Capitolo 10.

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“Caro diario,

ho deciso di darti un nome. Da oggi in poi per me sarai Jason, il mio fedele amico con cui sono sicura di potermi sfocare quasi sempre. Jace qualche giorno fa è venuto qui ed è stato strano. Era più aperto, ma è stato bello conoscerlo più a fondo. E se ti dicessi che... ieri sera mi ha baciato? Io ti giuro, non ci credo tutt’ora. È stato qualcosa di imprevedibile ma soprattutto bellissimo, anzi non bellissimo, stupendo, di più, qualcosa che non avevo mai provato. Non so per quale motivo ma non riuscivo a non riviverlo secondo dopo secondo. È stato come toccare la luna con un dito.

Shakespeare dice “Se per baciarti dovessi andare all’inferno, lo farei. Così potrò poi vantarmi con i diavoli di aver visto il paradiso senza mai entrarci”. Penso di essermi permessa il lusso di entrare in paradiso con un solo bacio, ricevuto dalla persona perfetta. Si, ecco, Jace era perfetto. Forse è quello che intendeva, un regalo dalla persona giusta. Ma se non ci sarà più nessuno bacio? Non penso sia una domanda legittima, o per lo meno con un risposta istantanea, in quanto io in mente ho solo una scena, e sarà permanente come un tatuaggio. E allora, mio caro Shakespeare, se la vita ti offre un bacio, accettalo come un dono.”

Chiusi il diario in pelle marrone ormai un po’ invecchiato. Qualcuno tossì e mi girai subito. Sull’uscio della mia camera un Jace appoggiato con la spalla allo stipite mi osservava. Mi alzai andandogli in contro.

-Chi ci fai qui?-. gli sorrisi. Ricambiò e mettendo le mani in tasca disse solamente “Vieni”. Lo seguii fino a che non arrivammo al portone. Capii che voleva uscire, così misi la giacca dirigendomi verso il vialetto di casa. Camminare per le strade di Cademon’s fell era molto confortante, l’aria non era né troppo fredda né troppo calda e guardare tutte le case piene di luci natalizie mi dava l’impressione di essere a casa. Probabilmente lo era. Già, a Natale mancavano pochi giorni e la gente si dava già da fare.

-Per te-. Disse guardando avanti. All’inizio continuammo a camminare pesando che stesse pensando ad alta voce.

-Sono venuto per te-. Concluse dopo. Mi fermai. Lui si era fatto due ore di strada… per me? Davvero?

-C-cosa?-. Balbettai. Era così irreale sentirlo dire, che motivo aveva? Cosa avevo io?

-La prima volta che ti ho vista mi sono incuriosito, così ti ho cercato e… non sono riuscito a smettere di cercarti sempre-. Stava dicendo più di quanto volesse, glielo leggevo negli occhi. Ero un po’ paralizzata da quella confessione.

-Nelle piccole cose, come negli sguardi o nei sorrisi, non ci riuscivo e.. non ci riesco tutt’ora-. Confermò guardandomi. Si era fermato pure lui con un aurea seria. La conversazione aveva preso una piega che non mi sarei mai aspettata, o che forse non vedevo l’ora che arrivasse.

-Io… non so che dire-. Ammisi abbassando lo sguardo. Sentii che si stava avvicinando. Mi prese delicatamente il mento con due dita alzandolo. Fissò i suoi occhi nei miei.

-Non devi dire niente-. Disse. Un’ondata di rabbia mi pervase tutto il corpo facendomi passare quel po’ di freddo che sentivo alle spalle.

-Non puoi farmi questo Jace! Finalmente che avevamo instaurato un rapporto di amicizia fai già due passi avanti!-. Dissi ragionandoci su.

-Come se fosse facile-. Ammise.

-Non lo è Jace, non lo è per entrambi-. Dissi  e cercai il suo sguardo.

-Io.. non so cosa c’è fra noi, ma credo sia meglio lasciar perdere e continuare ad uscire da amici per..-. Non mi fece finire che mi interruppe.

-Ma io non voglio, cazzo! Clary non capisci, io non voglio un’amicizia da te!-. Gridò infuriato. Il mondo mi cadde addosso.

-Che cosa?-. Sussurrai trattenendo quel familiare bruciore agli occhi.

-Ti sei costruita un castello di sabbia senza basi con le tue di regole! Pensavi davvero che avremmo giocato ad Hanzel e Gretel?-. Sfuriò contro di me. Davvero aveva pensato quelle cose? Su di me? Su di noi? Non ci sarebbe mai stato un ‘noi’.

-Hai rovinato tutto-. Ormai non c’era niente da fare, ero scoppiata a piangere silenziosamente. Girai i tacchi e mi incamminai di nuovo verso casa. Non mi importava se mi stesse seguendo oppure no, volevo solo chiudere gli occhi e non pensare a niente.

 Io.. non sapevo cosa dire. Mi aveva deluso. O forse avevo deluso me stessa.

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