n i n e t e e n

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Sorrisi e lo baciai.

Ti amo anch'io.

Mi aveva appena reso la persona più felice del mondo.

- sei bellissimo. - dissi accarezzandogli la guancia destra.

- questo già lo so. - rispose con un'espressione di superiorità.

Gli feci la linguaccia e mi voltai dall'altra parte.

- ehi! - esclamò prima di farmi voltare verso di lui.

Mi scoccò un bacio sulle labbra e ci vestimmo.

Mi aiutò ad alzarmi e ci incamminammo verso casa nostra mano nella mano.

- non voglio tornare a scuola domani. - dissi in un lamento.

- a chi lo dici.

- molto probabilmente mi sveglierò all'ora di pranzo per il jet-lag.

- giusto. Almeno è una scusa per non andare a scuola. - disse sorridendo beffardamente.

- sei uno stupido, Finn Wolfhard.

- se non ero uno stupido non ti saresti innamorata di me. - disse tirandomi la mano e facendomi finire tra le sue braccia.

- ti amo, Chiara.

- idem. - risposi con un sorriso timido.

Sorrise anche lui e mi strinse le guance tra le mani.

- adesso sei mia? - mi chiese con un luccichio negli occhi.

Feci finta di dover decidere.

- mh...non saprei...

- oh...andiamo.

- sì. Sono tua. - risposi sorridendo.

Mi prese per la vita e mi sollevò in aria facendomi girare.

Ridevo come non avevo mai riso. Ero felice. Felice più che mai.

Mi mise delicatamente per terra e mi avvolse un braccio attorno alle spalle.

————————

Mi svegliai per la luce che filtrava dalle finestre.

Mi strofinai gli occhi e li aprii, mettendo a fuoco la mia camera.

Rimasi immobile per qualche istante, poi presi il cellulare e guardai l'ora. Erano le 13:23. Sospirai e mi alzai stiracchiandomi tutta.

La mia mente tornò alla sera precedente e un sorriso comparse sulle mie labbra. Scesi al piano inferiore con addosso la mia vestaglia e andai in cucina.

- buongiorno, dormigliona! - urlò mia sorella correndo nella mia direzione.

- ehi. Anche tu ti sei alzata tardi?

- sì. Mamma è andata a fare la spesa. Sono sotto la tua responsabilità.

- bene. - dissi sarcastica.

- sì, lo so. Infatti le ho detto che sono io che devo badare a te. - mi rispose incrociando le braccia.

- non fare la spiritosa, mocciosetta. - e le diedi un colpetto sulla pancia.

Preparai il pranzo per entrambe e ci sedemmo a tavola.

- buona questa pasta. - disse.

- lo so, modestamente potrei diventare cuoca.

- ah ah. No.

- perché no?

- perché sei troppo acida e impaziente. Non dureresti un giorno. Anzi, il tuo negozio non durerebbe un giorno.

those damn eyes.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora