N.d.A. Tutto è cominciato da qua, quando nell'estate del 2014 ho abbozzato questa scena d'amore. Ci sono voluti 6 anni, 13 capitoli "precedenti", la ritrovata voglia di scrivere che per un periodo mi aveva abbandonato e una quarantena da pandemia mondiale per fargli vedere la luce. E alla fine eccolo qua. Buona lettura e grazie a chi segue e a chi passa di qua per caso o per sbaglio e si sofferma a leggere!
Capitolo XIV - Noctem amoris. Dies doloris
Camilla si strinse la leggera sopravveste addosso; tremava, ma non perché facesse freddo. Si riavviò i lunghi capelli sciolti dietro la schiena con un pettinino d'avorio e, quando sollevò il pesante specchio di bronzo per vedersi, vide riflessa nella penombra l'immagine di Sergio, ritto dietro di lei. Da fuori proveniva ancora il suono dei musici e il chiacchiericcio degli ultimi invitati trattenutisi, dato che l'imperatore Gallieno e la maggior parte degli ufficiali si erano congedati poco dopo il tramonto.
Con estrema calma, ripose lo specchio e si alzò in piedi. Si avvicinò in silenzio al suo sposo, senza sollevare lo sguardo su di lui. Sergio la osservava, curioso e immobile, in attesa. Camilla cominciò a spogliarlo della toga e Sergio la lasciò fare.
La fanciulla piegò la lunga stoffa con cura e la mise da parte, poi gli sciolse la cintura e lo spogliò della candida tunica che lui indossava, tirandogliela via per la testa. Le dita di Camilla cominciarono a muoversi veloci e gli slacciò il subligaculum che gli cingeva i fianchi, lasciando Sergio completamente nudo. Ripose gli ultimi indumenti, con estrema calma e lentezza.
Con lo sguardo rivolto al pavimento, Camilla si spogliò della sua sopravveste, che cadde a terra leggera, senza fare alcun rumore. Rimase qualche istante così, immobile e nuda, davanti al suo sposo.
Sergio granò appena gli occhi, sorpreso che lei fosse già nuda e pronta. Avvertì subito il sangue pulsargli nelle vene, accelerando il suo corso, nell'ammirare finalmente le forme della sua giovane sposa. Camilla era elegante e flessuosa, snella ma dai fianchi tondi ed il seno alto e pieno, che invitavano le carezze e i baci. Le iridi scure di Sergio si soffermarono su di lei e il tribuno fu lieto di riempirsi gli occhi con l'immagine di quel corpo morbido dalla pelle diafana, come il marmo pregiato. Spesso aveva fantasticato sulle fattezze di quel corpo, scoprendosi ogni volta eccitato quando la sua immaginazione aveva indugiato troppo in quei pensieri. D'altronde, da quando era ritornato a Roma non aveva giaciuto nemmeno con una sola femmina, cosa che aveva lasciato stupefatto sé stesso. Il corpo di una donna era uno dei pochi piaceri della vita nel quale adorava immergersi, che fosse per sfogo o semplice esigenza fisica. E ora il corpo di Camilla Verania, tanto segretamente desiderato da fargli disdegnare quello delle altre, era lì, a poca distanza da lui. Dovette imporsi di star calmo, nonostante la frenesia gli pungolasse le mani e il petto.
Dopo qualche istante, con un breve sospiro, Camilla sollevò finalmente la testa. Il tribuno aveva un corpo forte, dalla muscolatura ben definita, temprata dall'armatura e dalle battaglie, e, nudo, le sembrò ancora più alto e possente. Era bello e ben fatto. Il pensiero che una giovane sposa come lei non potesse essere più fortunata di così non riuscì, però, a distendere la sua ansia per ciò che sarebbe avvenuto di lì a poco. Senza volere, abbassò lo sguardo; nella folta peluria tra le gambe, il membro turgido già puntava verso di lei.
Camilla distolse lo sguardo e deglutì nervosa, stringendo i pugni. Salì sul letto, si distese di schiena tra le lenzuola di lino e chiuse gli occhi, in attesa.
Sergio aggrottò la fronte, perplesso, poi gli venne da sorridere. Camilla avvertì il materasso piegarsi sotto il peso del tribuno; peso che poi si concentrò tutto di fianco a lei, alla sua destra. Non era stata nemmeno sfiorata.
La fanciulla aprì gli occhi; il tribuno si era disteso di fianco a lei, col busto sollevato su di un gomito e con la testa appoggiata al pugno chiuso. La scrutava in viso, con una luce divertita nello sguardo.
