C'era un motivo per cui Phoebe correva con una fenice stilizzata stampata sul casco.
The Phoenix.
Era lei. Aveva sempre amato le fiamme, quel caratteristico suono crepitante del legno che arde. Ricordava i falò organizzati ai tempi della Formula 3, quando i rivali erano i suoi amici e non era sottoposta a tutta la pressione mediatica.
Ma Phoebe era davvero un fuoco, bruciava alimentandosi di benzina, come la sua monoposto, e poteva diventare distruttiva. Eppure, lei era anche quella piccola scintilla che si sprigiona dalle fiamme e che si libra alta nel cielo. Sempre distante dagli altri, sentendosi perennemente ad un livello differente rispetto a tutte le persone che la circondavano. Era questo suo lato che la portava ad allontanarsi improvvisamente durante una festa con altri piloti, quel bisogno di stare sola ad osservare le stelle in silenzio. Senza avere la pretesa di riordinare i pensieri, quelli le si affollavano in testa impedendole di sentirsi libera. Eppure, avvertiva la necessità della solitudine, forse perché quel mondo la soffocava un po'.
E anche perché oggettivamente era l'unica donna pilota in Formula 1. Certo, prima di lei ce ne erano state altre, ma non erano durate. E questa era la più grande paura di Phoebe: perdere tutto ciò che aveva costruito nel tempo, con così tanta fatica. Ed era certa che fosse lo stesso pensiero che si formava nella testa dei suoi colleghi. Oppure era persino una loro speranza. O una sorta di sfida.
"Vediamo fin dove può arrivare una ragazza"
"Perché lei dovrebbe trionfare dove altre hanno fallito?"
"Non ha niente di speciale che la renda diversa"
E nonostante la sua corazza dura e impenetrabile, anche Phoebe credeva a queste voci. Dopotutto, che speranze poteva avere lei di lasciare il segno in un ambito cinico come quello dei motori? Fin da piccola la sua ambizione maggiore era quella di vincere un campionato mondiale nella massima formula. Ne era certa quando suo padre l'aveva fatta salire sul primo kart. Ne era certa anche quando aveva vinto il suo primo campionato in Formula Renault. E ne era ancora certa dopo l'incidente. Quel terribile incidente che le aveva donato il nome di fenice, The Phoenix. E che aveva creato una sorta di leggenda attorno a lei.
Ricordava ancora perfettamente le lamiere della piccola vettura che si piegavano, quello stridio le sarebbe rimasto per sempre nelle orecchie, continuando a tormentare i suoi sogni anche dopo anni. E ricordava ancora meglio il calore soffocante delle fiamme che avevano avvolto la macchina. E si rivedeva uscire al rallentatore da quell'inferno.
Per tutti rimaneva inspiegabile. La loro macchina era stata colpita da un camion mentre si recavano nel circuito per una gara. Erano stati schiacciati contro il guard-rail, poi era divampato il fuoco. Suo padre era morto. Lei si era incredibilmente salvata. Per questo tutti la vedevano come una fenice, risorta dalle sue stesse ceneri, immune al fuoco. E da quel momento la sua carriera era cresciuta enormemente, vincendo quasi ogni gara a cui partecipava.
Per molti era causa dell'incidente, come se vi avesse ricevuto una sorta di benedizione, il bacio del fuoco. Per Phoebe semplicemente era tutto legato al padre, correva e vinceva solo per lui. Glielo doveva.
In più, proprio il suo nome era legato a quell'elemento che sembrava accompagnarla ovunque andasse. "Phoebe" derivava dal greco, con il significato di "brillante, puro, luminoso".
Esattamente come il fuoco.
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Fire is my element
ActionIn pista sono i piloti a fare la differenza, sempre. Tuttavia ogni pilota si spinge al limite perché sa che al termine di ogni curva insidiosa, alla fine di ogni rettilineo veloce, c'è una postazione di commissari pronti ad intervenire, compresi i c...