Capitolo 2✅

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Noi non siamo
ciò che tutti vedono
Siamo ciò che pochi trovano
E pochissimi comprendono
Vasco Rossi

La mano fuori dal finestrino, le dita al vento come fili d'erba mossi dalla brezza che sapeva di novità, gli occhi chiusi, i peccati sulla punta della lingua, i sogni racchiusi dietro le palpebre serrate e la mente piena di ricordi amarognoli e nulla silenzioso.

<Cindy, stiamo per arrivare>, mi avvisò Sandra abbassando la musica.

Annuii non aprendo gli occhi e rialzando la musica ancora più forte: non volevo spezzare quello stato di nulla che mi coinvolgeva in ogni cellula del corpo e mi intorpidiva i pensieri fino a farli sembrare i bassi di accompagnamento di una qualche musica che non avevo ancora scritto.

<Ho saputo che al college c'è un corso di canto, dicono sia davvero buono ed è gratuito>, mi disse Sandra a voce abbastanza alta perché la sentissi, aprii un occhio ed osservai la sua espressione speranzosa.

<Ok>, dissi semplicemente richiudendolo.

<Hai un talento enorme, non dovresti sprecarlo>, disse lei e la sentii irrigidire le dita attorno al volante.

<Buona a sapersi, ci farò un pensiero>, la rassicurai io, ma avevo già preso la decisione: ovviamente non ci sarei andata.

Non lo facevo per fare un dispetto a Sandra ma la mia musica, la mia voce e le mie canzoni erano il mio tesoro, solo mio e di nessun altro. Erano la mia salvezza. Pezzi del mio animo che mi venivano strappati ad ogni nota ed ogni sillaba, mi distruggevano ad ogni inizio di frase e mi risanavano subito dopo per poi farmi soffrire di nuovo. Io ero la voce di mille altre che nessuno aveva mai conosciuto, io ero mille altre storie che si intrecciavano nella mia mente e che crescevano come edere costruendo radici nei miei pensieri. Io non ero solo Cindy quando cantavo, ero mille altre ragazze e ragazzi che imploravano di trovare voce e poter urlare. Dovevo tenere le mie canzoni per me perché non erano solo mie e mi sembrava un tradimento condividerle con qualcun'altro.

<Siamo arrivate>, disse Sandra ed io aprii per davvero gli occhi.

Eravamo vicini alla UCLA dove avrei frequentato i corsi, con più precisione vicino ai dormitori. Trovare una casa così vicino alla scuola e a basso prezzo era difficilissimo e immaginandolo avevo chiesto la camera appena mi fu arrivata la risposta dal college. Avrei avuto cinque coinquilini e la cosa mi terrorizzata così tanto da rendermi paralizzata alla sola idea, insomma, non ero mai stata un tipo socievole e facevo fatica a relazionarmi con i miei coetanei o almeno così era sempre stato.

<Eccoci qui! È proprio come nelle foto!>, disse Sandra smontando in tutta fretta dalla macchina.

Era una piccola casetta uguale ad un'altra decina in un quartiere squisito che sapeva stranamente di fiori anche se in nessuna casa vi erano. Fuori dalla casa c'era un giardinetto con l'erba all'inglese, una aiuola potata alla perfezione ed un albero da cui scendeva una altalena che sembrava davvero comoda per studiare. La casa era colorata di bianco ed il tetto era di tegole grigie, doveva essere a due piani perché mi accorsi di tre finestre sopraelevate che davano sulla strada.

<Si, è proprio come nelle foto>, dissi io senza fiato.

Prendemmo la valigia dalla macchina e il bagaglio a mano. Camminammo fino alla piccola porta e suonammo al campanello che emise uno scampanellio leggero e grazioso.

<Buongiorno!>, una ragazza che sembrava un elfo mi si presentò davanti, o meglio un po' più in basso di davanti dato che era davvero bassina.

Mi sorrise raggiante mostrando una fila di dentini candidi e perfetti.

<Tu devi essere Cindy, piacere io sono Hope, la padrona di casa>, io le strinsi la mano e lei mi fece cenno di entrare.

Il salotto era spazioso e arieggiato: C'era un grande divano di pelle bianca che troneggiava davanti ad una tv dall'aria costosa, le tende alle finestre erano di un grigio quasi bianco e lasciavano alla luce del sole di irradiare la stanza.