"C'è qualcosa che non va?" chiese lei.
"Sai cosa dovrebbe accadere ora, giusto?" le domandò.
Camilla annuì e richiuse gli occhi. Attese ancora per qualche istante, in cui non accadde niente. Riaprì gli occhi e stavolta si accorse che Sergio stava guardando le sue nudità, con aria seria. Si sentì accarezzata da quello sguardo; avvertì la pelle delle braccia incresparsi e le punte dei suoi seni inturgidirsi d'improvviso, quasi l'avesse toccata per davvero. Il tribuno se ne accorse e gli mancò per un'istante il fiato.
"Cosa credi che accadrà, stanotte?" chiese lui, guardandola nuovamente in viso.
Camilla sbatté più volte le palpebre: "Qualche volta mi sono soffermata a guardare i quadretti... alle terme..." cominciò a spiegare, con voce incerta.
Sergio ridacchiò: "Davvero?" si stropicciò un occhio "Le cose non sono proprio come le hai viste in quelle pitture da quattro soldi".
"In effetti, credo che alcune siano un po' esagerate".
"Oh, no. Accadono anche cose peggiori!".
Camilla aggrottò la fronte, indispettita: "Tribuno! Mi stai prendendo in giro?".
Sergio scoppiò a ridere: "Esatto! Ed è divertentissimo!".
Il letto sobbalzò più volte sotto di loro, scosso dalla risata allegra di Sergio.
Anche lei rise e lo osservò. Quando rideva, il suo sposo era davvero bello e fu grata del fatto che la stesse prendendo in giro. Era evidente che lui aveva intuito il suo disagio e si stesse comportando così per permetterle di rilassarsi. Se fosse stato un altro genere di uomo, forse in quel momento starebbe piagnucolando sotto l'ardore frettoloso di un marito che non avrebbe dato alcuna importanza a ciò che poteva provare lei. Dovette ammettere a sé stessa di essere stata davvero fortunata. Quando poi lui le baciò velocemente la punta del naso, ancora ridendo, pensò di essere la sposa più fortunata che fosse mai esistita.
Camilla si morse un labbro, assumendo un'espressione rammaricata: "Quando immaginavo la prima notte col mio sposo, credevo di scambiare con lui parole diverse".
"Diverse?".
"Sì. Più... appassionate".
Divertito, il tribuno inclinò la testa di lato: "Sei bellissima".
"Questa, poi! Sergio, non è necessario...".
"Hai ragione. Devo essere più appassionato".
Le si avvicinò, aderendo il suo corpo a quello di lei. Camilla avvertì quel corpo caldo e solido finalmente entrare a contatto col suo e una nuova ondata di brividi le attraversò la pelle.
Sergio si schiarì la voce con un colpetto di tosse, poi affondò il viso nei capelli della sua sposa, neri come la notte, sparsi sul candido lino.
Erano profumati di buono e setosi contro il suo viso: "Ti desidero più di ogni altra cosa" le sussurrò all'orecchio.
Lui non poteva certamente dirsi essere un uomo passionale, ma con Camilla era tutto talmente nuovo che l'unica cosa che poteva fare era assecondare ogni emozione e sensazione che provava, in un istinto del tutto naturale.
La sua guancia, appena velata di barba, grattò contro quella di Camilla, che gustò appieno il tono profondo che lui aveva usato. Il tribuno posò un lieve bacio sul collo della sua sposa e, infine, la guardò negli occhi. Erano di un blu così intenso che a Sergio venne in mente il mare, come tutte le volte.
"Non sono mai stato bravo con le parole" si giustificò "Posso solo dirti che voglio sentirti mia, stanotte. E anche le notti a venire".
Il respiro di lui, appena accelerato, era dolce sul suo viso: "Non ho mai ascoltato parole più appassionate di queste" gli rispose lei.
Sergio la baciò con dolcezza. Camilla rispose al bacio, stavolta più sicura e meno timorosa delle volte precedenti. Schiuse le labbra e Sergio incontrò la lingua della sua sposa con la sua.
