Capitolo 3

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Nikka, insieme alla marocchina, che si chiamava Cloe, Anggi, che era una ragazza peruviana davvero bella, con i capelli lunghi neri, la pelle scura e ambrata, e le altre sette ragazze che si chiamavano: Andrea, Mimi, JT, Chichi, Fiona, Natalia e Pippi, mi portarono in una stanza molto piccola e buia, l'unica cosa che faceva luce era una piccola finestrina da dove si vedeva dall'alto la stanza di Tyler.
Nella stanza c'era con lui Jenni, che indossava un paio di mutandine e un top rosso di pizzo. Ai piedi invece aveva un paio di scarpe con il tacco dodici nere.
Tyler stava seduto sul letto e la osservava, mentre lei si muoveva in modo provocante davanti a lui.
C'era una musica jazz sensuale.
Tyler si mise la mano nei pantaloni e le dava ordini: - Prendi una sedia. -
Jenni lo fece e si sedette davanti a lui in modo a dir poco sexy.
-  Apri le gambe. - continuò lui.
Lei obbedì.
Lui tolse la mano dai pantaloni e fece un ghigno.
- Ora balla con calma. Toccandoti dal collo fino ad andare giù. - lei lo faceva: - Ora toccati. Morditi anche il labbro e pensa a me che ti mordo il collo e ti lecco là sotto. -
Jenni prese a masturbarsi con calma.
Intanto Tyler si alzò e parlò con calma girandogli intorno.
Fece scivolare la sua mano lungo il braccio di Jenni fino ad infilare la sua mano con la sua  nelle sue mutandine.
Lei prese a gemere con più foga.
-  Dimmi che ti piace! - continuò Tyler.
- Mi piace. Ti prego continua. Ahhh. - gridò Jenni.
- Ma cosa sta facendo?! -  feci io spaventata alle altre ragazze.
- Tranquilla. Non le sta facendo del male. - mi rassicurò Nikka.
- Perché me lo state facendo vedere? - continuai a chiedere.
-Perché devi conoscere Tyler. -
- Che cazzata. Non m'interessa conoscerlo. -
- Marta è importante che tu capisca cosa è in grado di fare e questo ne è un esempio. Domani conoscerai un'altra parte di lui. Imparerai a combattere. -
Continuammo a guardare e devo ammettere che per pochi secondi la mia mente mi portò ad immaginarmi al posto di Jenni e brividi di piacere passarono in tutto il mio corpo.

Tornata nella mia stanza non riuscivo a smettere di pensare a quello che avevo visto.
Mi guardai allo specchio e presi a far scivolare la mia mano sul collo, poi mi toccai il seno e mi pizzicai il capezzolo. Nel frattempo pensavo a Tyler.
- Porca puttana! - mi dissi: - Non posso provare piacere con uno come lui. -
Poi mi guardai di nuovo allo specchio e infilai con calma la mano nei pantaloni e toccai il clitoride.
Feci un gemito di piacere: - Wow. -
Guardai la porta e andai a chiuderla a chiave. Mi sdraiai sul letto e infilai di nuovo la mano nei pantaloni e misi a massaggiarmi e man mano presi ad immaginare che il suo pene penetrasse in me e andasse avanti e indietro dando vita a una serie di sensazioni piacevoli che si agitavano in me.
Ti prego continua. Mi dicevo. Ti prego non smettere, voglio che tu mi faccia male, continua!!!!
Iniziai a strofinare con più forza e sentire che avevo la possibilità di poterlo toccare mi dava una sensazione di  potere. Infilai il dito più in profondità. Iniziai a farmi un ditalino. Faceva un po' male, ma il fatto che era lì dentro mi dava ancora più voglia di continuare.
Tyler era lì, lo sentivo, mi osservava con piacere e molto probabilmente si stava masturbando anche lui...
Quella sensazione mi fece venire.
Lasciai un gridolino. Avevo avuto appena un orgasmo. Mi misi a sedere e un insieme di emozioni contrastanti si presentarono.
Ma che cazzo stai facendo Marta?! Tu lo odi quell'uomo. Ed era così. Ma era davvero sexy, affascinante, e avevo bisogno di amore.
Nikka aveva ragione. Perfettamente ragione. Ero stanca di scappare e avevo bisogno, come una droga, di una figura maschile, non come padre, ma come amante.
Avevo scopato per due mesi e ora avevo bisogno di farlo di nuovo e di nuovo ancora.

