Capitolo 8

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Intanto nel bellissimo castello di Tyler la vita continuava. Ormai erano passati due giorni e sentivo un po' la loro mancanza.
- Tyler, ti prego! - lo supplicava Nikka : - Non possiamo lasciarla in mano a quel maiale. -
- Non posso compromettere la vita di tutte voi, mi dispiace. -
- Ma Tyler... -
- Nikka! - tuonò Jenni: - Fai quello che ti dice Tyler. -
- Ma certo! Non si stratta di te! Se qualcuno tocca il suo amato Tyler lei va in fumo! -
- Jenni, taci. - le ordinò Tyler: - Nikka, lo farei  visto che si tratta di te, ma lì è pieno di uomini pericolosi. E non sto mentendo. -
Nikka scoppiò a piangere e abbracciò forte Tyler: - Era una ragazza così buona e il fatto che sia nelle mani di quel pedofilo mi fa andare in bestia. -
Tyler le prese ad accarezzare i capelli con dolcezza.
- Farò tutto il possibile per farti felice. - le stampò un bacio sulle labbra.
Poi se ne andò.

Io nel frattempo mi dirigevo nelle scuderie a salutare il mio Totò.
- Ciao cucciolo. - aprii la stalla e gli misi una corda attorno al collo a mo di guinzaglio.
Mi raggiunsero anche i due Doberman che facevano da guardia se qualcuno cercava di entrare nella dimora di Malcolm.
- Ciao Dogo e Dago. -
I due bestioni mi salutarono saltandomi sulle spalle.
- Venite a fare un giro con Totò e me? -
Presi a camminare e i due cagnoloni mi seguirono.
Andammo dentro i grandi recinti dove pascolavano i cavalli, poi entrammo nell'enorme bosco del giardino.
Lì c'era una pace sovrannaturale. Era bellissimo. Il sole che trapassava le grandi chiome degli alberi, il rumore dei ramoscelli che si spezzavano, la brezza leggera che faceva muovere le foglie e quel delicato profumo di mare che arrivava da lontano.
Era spettacolare.
Dogo e Dago correvano da una parte all'altra contenti. Qualche volta mi leccavano anche.
Anche se a vederli così non sembrava, quei due bestioni erano molto pericolosi, ma ero riuscita ad instaurare un bellissimo rapporto con loro. A momenti obbedivano più a me che a quel maiale di Malcolm.
Raggiungemmo una balconata coperta da un bel tettuccio a forma appuntita. Sotto passava un fiumiciattolo. Legai Totò sul mancorrente della scala cosicché potesse bere e mangiare. Dogo e Dago mi seguirono sul piccolo balconcino.
- Che bello, non credete? -
Dogo prese ad ululare e così fece anche Dago.
Mi misi a ridere : - Okei ragazzi lo prendo per un sì. -
Il fiume quel giorno era molto calmo, come anche il mio animo.

Tornai nelle scuderie e misi Totò al suo posto, ma prima lo pulii.
- Bel giretto non credi? -
Chiusi la sua stalla e uscii con i due Doberman.
Raggiungemmo il centro di addestramento dove si allenavano le guardie di Malcolm.
Malcolm voleva molto bene ai suoi uomini e per questo li ricompensava pagandoli davvero bene.
Mi sedetti sul muretto, mentre Dogo e Dago si sdraiarono sotto i miei piedi.
Mirko era davanti a tutto il gruppo assieme a Jeffrey. Christian, come sempre, mi dava le spalle con altri tre uomini che allenavano insieme a lui.
Presero a fare dei salti sul posto di diverso tipo.
- Bene ragazzi, ora faremo la corsa ostacoli! - informò Christian con il suo solito tono serio e inespressivo.
Mirko mi vide e mi sorrise.
Io alzai la mano e lo salutai.
Seguì il resto del gruppo, poi.
- Andiamo a vedere cosa fanno? - mi rivolsi ai due bestioni.
Scesi dal muretto e andammo nel reparto suicidio.
Era un lungo percorso composto da diversi ostacoli. Bisognava arrampicarsi su una rete e discenderla, poi attraversare un lungo tronco d'albero mantenendo l'equilibrio, strisciare come un serpente nel fango sotto il filo spinato e avanti di questo passo, fino a raggiungere l'ultimo passo in cui dovevi centrare il puntino rosso disegnato su una grossa tavola con un fucile. Il tutto bisognava percorerlo nel minor tempo possibile.
Se sbagliavi uno dei seguenti ostacoli dovevi fare di nuovo tutto da capo da solo, mentre il resto dei tuoi compagni ti lanciava addosso pomodori marci, uova e anche merda.
Peggio che in marina.
Christian osservava attentamente ogni gesto che i ragazzi facevano.
Se ne stava dritto, in piedi, con le braccia incrociate e le gambe divaricate ad osservare quei poveri giovani che facevano del loro meglio per renderlo orgoglioso.
Ma a Christian non gliene fregava proprio niente.
Era tornato il vecchio Christian, non quello che avevo conosciuto la sera precedente.
Però trovavo più sexy questo, se devo essere sincera.
Ad un certo punto uno dei capitani della squadra prese a parlargli nell'orecchio e poi si voltarono verso di me.
Dogo e Dago corsero subito verso Christian e iniziarono a fargli le feste.
- Vieni qui. - mi disse quello che gli aveva parlato all'orecchio.
Mi alzai titubante e li raggiunsi.
- Si? - chiesi.
- Malcolm ti stava cercando. - continuò l'uomo. Si chiamava Orlando.
Christian mi guardò impassibile, distaccato.
- Va bene, allora lo raggiungo. Grazie. -
Mi diressi verso la villa, ma prima di entrare mi voltai a guardare un'ultima volta Christian che gia stava controllando di nuovo i ragazzi che si allenavano.

