Capitolo Cinque

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Roma, 9 settembre 2019

"Oggi ci presentiamo per chiedere a voi, rappresentanti del popolo italiano, la fiducia sul nuovo Governo, che sarà mio compito guidare con disciplina ed onore, mosso dal primario obiettivo dell'inseguimento dell'interesse nazionale. Ho sempre inteso il mio ruolo di Presidente del Consiglio come un servizio al Paese."

Così iniziava il mio discorso di insediamento al Parlamento, mentre chiedevo nuovamente la fiducia. Un uomo nuovo era davanti a loro, consapevole e con degli obiettivi che avrebbe perseguito ad ogni costo. Al servizio degli italiani che avrebbero giudicato il mio operato. Era a loro che dovevo rendere conto e a nessun altro. E nessuno avrebbe più potuto bloccarmi nei miei intenti.

Mi sentivo forte, pronto e determinato.

Non avrei ceduto difronte agli egoismi di partito, alle arroganze e ai complotti.

Servo del popolo italiano, questo continuavo a ripetere nella mia testa mentre leggevo il mio lungo discorso che promuoveva un Governo nuovo, corretto che ci avrebbe portato, ne ero certo, al 2023.

Non appena terminai di parlare mi sedetti in attesa del voto, senza nessun timore o ansia. Credevo nel nuovo volto della Repubblica, umano, sociale e solidale.

Avvertii il telefono vibrare nella mia tasca sinistra. Ma dovetti rimandare, anche se ero ben conscio di chi poteva essere. In pochi avevano il mio numero personale.

Non avevamo smesso si scriverci, ogni giorno almeno un suo messaggio mi raccontava della sua giornata e viceversa, io della mia.

Lei fu la prima a sapere che ero stato ricontattato per riprendere il mio ruolo in un nuovo Governo, fu lei a darmi la spinta definitiva ad accettare, perché era la mia vocazione. Il mio destino.

A lei avevo espresso i miei dubbi, trovando una confidente pronta ad accogliere ogni mia parola con interesse, ogni mio pensiero.

Gaia sapeva ascoltarmi e comprendermi, come nessun altro aveva fatto.

Nonostante fossi in seduta parlamentare, in quel momento, avevo solo voglia di parlare con lei, esprimere tutta la mia contentezza e di vederla.

Quella fu l'unica nota dolente.

Non ci eravamo più potuti incontrare, il turbine della politica era tornato a cercarmi poco dopo la nostra notte passata assieme a camminare. Ma Gaia non aveva mai avuto pretese, anzi ogni giorno mi spingeva a dare sempre di più, con più forza.

"Bel discorso Giuseppe, complimenti. Li hai stesi, erano anni che non sentivano parole nuove. Sei stato una ventata di aria fresca in quel vecchio palazzo."

Sorrisi nel leggere.

Avevo ottenuto la fiducia e tornavo vincitore a Palazzo Chigi.

Ritornarvi, mi diede la carica per affrontare i giorni seguenti che darebbero stati frenetici.

"Sono contento di non averti annoiato troppo. Davvero hai ascoltato tutto?"

"Certo! Parola per parola, Giuseppe credimi, sei piaciuto a tutti, i giornali già ne stanno parlando. Adesso scappo, devo andare al lavoro."

"Stai attenta, scrivimi quando sei tornata." Ero diventato protettivo con lei, non come avrei voluto esserlo, ma trovare il suo messaggio al mattino, quando mi svegliavo, mi faceva stare più tranquillo.

Il giorno seguente i ritmi di lavoro si fecero pressanti, a momenti insostenibili ma la linea di Governo era stata definita e non mi sarei arreso per nulla al mondo.

Un giorno, all'improvviso (Giuseppe Conte Fanfic)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora