t h r e e

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- ehi! - mi urlò la mia migliore amica appena risposi alla chiamata.

- ahi! Mi hai stonato il timpano! - dissi urlando anche io.

- sai che con me non funziona. - disse.

- io non metto mai gli auricolari. - continuò fiera di sé.

- ti odio. - le dissi scherzosamente.

Lei era Dalila. La mia migliore amica. Ci conoscevamo da quando eravamo piccoline, avevamo cinque anni entrambe.

Credo di non aver mai avuto un'amicizia così lunga e duratura nel tempo. Non abbiamo mai litigato, e se lo abbiamo fatto, era per cose futili.

Le volevo un bene dell'anima e non potevo desiderare amicizia più bella di quella.

- cosa mi racconti? - mi chiese. Sentii un rumore, probabilmente si era buttata sul letto, come faceva sempre, quando le stavo per raccontare qualcosa.

- bhe...nulla di che. Ho conosciuto due ragazzi. La femmina si chiama Emily, il ragazzo Dylan. - dissi sistemandomi sulla nuova sedia della mia camera.

- oh...e il ragazzo? Carino? - chiese e io immaginai stesse facendo una delle sue solite facce da pervertita.

- mhh...no. Non è il mio tipo, ma potrebbe essere il tuo. - dissi facendo una voce teatrale.

- oh, stai tranquilla che non lo incontrerò mai. - disse e sentii un pizzico di tristezza nella sua voce.

Sapevo che stava male per il fatto che non mi avrebbe più rivista se non per FaceTime o quando sarei tornata in Italia.

- dai, so che verrai a trovarmi. E poi, per le vacanze di Natale, io sarò lì. - dissi cercando di consolarla.

La sentii sospirare e i miei occhi si inumidirono. Tirai su col naso e respirai a fondo per impedire che iniziassi a piangere.

- e raccontami...com'è questo Dylan? - disse per cambiare discorso.

- bhe...è poco più alto di me, ha gli occhi verdi e i capelli neri.

- ammazza, oh! - disse gasata.

Risi e riportai il cellulare all'orecchio.

- da te come va invece? Cosa hanno detto gli altri?

- nulla, anche se c'è una cosa... - disse con musicalità.

- cosa? Non tenermi sulle spine. - dissi ansiosa.

- Pasquale...ha chiesto di te! - disse urlando le ultime parole.

Rimasi per qualche secondo immobile.

- Pasquale, quel Pasquale? - chiesi non riuscendo a connettere il cervello.

- sì! Quando sono uscita da scuola, lui mi si è avvicinato e mi ha detto che aveva saputo che te ne fossi andata.

- oh mio dio. - dissi non sapendo cos'altro dire.

Pasquale era il ragazzo che mi piaceva da qualche mese ormai. Eravamo semplici conoscenti, ma il fatto che lo vedessi quasi sempre perché veniva a prendere la sorella, mi aveva fatta prendere una bella cotta.

- perché queste cose accadono quando me ne vado? - dissi piagnucolando.

- oh, non ne ho idea. Sei perseguitata da una sfiga perenne. - mi disse scoppiando a ridere.

- ah ah. Che ridere. - dissi alzando gli occhi al cielo.

- che permalosa... - disse facendo finta di infastidirsi.

those damn eyes.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora