Psicosi - Cause

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SECONDA PARTE - CERVELLO

PSICOSI: Cause
Insonnia, abuso di alcol o farmaci, ferite cerebrali, esperienze traumatiche.





Steve si rigirava la tazza di caffè tra le mani contemplando il liquido nero con aria assente cercando di placare il ronzio di fondo che gli bisbigliava all'orecchio, tentando di mettere ordine tra i propri pensieri caotici, quando i suoi piedi avevano improvvisamente perso l'appoggio sulla sedia all'altro capo del tavolino, sollevando lo sguardo sulla fonte di tale disturbo identificando prima una mano di metallo decisamente familiare ancorata allo schienale, ed in seguito il cipiglio indefinito di James mentre prendeva posto di fronte a lui con l'aria di chi era arrivato tardi ad un appuntamento.

«Cosa diavolo ci fai qui?» lo interpella Steve con tono infastidito dall'interruzione e dalla sorpresa non particolarmente gradita, sfoggiando un atteggiamento diffidente di fronte al compagno d'armi, memore dei moniti sottolineati da sua madre durante il volo aereo fino a Madripoor. «Non dovresti essere qui

A Steve iniziano a prudere le mani di fronte alla consapevolezza che tutti i suoi piani attentamente studiati a tavolino si siano tramutati in cenere con la comparsa dell'uomo... era riuscito nell'ardua impresa di depistare sua madre e le guardie, fuggendo dalla reggia alla ricerca di un po' di quiete e di un buon caffè, ma evidentemente aveva aspirazioni troppo elevate per venir accontentato dal Cosmo.

«E dove altro dovrei essere se non a calpestare la tua ombra?» ribatte ironico Barnes spezzando il labile filo dei suoi pensieri, portandosi teatralmente la mano di metallo al petto. «Un minimo di gratitudine per rincorrerti in capo al mondo per salvarti il culo sarebbe gradito, sai?»

«Non ho chiesto il tuo aiuto, James.» ribatte piccato, sottolineando il suo nome in un palese indice di fastidio. «Quindi perché sei qui?»

«Fammici pensare... forse perché sei sparito di punto in bianco e non hai avvisato nessuno della tua vacanza di tre giorni in un posto orrendo come Madripoor? O forse perché sei arrivato qui con la Vedova Zemo?» domanda retorico l'uomo, mettendo in chiaro la situazione per evitare fraintendimenti. «Così, per dirti le prime ipotesi che mi vengono in mente... per caso ti sei dato allo spionaggio e non me l'hai detto? Credevo che il lavoro sporco spettasse a me e Natalia, ne va della credibilità dello scudo-...»

«Puoi piantarla di sparare cazzate?»

«Okay, la smetto.» si arrende facilmente James sollevando le mani sopra la testa a sottolineare il concetto espresso, diventando improvvisamente serio quando il cipiglio ironico sparisce completamente dal suo volto, lasciando perdere il copione da teatrino passando al lato pragmatico. «Sono solo preoccupato per te Steve, non capisco il perché diavolo sei qui e non sei ancora tornato a casa...»

«Tornato a casa?» ribadisce Steve con tono sprezzante sottintendendo il fatto che reputasse assurdo il concetto appena espresso, senza comprendere lo stupore di fondo che leggeva nelle iridi ghiacciate dell'agente Barnes. «Io sono a casa, più di quanto lo fossi prima.»

«Il tuo è un discorso che non ha senso, Stevie.» afferma confuso James, rendendosi conto per la prima volta dall'inizio di quella conversazione che il suo non era affatto uno scherzo di pessimo gusto.

«Il tuo è un discorso che non ha senso, Buck.» ribatte il Capitano Rogers stringendo la tazza di caffè tra le mani, serrando gli occhi con forza per una frazione di secondo vedendo i bordi del proprio campo visivo sfarfallare, visualizzando mentalmente gli occhi nocciola di sua madre e scacciando a forza l'istantanea sporadica di occhi molto simili a quelli di James, che negli ultimi giorni riaffioravano tra i suoi ricordi nei momenti meno opportuni. «Sono qui con mia madre, dove altro dovrei essere?»

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