"Dove troverete, ditemi, un amore simile al mio, un amore che né il tempo, né la lontananza, né la disperazione possono spegnere; un amore che si accontenta di un nastro smarrito, di uno sguardo perduto, di una parola sfuggita?"
da "I tre moschettieri" di Alexandre Dumas
La tentazione di raggiungerla era molta, quasi incontenibile, Perugia era solo a qualche ora di strada e fuggire da Palazzo Chigi era fin troppo facile.
Ma non ero un ladro, non stavo commettendo nessun delitto. Amare alla follia era ciò che decantavano poeti e scrittori da secoli. Mi ritenevo abbastanza forte da non cadere nel tranello di una donna impossibile, di non ritrovarmi disperso nella sua mancanza ed abbattuto dalla sua perdita.
La mia condizione umana, la mia debolezza, non mi erano mai apparse così dolci ed avvenenti. Cedere, lottare, impormi se necessario, erano la mia espiazione per il peccato di amare lei. Gaia che ancora una volta era tornata nella mia vita, salvandomi da un sentiero cupo che sembrava tracciato inesorabilmente.
E in fondo, nonostante fossi il Presidente, tutto ciò che desideravo era nascosto nel corpo di una ragazza, che aveva ricambiato con la stessa passione ogni mio desiderio. Donandosi a me, al di là di ciò che rappresentavo, sfidando ogni legge morale. Essere con lei, godere della sua presenza, stringere le sue mani, accarezzarla mentre riposa, osservare il suo viso addolcito dal sonno, provocarla, vederla sfidare il mondo e me, era tutto ciò di cui avevo bisogno.
Alla mia età, sognare ad occhi aperti, era un lusso che pochi potevano ancora permettersi e io non intendevo lasciarlo fuggire.
"Rocco, ti devo parlare."
Non mi avrebbero fermato le sue reticenze, i sondaggi, l'opinione della gente e dell'opposizione. Il teatro della politica non mi apparteneva e io non ero mai stato un bravo attore, avrei lasciato la parte di commediante a chi davvero ne era capace.
Attesi che il mio collaboratore si accomodasse difronte alla mia scrivania, dopo aver poggiato la solita mole di documenti che sembravano vivere assieme a lui.
"Non sono stato sincero con te."
Lo vidi impallidire e toccarsi la cravatta nervosamente.
"Ho fatto pedinare Gaia per due anni e solo da pochi giorni l'ho risentita. Non mi interessano le tue impressioni, quelle di partito, della gente. Io la rivoglio."
"Sei un pazzo Giuseppe, tu non sai cosa stai dicendo." Mi rispose mentre stringeva nervosamente i pugni, fino a sbiancare le nocche.
"Tu sei un pazzo e tutti quelli che come te credono che io non abbia una vita al di fuori di questo palazzo."
"E' solo una ragazzina. Maledizione Giuseppe! Stai buttando all'aria anni di sacrifici e lavoro per una donna!"
Il tono della sua voce si stava facendo sempre più aspro e deluso.
" Non è un capriccio, non è un gioco. So che tutto diventerà molto più complicato, che i giornalisti cercheranno qualsiasi pretesto per attaccarci. Ma non posso più impedirmi di stare lontano da lei."
Rocco si posò una mano sulla guancia, incredulo, fissandomi, preso dallo sconforto e dallo sconcerto.
"Sei davvero innamorato di lei?"
"Sì."
Realizzare che stavo aprendo le porte della mia vita privata a tutti, non mi intimorì abbastanza da avere qualche ripensamento.
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Un giorno, all'improvviso (Giuseppe Conte Fanfic)
General Fiction"La vita è questa. Niente è facile e nulla è impossibile." G.Donadei Scritta in piena quarantena, a forza di decreti del nostro affascinante carceriere.