Capitolo 14✅

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Il capitolo contiene materiale lgbt quindi chi ha dei problemi può pure andare via e magari farsi un esame di coscienza

Take me to church
I'll worship like a dog at the shrine of your lies
I'll tell you my sins and you can sharpen your knife
Offer me that deathless death
Good God, let me give you my life

Fra tutte le persone di cui avreste voluto sapere la storia suppongo non vi sareste mai aspettati la mia. Beh, mettetevi comodi e preparatevi, ecco a voi la esistenza di Christian Henderson.

Sono nato in una famiglia cristiana e sono cresciuto secondo i principi della chiesa. Mia madre quando avevo tre anni mi leggeva le parabole di Gesù ed io le ascoltavo con la meraviglia e l'interesse tipico dei bambini, andavo in chiesa fin da piccolissimo e facevo catechismo da quando me lo ricordo. Nel mio futuro si vedeva già un bel matrimonio con una ragazza acqua e sapone, religiosissima e che avrebbe concepito i miei figli così da poterli insegnare come amare il nostro Signore Gesù. Ma non tutti i piani vanno come previsto e tra questi c'era anche la mia vita.

Tutto è iniziato quando in terza media un ragazzo più grande di un anno di me mi aveva costretto a giocare al gioco della bottiglia minacciandomi di tirarmi giù i pantaloni in caso contrario. La trovavo una cosa stupida e disgustosa: scambiare i propri germi solo per il divertimento di farlo, la trovavo una cosa incomprensibile.

Mi ricordo ancora tutti i visi dei miei compagni e amici che mi guardavano straniti e schifati quando la bottiglia puntò me e Jessy, un ragazzo della sezione C e che non vedevo molto spesso.

<Non voglio baciarlo!>, disse Jessy schifato, <Insomma è un ragazzo, che schifo!>
Neanche io lo volevo baciare, o almeno così mi ripetevo dall'inizio del gioco mentre gli altri miei compagni erano smaniosi di far scontrare la propria bocca con il massimo di persone possibili come affamati di contatto, o affamati di dare sfogo ai loro ormoni. Insomma, mi sarebbe dovuto far schifo anche solo l'idea di baciare un ragazzo ma l'unica cosa che riuscivo a pensare era:

Chissà se le sue labbra sono morbide come immagino siano.

<La bottiglia ha scelto, bacialo!>, aveva ribattuto Catherine della 3B ridendo divertita. Tutti sapevano che a Catherine piaceva Jessy mentre lui non se la filava minimamente perchè a lui piaceva Carlotta, una amica della sorella maggiore che era già fidanzata con un ragazzo di diciotto anni . Mi ricordo la faccia riluttante e disgustata di Jess quando posò le labbra sulle mie, mi ricordo le scosse di elettricità che mi pervadevano fin dentro le ossa e la morbidezza delle sue labbra, lui si ritrasse facendo una faccia sbalordita.

Si... proprio come mi immaginavo...

<Pensavo peggio>, rise e si risedette al suo posto. Avevo le guance in fiamme ed il cuore a mille.

Cosa mi succede?

Da quel giorno le cose sono state molto più chiare.
Ebbene sì, sono gay e con questo? Non lo vado a sbandierare in giro ma se qualcuno mi chiede di che orientamento sono lo dico senza vergogna.
Sono gay... E allora? Cambia la mia intelligenza, il mio aspetto, il mio carattere? No, quindi non c'è nessun problema o almeno non c'è per la maggior parte delle persone.

Ovviamente la mia famiglia non era tra quelle e il mio orientamento non piacque per nulla. Dopo aver tentato l'esorcizzazione e alcuni riti di depurazione molto dolorosi e di cui porto ancora le cicatrici decisero di mandarmi via di casa ed io accettai di buon grado. Andai a vivere da amici in vari appartamenti in cui non mi fermavo più di tanto. Vedevo ogni giorno famiglie felici, famiglie che non si sopportavano, persone sole, persone che sole non lo erano mai, vedevo decine di storie e rimanevo incantato davanti a tutta quella bellezza e quella imperfezione che rendeva tutto ancora più bello e strabiliante. Mi mancava casa, con la staccionata di un bianco perfetto che era l'invidia dei vicini che si chiedevano come facesse ad essere sempre perfetto, ma non sapevano che ogni notte mio padre andava a riverniciarlo, mi mancavano i miei genitori e le loro battute che nessuno capiva ma a cui tutti si obbligavano a ridere. C'era una triste ineluttabilità nel ciclo delle cose che mi spaventava alle volte ma in un certo senso mi confortava: tutto si unisce per poi sciogliersi e diventare qualcos'altro. In quel periodo buio e infelice l'unica cosa che facevo era studiare come un pazzo tutti i giorni per prendere la borsa di studio per il college mentre frequentavo il liceo e quando la ottenni fu il momento più bello della mia vita.

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