Psicosi - Cura

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SECONDA PARTE - CERVELLO

PSICOSI: Cura
Psicoterapia, imparare a scindere tra finzione e realtà.





«Sei qui.» afferma Natasha spalancando la porta di accesso al tetto, individuando James seduto a filo del cornicione inesistente con le gambe a penzoloni nel vuoto ed un mozzicone in via di spegnimento intrappolato tra i denti.

«Dove altro dovrei essere?» replica l'uomo ironico, seguendola con lo sguardo mentre lo raggiunge sul bordo a strapiombo, requisendo il tabacco per sé sfilandogli la sigaretta dalle labbra. «Ehi...»

«Ti fanno male.» lo liquida disintegrando il mozzicone contro il pavimento in cemento, urtandolo appena con una spalla in modo scherzoso. «Considerato che sono le quattro di mattina... non lo so, forse a letto con me magari?»

«Non riesco a dormire, 'Tasha.» mormora James sospirando appena puntando i palmi all'indietro, tornando a rivolgere lo sguardo alle sporadiche stelle appena visibili a causa dell'inquinamento luminoso. «Lo sai.»

Natasha tace, assecondando il silenzio di James quanto basta prima che inizi a starle stretto, obbligandolo ad esternare quei pensieri morbosi che gli impedivano di chiudere gli occhi e riposare.

«Fammi entrare nella tua testa, parlami.» chiede in un soffio sottile allungando due dita a sfiorargli la guancia, lasciandogli un bacio a stampo sulle labbra prima di inchiodarlo con lo sguardo. «A cosa pensi?»

«A prima, al piano, a cosa abbiamo detto...» cede arrendevole l'uomo, perdendosi nei suoi occhi cercando in lei un àncora, raddrizzandosi per sporgersi a premere la fronte contro la sua, senza tuttavia abbassare lo sguardo e celarle il mare in tempesta che si dibatteva al suo interno. «Non vorrei che fosse così facile uccidere.»

«Nessuno ha mai lasciato intendere che fosse una decisione facile da prendere.» replica Natasha tradendo un mezzo sospiro, scrollando le spalle cercando di togliersi di dosso la sensazione opprimente di quella consapevolezza che aleggiava nell'aria... non riuscendoci, svicolando via con lo sguardo ritrovandosi a corto di parole di conforto, stringendosi al braccio di carne e premendo la guancia contro la spalla di James, avvertendo le labbra dell'uomo posarsi sulla sua fronte in un muto ringraziamento.

La chiacchierata al telefono con Fury non era stata piacevole, Nick aveva tentato di tergiversare aggirando l'argomento, ma era finito per ammettere le proprie colpe sciogliendosi la lingua spiegandole spiccio tutti gli incidenti con il Tesseract che aveva insabbiato prima di New York, ritenendo più opportuno all'epoca metterli al corrente di minacce più urgenti come Loki, trascurando l'esistenza di una bambina aliena credendo di avere la situazione sotto controllo. Aveva ammesso di averla affidata a Pierce, in quel lasso di tempo imprecisato in cui si fidava ancora del Segretario e credeva ancora nell'istituzione dello SHIELD, fidandosi della parola dell'uomo quando aveva affermato di essersene "occupato", confondendo l'eliminazione del problema alla fonte con la tutela garantita da un nazista.

Natasha aveva informato l'intera squadra degli ultimi sviluppi a cena, restituendo la moneta a James tagliandolo fuori dalla parte organizzativa illudendosi di avere un filo di lucidità in più del marito per far fronte alla situazione, spiegando che stando all'Archivio di Tania Madame Hydra si era macchiata dei crimini più aberranti, ma non rappresentava una reale minaccia dal punto di vista fisico... il problema era ciò che la morte della donna avrebbe scatenato, ma quello era un argomento che Natasha desiderava evitare il più a lungo possibile, illudendosi che così facendo l'ombra della Bestia che oscurava Steve evaporasse. Era una speranza vana... lei lo sapeva, James pure e tristemente non potevano farci assolutamente nulla.

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