Le labbra del tribuno erano morbide ed irrequiete e parvero trovare pace solo contro quelle di Camilla. Eppure non bastò, per cui cercarono requie nell'incavo del collo della fanciulla, poi sul petto ed il seno invitante. Camilla si lasciò sfuggire un gemito quando la bocca del suo sposo si aprì a succhiarne la punta sensibile. Fu come se un'improvvisa mareggiata d'acqua tiepida, in estate, la investisse, travolgendola in un turbinio di sensazioni piacevoli. Sensazioni che si acuirono istante dopo istante, bacio dopo bacio. Le mani di Sergio accarezzarono la pelle candida e liscia, percorrendo un sentiero immaginario tra i seni, il ventre e le cosce di lei. Il giovane si sollevò un po' e prese le mani di Camilla, portandosele al petto ed invitandola a fare lo stesso. La fanciulla, con una lentezza struggente per il tribuno, allargò le dita sul petto di Sergio, riempiendosi i palmi dei suoi muscoli. Vagò con le carezze e con gli occhi, fino a giungere, esitante, al membro del tribuno. Era duro e caldo, liscio come la seta e Camilla s'irrigidì pensando che fosse troppo grande per lei, che non fosse capace di accoglierlo. Lo accarezzò timorosa, riuscendo a strappare a Sergio un ansito soffocato.
Il tribuno le accarezzò le cosce, che docilmente Camilla dischiuse per lui; il giovane si piegò su di lei, assaporando il contatto dei seni di Camilla contro di lui. L'espressione incerta della fanciulla, si distese quando lui s'impossessò nuovamente della sua bocca, in un bacio profondo e possessivo. Sergio cercò con le dita la sua intimità; Camilla trasalì, gli strinse le cosce attorno ai fianchi e gemette nella bocca del giovane, che si sentì pervaso dall'incontenibile voglia di farla sua. Voglia che però poteva aspettare, deliziandosi nel tormentarla e sentirla gemere ed ansimare sotto il tocco delle sue dita.
Camilla si sentì fremere nel sentirsi toccata lì dove mai nessuno, nemmeno lei stessa, aveva mai osato. Ne fu quasi turbata, ma desiderò che lui non si fermasse, in balia delle sensazioni e del cuore che le batteva impazzito in petto.
"Vuoi che mi fermi?" mormorò lui.
Camilla si morse un labbro, aggrappata alle braccia di Sergio: "No".
Il volto del tribuno si allargò in un sorriso: "Ti piace?".
"Mi piace tanto".
Il giovane le cercò la bocca, disperato ed infuocato da quelle parole, e saggiò ancora con un dito il punto più interno di Camilla, che stillava piacere e, con una leggera spinta, si fece strada nel suo ventre.
La fanciulla avvertì la punta dura del membro di Sergio insinuarsi dentro di lei e gli si strinse contro.
"Rilassati, tesoro mio. Va tutto bene" le bisbigliò.
Camilla parve tranquillizzarsi a quelle parole rassicuranti. Sergio si spinse lentamente in lei e Camilla trattene il fiato. Avvertì un lieve dolore, che subito si dissolse in una profonda ondata di calore umido. Arricciò il naso e inspirò l'aria, sotto lo sguardo attento di Sergio, il quale rimase immobile, a darle il tempo di adattarsi a lui.
Il suo sposo era scivolato con dolcezza dentro di lei, che divenne consapevole di quanto i suoi timori fossero del tutto infondati. Sembravano essere due pezzi esattamente combacianti l'uno con l'altra, due metà che andavano a formare una forma unica e perfetta. Erano diventati una cosa sola e Camilla si sentì struggere l'anima da quel senso di completezza, mai provato prima, che Sergio le stava infondendo in quel momento.
Gli occhi di Camilla si riempirono di lacrime e il tribuno avvertì distintamente il suo cuore perdere un battito.
Raccolse una lacrima con un dito: "Camilla, mia sposa, mio tesoro" bisbigliò.
La fanciulla sorrise e una lacrima calò giù dalla tempia, perdendosi tra i capelli sparsi sul letto: "Sergio, mio sposo, mio tesoro. Amore mio".
Il giovane la baciò e prese ad uscire da lei, che per un'istante si sentì quasi abbandonata da lui, ma quando Sergio le affondò nuovamente dentro, ansimò, annaspando nell'ondata di calore che le risaliva dal ventre, pervadendo ogni fibra del suo essere.
Sergio continuò la sua danza ritmica, dapprima con estrema lentezza, poi con ardore, senza staccarsi dalla bocca di Camilla, se non per respirare affannato tra un bacio e l'altro. Camilla gli si aggrappò addosso e gemette, inarcando la schiena e tremando dalla testa ai piedi. Il tribuno la sentì pulsare contro la sua carne e non volle trattenersi oltre, liberando tutto il suo piacere in lei, in spasimi infiniti.
Il ragazzo si abbandonò su di un fianco, senza, però, permettere a Camilla di staccarsi da lui. La strinse a sé, le baciò i capelli e ne respirò il profumo: "Rimani così, amore, abbracciata a me".