- Dimmi Malcolm. - dissi entrando nel suo studio. C'era anche la badante che si chiamava Jessica.
- Devi aiutare Jessica a scegliere l'abito da sposa, i fiori e tutto il resto per il matrimonio. Verranno delle signore a presentare alcuni abiti e accessori. -
- Non puoi farlo tu, Malcolm? -
- No, Marta ho delle commissioni da sbrigare. - disse alzandosi e uscendo seguito dalle guardie.
Jessica ed io raggiungemmo il grande salotto e iniziammo a provare un po' di abiti da sposa e per la damigella. Ovvero io.
Ce n'erano di davvero belli. Non sapevamo proprio quale scegliere.
Poi fu il momento del bouquet e dei fiori che dovevamo mettere su tutti i tavoli. Dovevamo scegliere il colore per le tovaglie, la disposizione dei tavoli, cosa prendere per il bouffet... Ci impiegammo tutto il pomeriggio.
La sera entrai nella mia stanza seguito da Mirko.
- Ti posso far vedere il vestito che ho scelto? -
- Farai la damigella d'onore? - mi chiese Mirko.
- Esatto. -
- Puoi cambiarti davanti a me? -
Lo guardai stupefatta e sorrisi: - Si. Speravo che me lo chiedessi. -
- Fallo lentamente. -
Iniziai a togliermi la maglietta facendo scivolare sul mio corpo le mani con delicatezza. Poi i leggins, che gli lanciai addosso.
Ridemmo.
Presi il vestitino e lo infilai lentamente.
- Che ne pensi? - gli chiesi.
- Che tra un po' te lo strappo di dosso. -
Gli saltai in braccio e mi buttai sul letto, con lui sopra.
- Scopami come se non ci fosse un domani. - gli ordinai.
Si tolse la maglietta di dosso e si slacciò la cintura. Cercò la cerniera del mio vestitino e l'aprii  abbasando la spallina sia dell'abito che del reggiseno. Prese a palparmi il seno.
Mi misi sopra di lui e stampai una serie di baci sul suo ventre fino a finire sulle sue labbra.
- Cosa vuoi che ti faccia, Mirko? - lo stuzzicai.
- Tutto quello che vuoi. -
Mi levai il vestito insieme al reggiseno, poi le mutandine. Successivamente infilai la mano nei suoi pantaloni e glielo tirai fuori e mi ci misi sopra facendolo entrare dentro di me.
Andavo su e giù su e giù, sentendo il suo membro entrare sempre più in profondità.
- Più in fretta vai più in fretta. - mi intimava Mirko.
- Così?! - iniziai a gemere dal piacere, mentre lui mi aiutava a muovermi rapidamente tenendomi dai fianchi.
Ondate di piacere uscivano dai nostri corpi mentre il suo pene cercava posizioni per godere di più.
Ad un tratto mi gettò di nuovo sul letto e si posizionò su di me.
Prese a spingere con molta più rabbia e un piccolo dolore mi attraversò la vagina.
Sembrava arrabbiato, ma non ci feci caso. Quel momento mi stava facendo eccitare come una pazza.
Ad un tratto fece uscire il suo membro e me lo ficcò in bocca.
Lo tirai fuori.
- Che stai facendo?! - gli chiesi stizzita.
- Ciucciamelo. -
- No! Vattene. - cercai di spingerlo.
- A Christian lo avresti fatto un bel pompino. -
- Ma che dici? -
Ma era più forte di me e lo ficcò tutto intero nella mia bocca.
- Fammi un bel servizietto puttana. -
Presi a leccarlo e a usare la lingua. Sentivo una colata di vomito che stava per uscire, ma cercai di trattenermi.
Alzai lo sguardo in su con le lacrime che scendevano.
Mirko teneva la testa all'indietro dal piacere e sospirava soddisfatto.
Si staccò e mi tirò un ceffone. Mi mise a pancia in giù e lo fece penetrare nel mio ano.
- No! - gridai:  - Smettila! -
Mi tappò la bocca e si mise a spingere come un toro arrabbiato. Il letto tremava e le mie anche pativano dal dolore e dalla fatica.
Volevo così tanto fare l'amore come si doveva per una volta, ma pure lui aveva infranto i miei sogni.
Mi strinse le cosce tra le sue mani e continuò a spingere, ma questa volta con un secondo di pausa.
- Dì che ti piace. -
Feci di no con la testa.
- Dì che ti piace! - urlò.
- Mi... Mi piace. - ero in lacrime.
- Non ho sentito. - mi bisbigliò all'orecchio, tenendomi con un braccio dal collo.
- Mi piace. -
- Ecco puttana. -
Diede un ultimo colpo e poi venne.

Dopo la tortura mi gettò addosso il preservativo con il suo sperma.
Si vestì, ma prima di andarsene  mi ordinò : - Mangialo. -
- No. Ti prego. -
- Ho detto di mangiarlo! - mi stava venendo contro per tirarmi una sberla, ma subito lo infilai in bocca.
- Ora ingoialo. -
Così feci.
- Brava la mia Marta. - stava per uscire, ma prima si voltò e mi disse : - Se fai parola di questo con Malcolm gli dirò che il suo amato Christian non ti ha violentato, anzi, ma che gli stavi facendo un bel servizietto in camera. Stai attenta alle tue scelte. - così dicendo chiuse la porta.
Corsi subito in bagno per vomitare il suo sperma, mi misi le due dita in gola e presi a vomitare anche l'anima.
Poi mi sdraiai nel letto e scoppiai piangere ancora più forte.


So che questa parte è stata un po' cruenta e che non sto più parlando di Tyler, ma se continuate a leggere....




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