Io ho già deciso, io ti amo. E se vuoi la mia testa, dammi un'accetta, ti darò la testa di un uomo che ti ama.
Da "Non ti muovere" di Margareth Mazzantini
Tra le mie braccia, stretta, fino a farle male. Il timore di perderla ancora, di non poterla più vivere come vorrei, come desidero da troppo tempo.
Il suo respiro nel mio, la pelle morbida e giovane che accarezza la mia, provata da anni senza di lei, senza conoscere veramente una donna che sapesse portarmi al cupo desiderio, al più profondo degli istinti. Alla pace che tanto andavo cercando.
E forse, dovrei solamente chiudere tutte le mie paure e lasciare che questo fiume in piena, che è l'amore che provo per lei, possa scorrere veloce, abbattendosi ovunque.
Baciarla, con desiderio, con dolcezza. Poterlo fare con la calma, con ardore, fino alla brutalità del desiderio troppo a lungo sopito. Il tempo che finalmente riprende a scorrere, perché in due anni senza di lei, ero sospeso, immobile. Trascinato dagli eventi, alla ricerca di lei in ogni sguardo, in ogni bacio inutile, in ogni carezza sterile che avevo dato inutilmente ad altre.
Mi lasciai guidare dai suoi baci verso il letto. Il battito del mio cuore era fuori controllo, le mani non smettevano di tremare, di appigliarsi a lei, di conoscerla ancora una volta, di ricordare quanto fosse bella e quanto splendesse di luce propria tra le mie braccia.
Quella luce che lei non vedeva, quella che nascondeva e aveva nascosto per troppo tempo e alla quale volgevo il mio sguardo nel buio dei miei pensieri. Quando tutto sembrava perso.
Spogliarla, facendo scorrere le dita lentamente, sfiorando la sua pelle liscia e nivea. Baciare il suo collo, dopo che lei me lo offrì senza difese, lasciando scorrere le labbra e le mani che si riprendevano ciò che era stato loro.
Spingere il mio bacino per trovare sollievo, morderla fino a farla gemere.
"Come ho potuto dimenticarmi di tutto questo?" Le chiedo senza smettere di assaporare ogni parte di lei che riesco a raggiungere con la mia bocca.
Vederla inerme tra le mie braccia, totalmente appagata ed esposta per me, senza difese, senza ostacoli. Libera da tutti i suoi fantasmi e dai miei.
Il mio corpo sopra il suo, ormai completamente nudi, le sue mani che accarezzano la mia schiena per poi salire alla testa e tirarmi ancora in un altro bollente bacio.
"Ti ho aspettato tanto Giuseppe. Troppo."
Unii le mani con le sue, intrecciandole sopra al suo capo, scrutando i suoi occhi, che sapevano essere feroci, ma che per me si modellavano fino alla dolcezza, quegli occhi che baciai con delicatezza.
"Il tempo dell'attesa è finito. Nulla ha importanza se non sei al mio fianco. L'ho imparato in questi anni, immerso nel rimpianto di averti perduta."
Vivere di rimorso era una non esistenza che io non avrei mai più volito sperimentare. Quando anche solo un respiro sembrava affaticarmi più del dovuto.
"Sei cosciente del potere che eserciti su di me Gaia? Puoi solo immaginarlo?" Sussurrai al suo orecchio, senza nessuna vergogna, perché ero in ginocchio per lei, pronto a prendere tutto ciò che lei avrebbe voluto darmi.
Mi prese il viso tra le mani che io bacia con devozione.
"L'ultimo mio desiderio è farti del male. Se davvero è me che vuoi, se non hai più dubbi, allora non ne avrò anche io. Non sono pronta a stare senza di te e ti amo, non smetterò mai di dirlo se tu me lo chiederai. Non sono mai stata capace di parlare di sentimenti ed emozioni, ma per te, io posso farlo. Non è vita se mi stai lontano, ma sopravvivenza. Io voglio vivere Giuseppe, lo voglio adesso e con te."
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Un giorno, all'improvviso (Giuseppe Conte Fanfic)
General Fiction"La vita è questa. Niente è facile e nulla è impossibile." G.Donadei Scritta in piena quarantena, a forza di decreti del nostro affascinante carceriere.