f i f t e e n

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Sospirai ancora sul balcone della camera d'hotel.

Ero indecisa se chiamare o non chiamare Finn. Da lui era sera, mentre da me era notte fonda.

In effetti, erano le tre del mattino e i miei dormivano, mentre io ero lì fuori, infreddolita.

Mentre pensavo se fossi sembrata un caso disperato se l'avessi chiamato, mi arrivò un messaggio. Era da parte sua.

Mi chiedeva se dormissi e sorrisi al pensiero che non mi volesse svegliare.

Risposi con un per prenderlo in giro. Lo chiamai subito dopo e rispose dopo uno squillo.

- ehi... - sentii dall'altro capo del telefono.

- ehi...

- come va lì da te? - mi chiese piano.

- bene. Da te? - chiesi io in un sussurro.

- si va avanti. Chiara, mi manchi... - disse sospirando.

Il mio cuore iniziò a battere più velocemente.

- anche tu mi manchi, Finn. Mi manchi...

- divertente, non sono passati neanche due giorni. - disse ridendo leggermente.

- già... - dissi sospirando con un sorriso stampato in volto.

- ho visto la foto che hai postato su instagram. È lei Dalila?

- sì. Anche se in quella foto sembro una balena. - gli dissi sorridendo.

- non prendermi in giro. Sei stupenda.

Chiusi gli occhi e strinsi le labbra per non urlare di gioia.

- sì, io sono stupenda.

- esatto e amo quando lo dici, perché è vero.

Alzai l'angolo sinistro della bocca, formando un sorriso per metà.

- la tua finestra chiusa non è la cosa più bella di questo mondo. Sono proprio qui davanti e ti immagino seduta sul davanzale, con le gambe penzoloni. Ti immagino con quella tua felpa gigante, le tue cosce scoperte e i piedi scalzi mentre hai i capelli sciolti e voluminosi. Ah, comunque amo i tuoi capelli. - disse.

Respirai a fondo. Le farfalle si agitarono nel mio stomaco. Non riuscivo a credere all'effetto che mi provocasse quel ragazzo.

- anche io ti immagino. Immagino la tua finestra e tu seduto come ogni volta con una sigaretta tra le dita. I capelli arruffati e le guance ricoperte di lentiggini, mentre guardi la strada alla tua sinistra e le auto che camminano. Ah, comunque amo le tue lentiggini. - dissi imitandolo.

Lo sentii ridere. Lo feci anch'io.

- non puoi capire come è strano non vederti. - disse in un sussurro.

- come è strano non vederti mentre studi o mentre semplicemente scegli cosa indossare. Ogni volta che chiudo gli occhi ti vedo.

Una lacrima mi attraversò la guancia per poi bagnare la mia maglietta.

- mi manchi...non puoi capire quanto... - disse con voce sommessa.

- mi manchi anche tu, Finn. Mi manchi da morire...

Tirai su col naso e mi sedetti sulla sedia di ferro.

- a me mancano le nostre chiacchierate prima di andare a dormire. Sui nostri davanzali. Mi manca vederti mentre fumi, anche se sai che odio quando lo fai. - risi debolmente.

- manca il vederti ogni giorno. - dissi e terminai con un sospiro.

Sospirò anche lui e sentii in sottofondo la melodia di Beautiful In White.

La melodia si fece più forte, molto probabilmente perché aveva avvicinato il telefono alla fonte dalla quale proveniva la musica.

Sorrisi e chiusi gli occhi. Dopo poco, la melodia si allontanò e lui iniziò a cantare.

- so as long as I live I'll love you will have and hold you. You look so beautiful in white... - cantava in un sussurro.

- and from now til my very last breath this day I'll cherish. You look so beautiful in white...tonight... - terminammo insieme.

Risi e mi asciugai le guance bagnate.

- vai a dormire, che è tardissimo... - disse.

Guardai l'orologio del mio cellulare. Erano le 4:43.

- ma non voglio attaccare... - dissi imbronciandomi.

- vai. Ci sentiamo domani. Mi manchi.

- anche tu. Tanto. - dissi e attaccai.

Mi trascinai fino al mio letto e mi intrufolai sotto le coperte.

La mattina seguente mi svegliai di mia spontanea volontà. Guardai l'ora e spalancati gli occhi.

- cosa?! Come è possibile? - dissi e mi alzai andando verso la camera dei miei.

Non c'era nessuno, poi vidi un messaggio sul mio cellulare. Era mia mamma che diceva che erano andati a trovare dei loro amici con mia sorella.

"non preoccuparti, è normale che tu non ti sia svegliata. È il jet-lag." aggiunse con un'emoji che manda il bacio.

Sorrisi e le inviai un Okay.

Mi vestii velocemente con un jeans chiaro a vita alta e un crop top rosa, mi infilai le mie converse nere al piede e presi il mio Blauer nero.

Uscii dall'hotel e mi incamminai verso la mia vecchia scuola.

Era vuota, ovviamente, ma rimasi per un po' ad osservare le foglie degli alberi che si trovavano davanti all'entrata.

Vidi una sagoma alla mia destra e mi voltai nella sua direzione.

- Chiara? Sei davvero tu? - mi chiese il ragazzo avvicinandosi.

- sì, Pasquale. In carne ed ossa. - dissi cercando di non ridere per la sua espressione esterrefatta.

- sai...da quando te ne sei andata sono cambiate un po' si cose...

- ma se è passato poco più di un mese! - dissi ridendo.

- lo so, ma è cambiato qualcosa. So che prima di andartene in America non ci parlavamo molto, ma...vorrei che ci conoscessimo meglio... - disse abbassando lo sguardo sulle mie scarpe.

- oh...sì. Mi piacerebbe. - dissi sorridendo.

- che ne dici se andiamo a fare un giro? - mi chiese facendo un cenno con la testa verso la strada.

- sì, va bene.

Ci incamminammo verso non so dove e parlavamo del più e del meno. Scoprii che avevamo poco in comune.

Quando calava o i silenzi, delle volte erano imbarazzanti, però cercavo di spezzarli smorzando la tensione.

- è ora di pranzo, vogliamo mangiare qualcosa? - disse guardando il suo orologio.

- oh, sì. Chiamiamo anche Dalila e Mark? - dissi prendendo il cellulare.

Annuì, ma intravidi un fascio di delusione trafiggergli gli occhi.

Chiamai la mia amica è dopo anche mia madre per avvisarla che non ero più in hotel e mangiavo con gli altri.

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- questo pollo è magnifico! - dissi addentando la mia forchetta.

- già. Ha aperto da poco questo ristorante, ma è davvero il top! - disse Dalila versandosi la Coca Cola.

Il mio cellulare iniziò a suonare nella tasca del mio giubbotto e lo presi cercando di non farlo sporcare.

Sorrisi quando lessi il nome di Finn.





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