"Se vorrai, rimarrò così. Stanotte e per sempre".
Un lieve chiarore penetrava nella stanza, ma l'alba era ancora lontana. Camilla lasciò il letto in cui Sergio dormiva sereno, raccolse la sopravveste dal pavimento e uscì fuori. L'aria era frizzante, pulita, calma. A piedi nudi, percorse il breve corridoio intervallato da alte colonne di marmo, che si affacciavano nel vasto giardino. Il cinguettio degli uccelli e il gorgoglio dell'acqua delle numerose fontane era l'unico suono che si sentiva. In fondo al corridoio, incastonata nel muro, c'era la più piccola e, a giudicare dall'aspetto, la più vecchia tra le fontane. A forma di piccolo tempietto, era decorata da minuscole tessere di vetro multicolori e raccoglieva l'acqua in una piccola pozza in cui pesciolini di mosaico nuotavano in cerchio.
Camilla vi immerse le mani; l'acqua era gelida e rabbrividì. Si bagnò il viso, si segnò la fronte con il segno di croce, poi allargò le braccia, con i palmi delle mani aperti e rivolti al cielo. Chiuse gli occhi e mormorò una preghiera di ringraziamento.
Rimase così, immobile, a pregare anche quando avvertì una presenza stagliarsi alle sue spalle, maestosa e silenziosa.
Quando ebbe finito, si voltò, sollevando il viso verso quello di Handal. Per la prima volta, lo schiavo le sorrise. Camilla rimase a bocca aperta per lo stupore, nel vedere quella nuova e dolce espressione sul viso dello germano.
"Ho pregato il tuo dio e lui mi ha esaudito".
Camilla sgranò gli occhi, poi ricambiò il sorriso: "Lui ascolta ed esaudisce le preghiere di tutti. Sempre".
Gli si avvicinò e allungò il braccio; la mano di Camilla accarezzò la guancia ispida di barba di Handal, che continuò a sorriderle. Inclinò appena il capo e socchiuse gli occhi, ad ispirare il profumo che emanava quella pelle proibita per lui.
Poi lei andò via e il suo sguardo la seguì, tornando nuovamente malinconico. Aveva aiutato Camilla Verania più di una volta con la sua obbedienza, così come gli imponeva la sua condizione di schiavo. L'aveva salvata dalla violenza del suo stesso fratello e l'aveva condotta da quello che sarebbe stato suo marito, l'unico al quale rivolgersi in quella grave situazione, sebbene non si fidasse di lui; eppure, non lo aveva fatto perché la sua condizione glielo imponeva. E nemmeno perché fosse la cosa migliore da fare. Lo aveva fatto perché l'amava e oramai ne era consapevole.
L'amava di quell'amore impossibile da dare e da ricevere.
L'amava di quell'amore che nasce, cresce, si evolve e persevera, in cui però le condizioni degli uomini sono più forti di qualsiasi sentimento, per quanto puro e forte.
Aveva pregato il dio dei cristiani quella stessa notte, lontano dal chiasso della festa e dal talamo nuziale, dal quale sarebbero potuti arrivare alle sue orecchie rumori di gemiti e sospiri che gli avrebbero indotto solo sentimenti di rabbia e frustrazione nei confronti di chi stava godendo di ciò che avrebbe voluto avere per sé soltanto.
Tra le preghiere aveva giurato di adempiere all'unica cosa che poteva: vegliare e proteggere Camilla da tutto e tutti. Anche dal tribuno Scaptio, se le circostanze lo avrebbero reso necessario.
La sua domina non le aveva domandato cosa avesse chiesto nelle sue preghiere, ma poi pensò che era stato meglio così. Non poteva dirle che aveva invocato la sua felicità, così da essere felice anche lui, nonostante tutto.
Sarebbe stato un piccolo segreto, tra uno schiavo barbaro e un dio fatto uomo.
Quando Camilla rientrò, trovò Sergio sveglio, seduto tra le lenzuola, con le braccia appoggiate alle ginocchia. Lei fece per raggiungerlo, ma lui la fermò con un gesto della mano. Camilla aggrottò la fronte in un'espressione interrogativa.
"Quando entri nel nostro letto, dovrai farlo sempre nuda".
La fanciulla si emozionò, ma non per ciò che aveva detto, ma per aver usato la parola nostro. Era giusto: ora loro due erano una cosa sola.
