Capitolo Dieci

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Si ritrovarono a percorrere le stanze buie di Palazzo Chigi ad un passo sostenuto, il Presidente continuava a tenere la mano della ragazza con forza.

Gaia sentiva la testa girare per colpa di quegli spazi immensi e per buona dose di colpa anche dell'alcool.

Giuseppe estrasse una chiave dalla tasca e aprì una porta blindata che dava sull'appartamento presidenziale.

Lui la spinse dentro e subito la richiuse, dando un paio di mandate. Si voltò verso di lei. Mille fulmini invadevano le sue pupille quasi nere.

"Pensi sia un gioco?"

Si avvicinò a passi lenti verso di lei. Gaia dal canto suo non aveva abbassato lo sguardo.

"Se pensi sia un gioco Gaia, ti assicuro che non è divertente."

Le posò una mano sul viso, per avere tutta la sua attenzione.

"Sono molto, molto deluso."

Gaia ghignò, un misto tra il fastidio e l'ironico.

"Non sei l'unico. Questa frase non mi fa nessun effetto Giuseppe. Nemmeno detta da te."

Ma il Presidente non aveva intenzione di farsi prendere in giro quella notte, a quell'ora così tarda.

Vederla stretta da un altro, baciata da un altro, lo aveva fatto ardere di gelosia. Una bruciante e immensa gelosia.

Le afferrò il viso, tenendola per il mento.

Aveva quasi voglia di metterle le mani addosso.

"Pensi che sia andato a divertirmi in questi giorni? Che sia facile? Pensi che mi diverta a farmi prendere in giro da te? Cosa vuoi che faccia Gaia? Dimmelo perché sei un mistero incomprensibile per me."

Gaia scostò il viso dalla sua mano, indietreggiando di qualche passo.

"Sono io a chiederti cosa vuoi da me? Tutto quello che posso offrirti lo hai davanti, nulla di più."

Giuseppe recuperò i passi che li distanziavano, la prese per i fianchi e la tirò contro di sé.

"Smettila." Le sussurrò sulla bocca.

"Non puoi pretendere che io sia diversa, che io sia come vuoi tu."

Giuseppe la strinse ancora di più, facendole sentire il suo bacino contro quello di lei. Aveva un'erezione fin troppo evidente. L'aveva da quando l'aveva baciata contro quella parete in discoteca.

"Questa non sei tu, quella notte eri davvero te stessa. Mentre mi supplicavi, mentre eri davvero mia."

Gaia tentò di divincolarsi da lui, si sentiva troppo esposta e fragile in quella situazione, ma Giuseppe non sembrava dello stesso avviso e la trattenne con più forza.

"Fottiti Giuseppe." Sibilò, posando le mani sul petto di lui per spingerlo lontano.

"No, sarò io a fottere te questa volta." Disse il Presidente, trascinandola sul letto.

Troneggiò sopra di lei, bloccandola, iniziando ad aggredirle il collo con baci che avrebbero sciolto anche un iceberg.

Gaia avvertiva il profumo intenso di lui ovunque, la forza per cacciarlo le mancò quasi subito.

"Ammettilo che è me che vuoi, mocciosa."

Le sussurrò il Presidente all'orecchio per poi non lasciarle tempo di rispondere perché le invase la bocca con un bacio che non aveva nulla di casto o romantico.

Ben presto ogni resistenza della ragazza cadde per lasciare esclusivamente spazio alla lussuria.

Gaia gli artigliò la schiena con forza, reclinando il capo all'indietro, lasciandogli tutto lo spazio di cui lui aveva bisogno.

Un giorno, all'improvviso (Giuseppe Conte Fanfic)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora