Ignis

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Il ritorno a Montecarlo era stato più tranquillo del previsto.

L'aereo era atterrato in orario e Phoebe non aveva trovato neppure troppo traffico per le strade del Principato.

La ragazza appoggiò piano le chiavi di casa sul mobile bianco dell'entrata. Incredibilmente aveva trascorso una bellissima serata in compagnia di Aidan e Mattia. Avendo viaggiato di notte aveva preferito dormire piuttosto che riordinare ciò che era accaduto qualche ora prima, ma ora nella tranquillità del suo appartamento poteva davvero riconoscere di essersi quasi divertita. Un po' perché Mattia sapeva davvero come intrattenere la gente, ma soprattutto perché Aidan si era rivelato molto più brillante di quanto lei pensasse.

Ma tutto quel ripensare alla serata precedente la riconduceva anche inesorabilmente a Mick. Si sentiva largamente in colpa per essere fuggita in quel modo da lui. Semplicemente non voleva stare in sua compagnia in quel momento, si sentiva a disagio. E non solo perché Aidan e Mattia erano dietro di lei. Ma proprio perché i comportamenti del tedesco negli ultimi tempi la confondevano parecchio e non avrebbe davvero saputo cosa dirgli. Probabilmente qualche anno prima avrebbe esultato per il suo invito di condividere la camera con lui e soprattutto sarebbe andata allo stadio molto orgogliosa di poter essere la sua maggiore tifosa.

Ora però le cose tra loro erano irrimediabilmente cambiate e Phoebe non riusciva bene a spiegarsi questa sua improvvisa necessità di allontanamento. Forse era sempre stata innamorata di questa relazione quasi impossibile con il tedesco e ora che invece era una ben più concreta possibilità non le piaceva più così tanto vedersi come la sua fidanzata.

Decise di mettere in pausa per un po' il cervello su quell'argomento e prese il cellulare. Senza pensarci troppo selezionò il numero di Paul.

"Accidenti, Phoebe! -rispose lui con voce biascicata ma alterata dopo il terzo squillo- sono le sei di mattina! Il sole non è ancora nemmeno sorto!" "Il sole non sorge mai a Londra" lo riprese la ragazza mettendo la chiamata in vivavoce e iniziando a sfilarsi i vestiti per indossare una tuta più comoda. "Che succede?" chiese il suo manager con un tono sconsolato, evidentemente abituato ad arrendersi al temperamento di Phoebe. Lei giunse al centro del discorso, come suo solito "Sarebbe possibile trovare qualche sponsor per un kartista?".

Il silenzio all'altro capo del telefono la colpì in faccia, rendendosi conto della stranezza della sua domanda. Paul trasse un lungo respiro, poi chiese "E chi sarebbe questo pilota di kart?". "Un amico" rispose Phoebe, versando il cibo nell'acquario per Niki. "Cosa sta succedendo? -continuò il suo manager- tu veramente mi svegli all'alba per chiedermi di avviare la carriera di una persona che è solo un tuo amico?".

"Mi aiuterai o no?" tagliò corto Phoebe, iniziando ad innervosirsi. "Vedrò quello che posso fare, proverò a telefonare a qualche conoscenza" sospirò Paul rassegnato. Nel volto della ragazza si aprì un piccolo sorriso "Ottimo! Ora vado a riposare un po', il viaggio mi ha stancata". "Phoebe, non spegnere il cellulare! -esclamò Paul agitato all'improvviso- dormi pure ma tieni il telefono accanto a te, mi raccomando. Perché...". Ma non riuscì a terminare la frase dal momento che la ragazza spense la chiamata e si gettò sul divano del soggiorno, addormentandosi poco dopo.


Una vibrazione fastidiosa la riscosse dal suo sonno. Si guardò attorno spaesata, mentre gli occhi faticavano ad adattarsi alla luce. L'orologio nella grande parete segnava le due del pomeriggio. Incredibile come avesse potuto dormire così a lungo! Si rese conto che a emettere quella vibrazione era proprio il cellulare che aveva tenuto vicino come consigliato da Paul. Cercò di focalizzare il numero sul display, ma si accorse che si trattava di un numero sconosciuto. Decise di rispondere, sperando che non si trattasse di qualche scocciatore inopportuno.

Fire is my elementDove le storie prendono vita. Scoprilo ora