Camilla fece un passo in avanti e, senza più il nervosismo e il pudore della sera precedente, si spogliò della sopravveste. Lo fece in modo così naturale che il fiato di Sergio gli si spezzò nei polmoni. La sua sposa fece per distendersi accanto a lui, ma il tribuno la prese per un braccio, facendola sedere cavalcioni sulle sue gambe.
Sergio affondò il viso nei seni della sua sposa e l'afferrò per le natiche, spingendola contro di sé. La penetrò subito, in quell'istante, e Camilla sussultò, incredula della facilità con cui lui si era impossessato di lei. Gemettero all'unisono al culmine del piacere, fissandosi negli occhi.
Restarono così, stretti l'uno all'altra, mentre il chiarore rosato dell'alba di un nuovo giorno illuminava il loro letto.
"Domina! Domina!".
Gli scossoni di Kara fecero sobbalzare Camilla, che dormiva profondamente. Spalancò gli occhi, col cuore in gola che batteva impazzito. Il sole di quel mattino già brillava caldo e luminoso attraverso le colonne del porticato e la fanciulla si coprì gli occhi con la mano per un istante, abbagliata. Poi scostò la mano e mise a fuoco il volto d'ebano della sua nubiana. Era terrorizzato.
"Kara!" chiamò, ansimando. Poi allungò il braccio accanto a sé, sul giaciglio, rendendosi conto che era sola. Sergio non c'era.
"Domina! E' arrivato un messo di Fannia Pollia! Dice che è successa una cosa gravissima" dichiarò la schiava, bisbigliando.
Camilla si sollevò di scatto dal letto, nuda com'era, e indossò la prima veste che trovò tra le sue cose, aiutata da Kara. Coi capelli sciolti dietro la schiena e senza indossare neanche i sandali, si precipitò nell'atrio, dove uno schiavo, poco più che un ragazzino, dal volto frastornato, le consegnò una piccola pergamena.
Gli occhi blu di Camilla percorsero più volte le righe vergate frettolosamente; dapprima incredula, poi sconvolta.
Quella stessa notte, i soldati di Gallieno avevano fatto irruzione durante una cerimonia di culto, celebrata da papa Stefano. Alcuni erano riusciti a mettersi in salvo, tra cui proprio il papa e Fannia Pollia; il resto però era stato arrestato, Aulo Pollio in primis, e chi aveva osato ribellarsi era stato giustiziato sul posto. Fannia temeva per la sorte di suo marito e di quella degli altri.
Camilla accartocciò tra le dita il messaggio, mentre la sua vista si velava di lacrime. Avvertì dei passi dietro di sé e si voltò.
Sergio, vestito di una semplice tunica e con i capelli ancora bagnati di chi aveva lasciato in fretta e furia le acque calde del proprio balneum, la guardò con aria interrogativa; intravide il ragazzino e poi il piccolo foglio di pergamena tra le dita di Camilla.
Comprese che era tutto compiuto.
"Tu!" proferì Camilla, irata e con le lacrime che avevano cominciato a rigarle le guance, stringendo nel pugno la pergamena "Tu! Sapevi tutto! Giusto?".
La vista di lei, sconvolta e in lacrime, colpì nel profondo Sergio, che però rimase immobile a fissarla con aria greve.
"Sapevi cosa sarebbe accaduto?" insistette lei, quasi tremando.
"Questa notte l'ho passata con te...Ero qui con te..." provò a dire lui, in tono conciliante.
"Rispondi!" gridò.
Il tribuno deglutì, la guardò poi con severità sollevando appena il mento, infine annuì. Restò ancora qualche istante a guardarla: il mare tempestoso degli occhi di Camilla e il volto dalla pelle diafana, incastonato nella lunga chioma nera, come l'ala di un corvo. Le labbra rosse e tremanti piegate in un'espressione amara e delusa. Avrebbe preferito infliggersi dolore con le proprie mani piuttosto che vedere la sua sposa in quello stato. Ma lui non avrebbe potuto evitarlo o fare altrimenti. Senza dire niente e con l'animo pesante, le voltò le spalle e si allontanò.
Avvolta da un improvviso silenzio, Camilla si portò le mani al viso e cacciò un urlo di disperazione.
STAI LEGGENDO
Lux in Tenebris
Fiksi SejarahRoma, 257 d.C., Publio Licinio Valeriano e Publio Licinio Egnazio Gallieno Imperatori Il tribuno Sergio Sestio Scaptio torna a Roma dopo anni passati a combattere per l'Imperatore, con un nuovo compito: dare la caccia ai membri della setta dei crist...