Capitolo Diciotto

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"Io cerco il fuoco e mi brucerò,

del tuo veleno mi avvelenerò.

Non posso sentirmi libero

dalla tua corda,

dal tuo patibolo."


Percorrere quella strada, per la seconda volta, per raggiungerla e poterla finalmente toccare, baciare.

Due anni.

Due anni infiniti, erano passati, ad osservarla da lontano mentre reprimevo a forza ogni pensiero su di lei e le auguravo di essere finalmente felice, anche senza di me.

Avevo lasciato Roma, con il benestare del mio portavoce, che ancora non si capacitava di come un uomo maturo e realizzato potesse soffrire per una ragazza che sembrava snobbare tutto quello che rappresentavo.

"Cerca di non farti vedere a Perugia, se ti è possibile."

Era l'unica raccomandazione di un uomo disperato, messo alle strette, che però aveva compreso che la situazione non era più sostenibile per me e che nulla mi avrebbe fermato nei miei intenti.

L'auto sfrecciava veloce, troppo veloce.

Ma il tempo sembrava scorrere lentamente e la strada mi sembrava infinita.

"Quanto manca?" Chiesi al mio autista che poche volte doveva avermi visto in quello stato. Non riuscivo a mantenere la calma e continuavo a spostarmi sul sedile, impaziente.

"Poco Presidente, mezz'ora al massimo."

Non l'avevo avvertita, perché era stato tutto deciso in poche ore e in realtà, volevo godermi per una volta, il suo viso in preda alla sorpresa e poi alla contentezza.

Perché di Gaia avevo conosciuto i lati oscuri, la sua ribellione costante, il suo atteggiamento di sfida verso tutto e tutti ma ora, tutto quello che desideravo era poter sconvolgerle la vita e renderla partecipe della mia.

Ero pronto a rischiare per lei, consapevole di poter perdere ogni cosa, ma cosciente che senza di lei al mio fianco, ogni sforzo da me compiuto sarebbe stato solamente più difficile e confuso.

Gaia era entrata nella mia vita e nei miei pensieri in modo violento e disumano. Sconvolgendo ogni mia certezza, spazzando via il timore di vedermi crollare tutto tra le mani da un momento all'altro, perché nulla aveva importanza se non potevo essere felice, se lei non era con me.

Innamorato come un adolescente, nel modo più puro e in cui si può amare una persona. Senza pensare alle conseguenze, senza dare importanza a ciò che il destino avrebbe portato. Nel bene e nel male.

"Siamo arrivati Presidente."

L'auto si era inerpicata attraverso il centro storico di Perugia, affollato di turisti e studenti che facevano della piazza antistante la chiesa di San Lorenzo, il luogo di incontro preferito.

Quella scalinata piena di gente, mi riportò alla foto che per due anni avevo portato con me, Gaia sorridente, illuminata dal sole. Quella Gaia che io desideravo conoscere, il suo sorriso che desideravo solamente chiudere con un bacio.

"Andatevene, vi richiamo io." Dissi, mentre scendevo dall'auto senza ascoltare nessuna replica dalle mie guardie del corpo.

Osservai per qualche attimo la porta scura davanti a me, tutto stava cambiando, ed ero io a volerlo, senza nessun rimorso o rimpianto.

Un giorno, all'improvviso (Giuseppe Conte Fanfic)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora