f o u r

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- non puoi capire. In pratica Wolfhard si è lasciato con Addison. - dissi a Dalila mentre mangiavo le mie patatine preferite.

- aspetta...Wolfhard è quello popolare? - mi chiese lei bevendo dalla sua bottiglina.

- esatto. Stavano discutendo in mensa come se si trovassero al mercato. Non sapevo di cosa stessero discutendo, poi ho sentito che lui non l'amava. Stavano insieme da quasi un anno. - dissi velocemente.

- cavolo, che botta. Ma non l'ha mai amata? - mi chiese interessandosi all'argomento.

- questo non lo so, e penso che nessuno lo sappia. Solo lui può saperlo. - dissi prendendo un'altra patatina.

- beh...potresti chiederglielo. - disse.

- stai scherzando, vero? Già non lo sopporto, figurati se vado vicino a lui e gli dico hai mai amato Addison? Penso mi manderebbe via a calci nel sedere. - dissi.

- oh, potresti almeno provarci.

- certo. Nei tuoi sogni più lontani, forse.

- beh, io ti devo lasciare. Qui è l'una meno un quarto. Da te?

- le cinque meno un quarto. - dissi guardando l'orologio sulla parete.

- oh, è prestissimo. A domani, stella.

- a domani, fiore. - dissi attaccando.

Mi alzai dal letto e andai alla scrivania. Avevo da fare chimica e matematica, materie profondamente odiate. Inoltre ero una schiappa.

Dopo aver passato quasi un'ora a scervellarmi per capirci qualcosa, chiamai Dylan.

- ehi, Chiara. Tutto bene? - mi chiese.

- si, Dyl, solo che non so fare chimica e matematica. - dissi in un lamento.

- oh, io l'ho già finito. Se vuoi, ti do una mano. - disse gentilmente.

- te ne sarei infinitamente grata. - dissi.

Ci accordammo. Lui sarebbe venuto a casa mia per aiutarmi. Dopo neanche dieci minuti bussarono alla porta.

Stavo per scendere le scale, ma lo trovai già dentro.

- ti ha aperto mamma? - chiesi.

- sì. Sai che sei la sua fotocopia? - disse sorridendo.

- lo dicono in tanti...

Salimmo in camera mia e mi sedetti alla scrivania. Lui tolse il giubbotto e si sedette sul letto, accanto a me.

Iniziò a spiegare e, miracolosamente, capii tutto alla perfezione.

- bene. Abbiamo finito. - disse chiudendo il libro che aveva in grembo.

- dimmi che scherzi! - dissi urlando.

- no. Abbiamo finito. - disse sorridendo.

- oh sì! Grazie, grazie, grazie! - gli dissi buttandogli le braccia al collo.

Lui rise e ricambiò l'abbraccio. Ci staccammo e sistemai lo zaino, poggiandolo poi ai piedi della scrivania.

Quando sollevai lo sguardo, lo vidi vicino la finestra.

- Chiara...sai chi vive in quella casa? - mi chiese quasi terrorizzato indicando l'abitazione che si trovava a pochi metri dalla mia.

- no. Perché? - chiesi.

- Finn Wolfhard. - disse voltandosi lentamente.

- cooosa? - esclamai balzando vicino a lui.

- mi sono appena reso conto che questa è la stradina dietro il viale principale. Dimmi che chiudi le tende quando ti cambi.

those damn eyes.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora