelsi di andare in cucina a prepararmi dei noodles istantanei giusto per smettere di far brontolare lo stomaco.
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𝕆ℕ𝔼 𝕊ℍ𝕆𝕋【-】ⒷⓉⓈ
Short StoryIn questa storia scriverò one shot tra i vari membri dei BTS, ma anche tra loro e ragazze che chissà, potreste essere voi. Questa è la mia prima storia, spero vivamente che vi piaccia. PS : questa sarà una raccolta abbastanza disordinata, e forse ag...