"Stop the car, please stop the car".
Phoebe sbatté una mano sul volante in segno di stizza, mentre la sua Alpha Tauri perdeva velocemente potenza nel rettilineo e diventava ingestibile. Provò a cambiare il settaggio in un gesto disperato, ma nelle orecchie sentì ancora la voce del suo ingegnere di pista "Stop the car now! Brake failure and lost power, we need to retire the car".
Phoebe non rispose, ma si diresse verso una via di fuga scalando le marce. La monoposto bloccò la sua corsa accanto alla postazione dei commissari. Uscì rapidamente dalla vettura, togliendosi le protezioni e lanciando un guanto contro le recinzioni, furiosa.
Quell'anno in Alpha Tauri non stava procedendo come si aspettava. Quella gara in Bahrain lo confermava. E soprattutto, ingegneri e meccanici si rifiutavano ancora di modificare il freno come preferiva lei. Come conseguenza, stava gareggiando sotto le sue potenzialità. Non era per nulla soddisfatta di quell'inizio di stagione. Anzi. Nella scuderia italiana sentiva di avere meno voce in capitolo rispetto a quando si trovava in Alfa Romeo.
Dal retro della monoposto bianco-blu notte usciva del fumo bianco, sicuramente dovuto ai freni. Un commissario si avvicinò di corsa, reggendo un estintore in mano. "Fermo! -gesticolò Phoebe verso di lui- non serve usarlo, non ci sono fiamme. Il fumo è bianco, quindi non c'è nessun rischio di incendio!".
Ma il commissario, non parlando la sua lingua, non comprese nulla e spruzzò la polvere dell'estintore nel retro della macchina, contro il fumo innocuo.
"Cazzo! - gridò Phoebe, ovattata dal casco – cazzo!". Tirò un pugno alle gomme poste come protezione. Non ci voleva. Si immaginò Franz Tost che scuoteva la testa al muretto box. La polvere dell'estintore, utilizzata inutilmente, si infila dentro il cambio, rendendolo inutilizzabile. Phoebe sapeva bene cosa significasse: un cambio da buttare nel cestino e di conseguenza una penalità in griglia per la sostituzione.
Che weekend di merda.
Phoebe entrò nel suo spogliatoio, appoggiando casco e guanti sul tavolino. Si lasciò cadere sulla panchina, sospirando nervosamente. Si legò i capelli sudati in una coda arruffata. Maledetti commissari incompetenti! Si stava pentendo di aver inveito contro Aidan al Ferrari Challenge. Lui almeno sapeva come e quando usare l'estintore. All'epoca era stata eccessivamente dura con il ragazzo. Oggi invece sentiva che la sua rabbia era giustificata. Oltre ad aver distrutto la gara, ora aveva anche una monoposto rovinata. Che schifo.
Phoebe aveva partecipato ad un briefing infuocato con il suo team e poi aveva deciso di ritirarsi nello spogliatoio da sola, evitando le interviste. Non aveva per nulla voglia di rispondere a delle domande stupide con frasi di circostanza vuote. E inoltre la gara stava volgendo al termine, quindi sarebbero stati tutti più interessati ad intervistare i vincitori.
Prese il cellulare in mano, pensando di trovare messaggi di Aidan relativi al suo ritiro. Ma non trovò nulla da parte del ragazzo. Era da tempo che non si sentivano più in effetti e nonostante Phoebe ogni tanto volesse avere sue notizie, non lo contattava mai per orgoglio. Doveva essere lui a cercarla, non il contrario!
Trovò invece dei messaggi di Mick.
Sospirò a fondo, mentre leggeva le richieste del tedesco. Aveva provato a chiamarla ma non aveva risposto, quindi le chiedeva quando avrebbero potuto incontrarsi per parlare. Voleva una risposta chiara sulla loro relazione e ovviamente anche una spiegazione del motivo per cui Phoebe lo stava platealmente ignorando.
La verità è che la ragazza non sapeva che cosa rispondere. Voleva una relazione con lui? Non ne era certa, ma forse non poteva nemmeno escludere del tutto quella possibilità. Per anni era stata innamorata di Mick. Perché ora lo rifiutava così? Era Aidan la causa del suo tentennamento?
Avrebbe voluto proseguire sostenendo la teoria che non aveva la testa ora per concentrarsi su una relazione, ma era consapevole che Mick non ci avrebbe creduto a lungo. Era un ragazzo intelligente e capiva come lei stesse solo cercando di prendere tempo. Quei messaggi lo dimostravano.
Phoebe decise di non rispondere, appoggiando il cellulare accanto a lei. Chiuse gli occhi, appoggiando la testa alla parete. Si sentiva sotto pressione da ogni parte. E sapeva bene che sarebbe esplosa di lì a poco se non fosse riuscita a disinnescare al più presto la bomba a orologeria che si stava formando nel suo cervello.