<Questo è il salone e quella porta -indicò una porta scorrevole sul lato- dà sulla sala da pranzo>

<Di sopra ci sono le camere>, mi fece segno di seguirla lungo le scale al lato destro del salone e mi ritrovai in un corridoio.

<Stanza di un inquilino, un altro inquilino, bagno> disse indicando tre porte alla sua destra e dedussi che le finestre che avevo visto da fuori quando ero arrivata erano quelle delle stanze che Hope mi aveva appena elencato.
<la mia stanza, stanza di un inquilino e la tua> si fermò davanti una porta e sorrise raggiante.
<Siamo in tanti ma se seguiamo delle regole e conviviamo in pace ce la faremo! Trovi un foglio con tutte le regole da seguire e le informazioni sulla tua scrivania>, improvvisamente mi abbracciò calorosamente ed io rimasi rigida come un pezzo di ghiaccio,

<Benvenuta a casa Cindy>, e detto questo Hope scomparì giù dalle scale canticchiando spensierata.
<Sembra una ragazza davvero simpatica! >, disse Sandra felice prendendomi le mani e sorridendo entusiasta.

<Si, è molto...Raggiante>, riuscii ad esalare io ancora scioccata dall'abbraccio inaspettato di Hope.
Sandra aprì la porta con la chiave che stava attaccata alla toppa.
La mia camera era la cosa più carina e deliziosa che avessi mai visto: davanti a me c'era una grande porta finestra che dava su un'altra schiera di casette che sembravano appena uscite da una rivista di immobili, alla mia destra davanti alla finestra c'era una scrivania spaziosa e affianco un armadio enorme che non avrei mai sfruttato a pieno.

<È bellissima! >, urló Sandra saltellando dappertutto.
Sorrisi estasiata e divorati con gli occhi tutto quanto nei minimi dettagli.

<Le regole! Su, su, guarda le regole! >, disse Sandra sedendosi a gambe incrociate sul mio letto. Mollai le valigie e richiusa la porta alle mie spalle, corsi alla scrivania per leggere il foglio ad alta voce:

<regola numero 1: l'affitto deve essere pagato mensilmente con puntualità, in caso di problemi bisogna riferire a me.
Regola numero 2: riguarda il bagno: ognuno ha un suo armadietto in cui deve tenere tutte le cose che gli servono quando va in bagno e per la carta igenica si divideranno le spese>
Regola numero 3: per quanto riguarda la spesa troverete l'essenziale già in frigo ma se avete dei gusti particolari dovete arrangiarvi da soli.
Regola numero 4: il salotto è un punto di ritrovo e per la TV i programmi da guardare li decidiamo insieme, non voglio sentire lamentele.
Regola numero 5: fino alle 6. 00 si può ascoltare la musica ad alto volume e suonare uno strumento, dopo no.
Regola numero 6: se si entra dopo un orario massimo delle 2. 00 di mattina si prega di non fare rumore rientrando.
Regola numero 7 : se avete qualche problema con un coinquilino risolvete tra di voi la questione.>
Wow... Non sapevo cosa pensare esattamente. Le regole erano precise e facili da rispettare, ero felice ci fossero, almeno avremmo avuto qualcosa per mettere ordine al caos.

<Perfetto, direi! >, disse Sandra felice.

<Ti serve una mano con le valigie? >, chiese lei andando a prendere il mio trolley e gli scatoloni.

<In verità dopo il viaggio in aereo sono stanchissima, credo che prima di andare a cena farò un giro del quartiere e chiederò ad Hope dove trovare dei posti carini>

<OK, allora è meglio se noi ci salutiamo adesso, tesoro mio>, disse Sandra con le lacrime agli occhi, appena me ne accorsi la abbracciai stretta.

<Grazie per tutto quello che hai fatto per me... Non ti ringrazierò mai abbastanza. Ti voglio bene>, Sandra sorrise contro la mia spalla e mi diede un bacio sulla guancia.

<Ci vediamo presto, Cindy >

<A presto>
Rischiuse la porta alle sue spalle.

Nessuno mi aveva detto però quanto facesse male veder andare via le persone a cui si vuole bene, dovrebbero metterlo nell'opuscolo informativo.

E con quel pensiero e un peso nel petto puntai lo sguardo fisso sul foglio delle regole.

Magari non sarà così facile come credevo

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Ciao a tutti!
Anche voi siete a casa per il corona virus? Che disdetta!
Spero che il nuovo capitolo vi piaccia e spero con altrettanto ardore che continuiate a leggere la mia storia.
Vi adoro, la vostre Amneris

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