- Ti sei masturbata, vero? - mi chiese Nikka: - Tranquilla, non devi vergognarti. L'abbiamo fatto tutte quante. Hai immaginato lui, non è vero? -
Annui semplicemente.
Ad un tratto entrò nella sala, dove avevo conosciuto tutte le ragazze e Tyler,  lui  seguito da Jenni.
Nikka mi aveva spiegato che Jenni era stata la prima ragazza che Tyler aveva salvato e per questo lei ne era davvero riconoscente. Per questo motivo si lasciava fare di tutto da lui e secondo me si era costretta di amarlo.
-  Andiamo a sparare un po'. - ci ordinò Tyler.
Lo seguimmo e andammo nel grande parco.
Tutte sparavano e lottavano con una certa facilità, io rimasi con Tyler che mi spiegò i diversi modi per prendere a pugni qualcuno. Sei passaggi. Due davanti a te. Due di lato. Due dal basso verso l'alto. Poi mi insegnò i diversi stili di Karate e di Judo.
Era una persona completamente diversa. Sembrava un vero e proprio istruttore.
Non mi toccò nemmeno quando mi spiegava le diverse posizioni. Mi faceva le diverse dimostrazioni con il suo corpo.
Era terribilmente elegante.
- Tutto chiaro? -
Feci si con il capo.
Ci allenammo tutto il giorno. Nel pomeriggio mi insegnò a sparare e mi spiegò che un altro modo per imparare era guardando gli altri.
Ad un tratto mi disse di sparare verso il foglio con la faccia di... Era il maiale che mi aveva accudita per due mesi.
Mi voltai a guardare Tyler arrabbiata.
- Forza, ammazzalo. -
- No. - buttai a terra la pistola.
Nikka iniziò a mimare con la bocca di fare quello che diceva.
- Non farò nulla di tutto ciò. Mi dispiace. - cercai di andarmene, ma mi fermò con una mano e mi spinse un pochettino indietro.
- Sparagli. -
- Ho detto di no. Non mi lascio provocare. -
- Mi stai disobbedendo? -
- Si. Anche se mi ha fatto del male non gli sparo. -
- Non lo stai uccidendo veramente. Devi imparare a sparare e questo è solo un modo per imparare. -
- Ho detto di no. Lei vuole provocarmi. Tutto qui. -
- Perché non fai quello che ti dico? -
- Perché anche se ci ha portato via da dei maiali si comporta proprio come loro! Lei è un maiale! -
Mi diede un ceffone fortissimo, per poi prendermi dai capelli e tirarmi verso il castello.
- Voi continuate ad allenarvi! - gridò verso le altre.
Poi si rivolse a me: - Ora vedrai che ti faccio. -
- Non mi farò scopare da lei! - gridai riuscendo a liberarmi. Ma era troppo veloce e mi sbatté contro lo stipite della porta, prendendomi così una bella botta alla testa.
Poi mi diede un ceffone che mi ruppe il labbro. Mi strattonò dai capelli gettandomi a terra. Diedi una testata ad un tavolino lì vicino di vetro.
Urlai dal dolore. Si mise su di me e continuò a darmi ceffoni.
- Basta! - gridavo disperata.
- O fai quello che ti dico o continuerai a prenderle! -
- Tyler basta! - arrivò a salvarmi Jenni: - smettila. - disse con voce calma.
Tyler si mise in piedi. Ero completamente ricoperta di lividi. Jenni mi aiutò a mettermi in piedi.
- Ti avverto Marta, -  lo disse in un modo che mi fece tremare dalla paura: - la prossima volta che mi fai girare i coglioni me la prenderò con una delle tue compagne. Ricordatelo. - così dicendo prese da un braccio Jenni e la portò via con sé.
- Te l'ho detto di obbedirgli. - mi disse Nikka seguita dalle altre.
Mi lasciarono da sola.

