Tracollo - Cause

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QUARTA PARTE - ANIMA

TRACOLLO: Cause
Lavoro stressante in costante contatto con terzi, ambiente violento o disturbante, forti pressioni esercitate dai superiori.




«Devi fidarti di me... non abbiamo tempo per questo, James.» tenta di imporsi Natasha forzando il tono di voce in una nota autoritaria, ignorando il ticchettio inesorabile dell'orologio che le ricorda di non poter assolutamente perdersi in chiacchiere.

«Non mi interessa, semplifica.» insiste James caparbio, lo sguardo che vacilla al suo cospetto, riuscendo quasi a leggerlo nel pensiero intuendo gli argomenti urlati dalle voci nella sua testa, continuando a stringerle il polso incapace di razionalizzare gli impulsi tattili e visivi. «Eri morta, ti ho seppellita.»

Natasha sa cosa sta pensando, in realtà conosce perfettamente i pensieri di entrambi, ma se Clint ha già superato lo stupore ed ora pende dalle sue labbra accecato dalla consapevolezza di vivere in un mondo in cui magia e scienza realizzavano miracoli, James non era intenzionato a cedere di un millimetro dalla sua posizione fino a quando non avrebbe ottenuto ciò che voleva... e la donna non poteva dargli torto, a volte una speranza mal riposta era solamente una lenta tortura autoimposta.

«La Stanza Rossa ha reclutato Epsilon Red, è in grado di rigenerare fisicamente e mentalmente un organismo da zero... avrebbe dovuto trasmettermi solamente una memoria parziale, ma ha deciso diversamente.» sciorina Natasha in fretta, riassumendo spiccia gli eventi degli ultimi tre mesi, mentre James annuisce confermandole che quella fornita era una spiegazione a cui poteva credere, facendole cenno di argomentare. «Ho passato quasi tutto il mio tempo a depistare Anya, per questo Yelena non trovava più uno straccio di pista.»

La sua voce vacilla nel menzionare la morte della sorella, poco importava se Yelena le aveva creduto su due piedi e si era immolata senza battere ciglio, sopprimendo il desiderio di aver avuto un altro modo per consolidare la propria fedeltà alla causa agli occhi del suo ex datore di lavoro... ma se quel fremito lei lo percepisce come una debolezza fuori controllo, per James sembra diventare la conferma indiscussa che spazza via ogni remora spingendolo a portare a compimento la sua traiettoria, avvicinandosi di un altro passo prima di arrestarsi di nuovo di fronte all'obiezione più che giustificata che scivola dalle labbra di un Clint confuso da una spiegazione così criptica.

«Come facciamo a sapere che tu sei davvero tu?» la interroga l'uomo dubbioso, sollevando gli occhi al cielo spazientita in risposta... e forse è quel futile dettaglio a convincerli, più delle sue parole espresse in seguito, scartabellando mentalmente la lista di segreti ed episodi imbarazzanti che conservava sul loro conto.

«Mi salgono ancora i conati al pensiero di quel milkshake alla fragola semplicemente disgustoso che mi hai rifilato in aeroporto a Budapest, Clint.» specifica Natasha ad un passo da un esaurimento nervoso, sorridendo di riflesso quando vede il suo sguardo illuminarsi al ricordo di lei che correva al cestino più vicino e vomitava quel concentrato chimico di latte e zucchero – specificare di essersi vendicata rovesciandogli in testa la metà di bevanda restante per aver osato ridere troppo le sembrava superfluo –, posando poi lo sguardo su James dipingendosi un sorriso complice sulle labbra. «Tu invece soffri di vertigini звезда моя, l'ultima volta che ti ho trascinato a Coney Island sei salito sulla ruota panoramica per farmi contenta, ma quando hai rimesso piede a terra mi sei crollato addosso e li hai definiti i "cinque minuti più spaventosi della tua vita"... ho passato l'esame?»

«Sì, decisamente sì.» ribatte James con un sorriso da orecchio ad orecchio, prendendo ufficialmente la rincorsa afferrandola per la base della schiena sollevandola da terra, baciandola impetuoso stroncandole il fiato... cancellando di colpo gli ultimi tre mesi di inferno relegando la Fine ad un brutto ricordo.

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