QUARTA PARTE - ANIMA
TRACOLLO: Cura
Periodo di pausa prolungata da lavoro, instaurare un dialogo con una persona fidata.
«Ci sei? Stammi dietro, non perderti.» afferma James addossandosi repentino contro la parete, sporgendosi con la testa sul corridoio adiacente per sporgersi a controllare che non ci fossero guardie in arrivo, facendo cenno a Clint di continuare a seguirlo.
«Ti sono dietro, ma tu corri il doppio di me.» annuncia l'arciere venendo afferrato per la cinghia della faretra inciampando sui propri passi, mentre James gli impedisce di schiantarsi contro il muro perché troppo impegnato a rifilargli una ramanzina tentando di guardarlo negli occhi. «Chi sarebbero i tizi che dobbiamo salvare?»
«Tizi a cui devo la mia sopravvivenza... e devo ringraziare per aver garantito quella di Natalia.» ammette James tradendo una vaga nota di astio nella voce all'idea di dover essere grato ad Alexei, scartando quel pensiero focalizzandosi sulla missione in corso.
Raggiungere l'Accademia era stato facile, scalare le mura fino alla finestra di sua moglie un po' meno – considerato che James doveva barcamenarsi con un braccio soltanto –, riepilogando il compito di ognuno una volta dentro le mura e dividendosi in due squadre una volta varcata la soglia. Natasha aveva promesso di attirare i Capi restanti in laboratorio, dove aveva posizionato l'innesco delle cariche e li aspettava con i trofei ed una Yelena rediviva, nel mentre Steve e Sharon si sarebbero occupati di slegare le cadette dai loro letti, un compito nettamente meno arduo di dover superare la zona delle celle e far uscire i due prigionieri... cosa che forse si sarebbe potuta evitare se solo Natasha non avesse ordinato a Mikhail di "disinnescare" Epsilon Red con una pallottola nel cranio appena il doppio di Yelena era stato completato, facendo scattare gli allarmi dell'intera struttura mentre Ursus veniva incarcerato e la piccola siberiana si dava alla macchia rintanandosi da qualche parte in attesa della sorella.
«Sei pronto?» chiede James cercando una conferma negli occhi di Clint, ormai giunti all'ultimo corridoio percorribile e riuscendo a contare tre sentinelle a testa da tramortire, sorridendo complice quando l'uomo sfila dalla faretra due frecce-lacrimogeni e le scaraventa manualmente il più lontano possibile da loro facendole impattare contro il pavimento, disperdendo volute di fumo biancastro mentre si buttano nella mischia a suon di pugni.
«Tutto okay?» chiede James puntellandosi alle ginocchia un paio di cazzotti e sei guardie svenute dopo, mentre l'allarme inizia a suonare a sirene spiegate segnalando l'intrusione, chiedendosi di sfuggita se la colpa per aver attirato l'attenzione fosse sua e di Clint o di Steve e compagna. «Non ci resta troppo tempo, stando ai calcoli di Natalia abbiamo dieci minuti prima di essere raggiunti dal plotone di esecuzione... ammesso e concesso che stiano arrivando tutti qui e non alle camerate.»
«Allora diamoci una mossa, qual è la cella?» replica Clint pragmatico, indicando la fila interminabile di porte blindate che si affacciavano sul corridoio, ognuna con un tastierino numerico installato sopra le maniglie. «Non abbiamo il tempo di scardinare tutte... e mi auguro tu conosca i codici.»
«Non mi serve conoscere i codici.» ribatte James sfilandosi la tracolla del fucile nuovo e crivellando di proiettili il primo tastierino, facendo saltare la maniglia della porta con un clangore decisamente assordante. «Non ho troppi proiettili, tu bussa alle porte di sinistra, io a quelle di destra. Tre colpi secchi.»
Clint si limita ad annuire iniziando a tempestare di pugni le porte blindate, aspettando ogni volta un paio di secondi sull'uscio in attesa di una possibile risposta, bloccandosi quando James arriva a metà corridoio e la porta in metallo appena percossa vibra sotto i colpi di uno dei due prigionieri, arretrando di un paio di passi mandando in corto il tastierino, facendo cenno all'arciere di dargli una mano a scostare la porta a spallate fino a ritrovarsi a faccia a faccia con Mikhail.
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Studi di Anatomia
FanficÈ scientificamente provato che anche l'organismo apparentemente più perfetto al mondo - con tutte le contraddizioni del caso e le implicazioni scomode delle singole parti - può raggiungere il collasso, basta trascurare un singolo tassello infinitesi...