Andai vicino alla stanza di Tyler dopo aver visto di nascosto  Jenni che usciva da lì . Stava piangendo.
Porca miseria.
Bussai e sentii da dentro qualcuno che mi diceva di entrare.
Tyler era a petto nudo e si stava mettendo una maglietta.
- Che cosa vuoi? - mi chiese a dir poco incazzato.
- Mi dispiace. -
Guardai in direzione del letto e trovai delle manette, un frustino  e altri oggetti che servivano a fare un vero e proprio sesso selvaggio.
- Non dovevate prendervela con lei. - dissi io quasi in lacrime.
- Non è colpa tua. Jenni non ha soddisfatto i miei piaceri. Ma la prossima volta potrei fare di peggio. Vai a vedere di là. -
Mi indicò una porta. Mi avvicinai piano e intanto lo guardavo spaventata.
Lui beveva un bicchiere di whisky.
Aprii la porta con calma e trovai una stanza piena di giochi erotici molto inquietanti.
- Se mi fai di nuovo incazzare, - mi spiegò mettendosi dietro di me: - una delle tue compagne patirà le pene della mia cattiveria e del mio divertimento.-
Mi voltai verso di lui sbattendo contro il suo busto. Mi prese con un dito dal sotto il mento e alzò il mio capo verso di lui.
- Ti ho fatto davvero male, eh? -
Mi accarezzò il volto. Feci una smorfia di dolore.
- Siediti sul letto. Ora ti medico. -
Obbedii.
Arrivò con dell'acqua ossigenata, dei cerotti, delle bende e del ghiaccio.
Si inginocchiò davanti a me.
Mentre mi medicava non feci uscire nessun gremito di dolore, volevo dimostrargli che avevo le palle e che comunque non mi sarei lasciata abbindolare da lui. Ero Marta e nessuno mi metteva i piedi in testa.
Dopo avermi messo del ghiaccio sui lividi e le bende intorno alle ferite sulla testa a causa della botta contro il tavolino di vetro, si sedette accanto a me.
- Facciamo un gioco. - mi disse.
La mia mente prese a girovagare nella fantasia della paura.
- Io metto la mia mano sulla tua coscia e prendo a salire. Tu non devi allontanarti. -
- Lei mi sta proprio provocando, eh? - dissi questa volta scherzosamente. Non potevo permettergli di toccare le altre ragazze e soprattutto non per colpa mia.
Appoggiò la mano sulla mia coscia e la fece scivolare fino a raggiungere la mia parte intima. Devo ammettere che un po' mi piacque. Successivamente prese ad accarezzarmi il braccio sinistro, poi scostò delicatamente i miei capelli dal collo e avvicinò le sue labbra stampando dei baci delicati.
Mi coricò sul letto e si mise su di me.
- Sai a cosa vai contro? -
- Ti supplico, non andare più in giù. - lo implorai.
Sorrise.
Non sapevo come interpretarlo.
Mi tolse la maglia, mi prese le mani e mi accompagnò a togliere la sua. Che corpo ben scolpito. Con le braccia mi attaccai al suo collo e mi misi in ginocchio anche io così da poterlo guardare negli occhi.
Mi avvicinai con calma e stampai un bacio sulla sua bocca. Mi staccai mordendomi il labbro e guardandolo negli occhi. Non aveva nessuna espressione. Si limitò a guardare  i miei occhi.
Così mi avvicinai di nuovo a lui e lo baciai ancora.
Lui poggiò le sue mani sui miei fianchi. Che sensazione bellissima.
Mi sdraiò di nuovo sul letto e per la prima volta fare l'amore era davvero una cosa bella.
Era delicato e sapeva quali punti mi potessero procurare piacere.

Tutta la  notte la passai nelle sue stanze.

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