Avrebbe continuato a ignorare Mick, era l'unica via di fuga temporanea. Con calma avrebbe potuto riflettere sui suoi reali sentimenti. Verso il tedesco ma anche verso Aidan. Ora non ne aveva le forze.
"Posso entrare?" chiese Pierre, facendo capolino dalla porta. "Ormai sei già entrato con la faccia- gli fece notare Phoebe- nessuno ti ha insegnato ad aspettare che ti venga aperto, vero?". "Solitamente le ragazze non si lamentano se faccio irruzione a sorpresa nei loro spogliatoi" ammiccò lui sorridendo. Phoebe sbuffò divertita, sbattendo ripetutamente e piano la testa contro la parete.
Pierre si sedette accanto a lei, senza dire nulla. La ragazza apprezzò molto il suo gesto. Molte volte le parole sono superflue, vengono proferite solo per riempire un silenzio che altrimenti sembrerebbe imbarazzante. Ma il silenzio comunica molto di più. E in quel momento davvero non c'era nulla da dire.
"Come è andata la gara?" chiese infine Phoebe, voltandosi verso il francese. Pierre scrollò le spalle, fissando il pavimento con sguardo perso "Settimo. Non male". "Buono" esclamò lei, battendogli una mano sulla gamba. Pierre si era rivelato un bravo ragazzo ed era felice per il suo risultato ottimo. Anche se tutto questo improvviso entusiasmo per i piloti rivali non le piaceva tanto. Tutta colpa di Aidan, che la stava sciogliendo.
La vibrazione del suo cellulare attirò l'attenzione di entrambi. Sul display si illuminò un messaggio di Mick. L'ennesimo di quella giornata. Prima che Phoebe riuscisse a spegnere il telefono, Pierre sogghignò "Accidenti! Mick? Ti sei scelta bene il fidanzato! Vi vedo bene insieme, in effetti".
"Siamo solo amici, non c'è niente tra di noi" ribatté lei mettendosi sulla difensiva e maledicendo il tedesco che nel frattempo le aveva già inviato altri tre messaggi. "Se un mio amico fosse così insistente mi preoccuperei" replicò Pierre, indicando il suo cellulare che non smetteva di vibrare.
"Esatto, l'insistenza non mi piace e non mi conquista" continuò fermamente Phoebe, alzandosi in piedi. Pierre scosse la testa "Non è vero, voi ragazze volete essere pregate, cercate. Vi fa sentire preziose". Lei lo fulminò con lo sguardo, ma per non cominciare una discussione sul non generalizzare tutte le donne in stereotipi assurdi, gli rifilò un sorrisetto "Gasly, tu non hai la fidanzata, vero?".
Il volto del francese si rattristò di colpo e lui abbassò velocemente la testa per non farsi vedere. Phoebe era già pronta a continuare l'argomento dicendo che ovviamente era single perché ragionava in quel modo, ma le parole le morirono sulle labbra. Pierre sembrava davvero molto in difficoltà.
Si abbassò appoggiandosi alle sue ginocchia, per provare a guardare l'amico in volto. "Mi dispiace, ho toccato un tasto dolente? -chiese con la fronte corrucciata- non sapevo, non ne avrei parlato altrimenti".
Pierre scosse la testa, girandosi verso la parete. Sbatté più volte le palpebre, cercando di rimandare indietro le lacrime. Phoebe si sentiva impotente. Di fronte alle emozioni forti non sapeva come reagire. Non era mai riuscita a consolare nessuno e nemmeno le era mai importato tanto. Ora invece avrebbe voluto trovare le parole giuste per Pierre. Il silenzio non bastava in quel momento.
"Non parliamone più per favore- mormorò Pierre con voce rauca- è una ferita ancora troppo aperta". "Va bene, -acconsentì lei- dai, usciamo un po' stasera. Abbiamo bisogno entrambi di distrarci". Lui annuì con la testa, poi si alzò dalla panca "Vado al briefing allora. Ci vediamo dopo". Phoebe gli sorrise incoraggiante mentre Pierre usciva dalla stanza.
Prima di andarsene a sua volta e lasciare il circuito, riprese in mano il suo cellulare. Senza riflettere si ritrovò a vagare sul sito web della CEA Squadra Corse. Cercò di intercettare Aidan in alcune foto, ma era davvero difficile scovarlo. In più con i caschi erano tutti uguali.
Il suo sguardo cadde sull'elenco delle manifestazioni in cui prendevano servizio.
Una in particolare, che si sarebbe disputata di lì a breve, attirò la sua attenzione.
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Fire is my element
ActionIn pista sono i piloti a fare la differenza, sempre. Tuttavia ogni pilota si spinge al limite perché sa che al termine di ogni curva insidiosa, alla fine di ogni rettilineo veloce, c'è una postazione di commissari pronti ad intervenire, compresi i c...