Capitolo Ventidue

774 65 41
                                    



Non c'è niente di più bello di una persona in rinascita. Quando si rialza dopo una caduta, dopo una tempesta e ritorna più forte e bella di prima. Con qualche cicatrice in più nel cuore, sotto la pelle, ma con la voglia di stravolgere il mondo, anche solo con un sorriso."

Anna Magnani




Evey reborn – V for Vendetta OST

Sapevo che non sarebbe stato facile, ma un percorso ad ostacoli e Rocco non mancava di elencarli ogni benedetto giorno, creando frustrazione che a stento riuscivo a trattenere.

Su suo consiglio, Gaia alloggiava nel mio appartamento e quando mi era possibile, soprattutto la sera, la raggiungevo. I pochi momenti passati con lei, che mi apparivano come un miraggio, erano tormento dei sensi, amore versato nelle vene che scorreva come un mare in tempesta, mentre potevo tenerla accanto a me. Ogni carezza, ogni bacio, fare l'amore con lei ovunque ne avessimo voglia era un passo verso il paradiso. Un sogno che segretamente veniva coltivato, con cura, perché fragile e ancora immaturo.

Osservare il suo viso mentre dormiva, così rilassato, la pelle giovane del suo collo, sfiorare con le dita le sue curve e ringraziare non so quale dio per avermela riportata.

Vederla risvegliarsi e sorridermi, con gli occhi ancora assonnati e lasciarmi accarezzare dalla sua mano, non resistendo a baciarla, trattenendola a me, solo per avvertire il suo corpo caldo contro il mio, per non provare mai più il freddo che mi aveva dilaniato per due anni.

Avrei voluto viverla alla luce del sole, tenerle la mano mentre affrontavo le mie battaglie quotidiane, darle tutto ciò di cui aveva bisogno.

Gaia non aveva mai avanzato pretese in quelle poche settimane, anzi, sapevo che stava cercando lavoro, ma non era mai stata pretenziosa nel chiedere aiuto a me. A me che sarebbe bastata una telefonata, ma non avrei mai leso la sua dignità. Per anni aveva vissuto con le sue forze, aggrappandosi tenacemente alla vita per risorgere dal baratro in cui era caduta. E lo aveva fatto da sola, senza chiedere aiuto. Quanta forza possiedi bambina mia? Con quanta energia hai trovato per vivere? Come posso essere degno di te, quando ho paura che rivelarti a tutti, possa ledere ciò che abbiamo ora, dentro queste pareti, al sicuro.

Non posso e non voglio perderti ancora, questo ancora mi trattiene dal mostrarti a quel branco di sciacalli. Non meriti altro dolore gratuito. Ero ben cosciente che portarti da me era rischioso e molto probabilmente un'incoscienza, ma la tua compagnia in questa casa, poterti vivere nel quotidiano, mi ha fatto capire che ciò che temo di più, non sono i commenti e gli articoli beceri di qualche giornale, ma dover rinunciare a tutto questo.

Stavo rimandando decisioni importanti perché era la paura che padroneggiava ogni mio tentativo di compiere ciò che doveva essere fatto.

"Aspettiamo ancora qualche settimana Giuseppe. Non è il momento." Si ostinava a dirmi Casalino, quando parlavo di lei, soprattutto dopo averla chiamata in un momento di pausa per sapere cosa stesse facendo. Non avrei potuto nasconderla in eterno. Prima o poi, una foto e qualche articolo avrebbero posto il dubbio su di noi, perché non potevo confinarla in una casa.

"Ti sta facendo pressioni?" Mi domandò ulteriormente.

Lo fissai mirando ad incenerirlo sul posto.

"Credi davvero che lei possa farmi pressioni? Credi le interessi davvero essere alla luce della ribalta o voglia qualche favore personale? Ma che persone conosci Rocco?"

Un giorno, all'improvviso (Giuseppe Conte Fanfic)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora