Capitolo 19.

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Come avevo previsto, mi ero presa il raffreddore, e quando mia madre se ne accorse decise che non dovevo uscire fino a che non mi sarebbe passato. Il problema era quando mi sarebbe passato. Jace ne era uscito incolume al solito e lo invidiavo per questo; non si prendeva mai niente, neanche un innocente raffreddore.

-Per caso esiste una runa contro il raffreddore?- Gli chiesi soffiandomi il naso. Ero seduta sul mio letto contornata da fazzoletti e Jace si era stravaccato sull'amaca accanto la mia scrivania.

-Forse-. Ammmise con un sorrisetto divertito.

-E perchè non l'hai detto prima, mi sarei risparimiata queste orribili occhiaie-. Affermai. Erano già passati tre giorni da quel fatidico e fantastico pic-nic. La mia voce non era più la stessa, ormai la 'm' la pronunciavo come 'b'. E Jace cercava di trattenere una risata.

-No, ma prego. Ridi pure, non mi offendo-. Dissi prendendo un altro fazzoletto.

-No dai, prometto che la smetto-. Affermò nascondendo un sorriso. Si, a me vuoi prendere in giro.

-Sono un disastro-. Ammisi più a me stessa che a lui, e mi coprii la faccia con le coperte. Sentii i passi di Jace avvicinarsi e poi un peso sul letto.

-No Clary, stai tranquilla-. Disse togliendomi la coperta dal viso.

-Di questo passo arrivo a Natale che manco posso uscire di casa-. Misi il broncio guardando non più il mio letto, ma un ammasso di fazzoletti accartocciati. Mi guardò intensamente e non riuscivo più a staccare il mio sguardo dal suo.

-Aspettami qui-. Disse per poi uscire dalla mia camera.

-Come se mi potessi muovere-. Bisbigliai tra me e me. Non avevo le forze di alzarmi dal letto e la cosa peggiore era che non potevo fare niente e quindi chiedere aiuto a Jocelyn o a Jace. La porta si aprì e Jace si risedette sul letto, accanto al mio fianco. Aveva in mano un libro e lo stava sfogliando concentrato.

-Trovato!-. Esclamò facendomi sussultare. Posò il libro sulle coperte e dallo stivale cacciò un ageggio blu.

-Con quello si fanno le rune?--. Chiesi puntando il dito su quell'affare. Era un po' più lungo di una matita e la punta era molto simile a quella di una penna. Appena lo avvicinò alla mia pelle, la punta incominciò ad emanare luce. Istintivamente cacciai via la mano, perchè mi aveva procurato una scossa.

-Si, si chiama stilo, ognuno ha il proprio. Solo gli shadowhunters possono sopportarne l'efficacia, i mondani morirebbero-. Disse facendolo girare in aria fino al suo mento per poi riprenderlo. -Si vede che la mano non è il punto giusto, dovrebbe essere la spalla-. Affermò con noncuranza.

-Tu pensi che io mi tolga la maglia, a Dicembre, solo per una stupidissima runa?-. Dissi alzando la testa e mantenendomi sui gomiti. Alzai un sopracciglio guardandolo confusa ed estremamente irritata.

-Beh, io ti avrei chiesto solo di abbassarla da un lato, ma se poi vuoi toglierla tutta, fai pure; non mi offendo mica-. Ammise sorridendo con un ghigno che non mi piaceva proprio.

-Ora muoviti, o guarirai veramente per Natale-. Aggiunse, e io mi arresi. Abbassai un po' la manica per scoprire la spalla e mi sdraiai molto tesa. Chi sa se avrebbe fatto male. Jace si avvicinò poggiando una mano sul mio braccio per tenerlo fermo e con un altra mi spostò i capelli accarezzandomi la guancia. Appena lo stilo sfirò la mia pelle sentii un leggero bruciore che continuò per tutta la durata della runa. Tenevo gli occhi troppo chiusi, che Jace lo notò.

-Rilassati Clary, dopotutto non fa poi così male-. Quando parlò mi sorprese: me lo aveva sussurrato sull'orecchio. Era così vicino. Cercai di definire quel momento, e l'aggettivo giusto era sicuramente intimo. Era un momento in cui mi sentivo spogliata da tutto, libera e leggera. C'eravamo solo io e Jace.

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