Lo sguardo di Aidan era rivolto verso la pista, ma era come se i suoi occhi non la vedessero davvero.
Monza per lui aveva perso ogni significato. Ogni anno controllava fremente la lista dei commissari antincendio reclutati per quel gran premio. Era un prestigio potervi partecipare e acquisiva ancora più valore dal momento che lui era sempre stato un appassionato di automobilismo, fin da piccolo. Era nato e cresciuto nei dintorni di Modena, la patria dei motori in una terra già di per sé pervasa dal motorsport in generale.
Aidan amava il silenzio che avvolgeva il circuito la mattina presto, quando il sole di Monza sorgeva tiepido all'orizzonte e l'aria frizzante si caricava di attesa per ciò che sarebbe accaduto dopo qualche ora. Era la quiete prima della tempesta. A quell'ora i cancelli erano ancora chiusi e Aidan si perdeva a contemplare la pista mentre si dirigeva con l'estintore stretto nella mano destra verso la postazione assegnatagli, immaginando come ogni curva dovesse apparire nel passato e quanta storia potesse raccontare.
Ma ora tutta quella magia si era spenta rapidamente, come la fiamma di un incendio soffocata dalla schiuma dell'estintore. La CEA lo aveva licenziato, togliendogli anche ogni possibilità di un eventuale ritorno in futuro. Stava pagando cara quella sceneggiata con la pilota dell'Alfa Romeo. E sicuramente se l'avesse vista le avrebbe volentieri rivolto due o tre offese. O probabilmente si sarebbe allontanato subito, per evitare altri guai.
Aidan si infilò gli occhiali da sole, per impedire a qualcuno di vedere le lacrime che stavano iniziando ad inumidirgli gli occhi, anche se era completamente solo. La sua passione lo bruciava dentro ed ora vi si era riversato addosso un intero container di acqua, spegnendola all'istante. Lui sapeva che le braci dentro di lui continuavano a rimanere accese, ma a che scopo? Non sarebbe mai più potuto tornare in pista.
Odiava persino il suo stesso nome, che prima gli era sempre sembrato una benedizione. 'Aidan' era una scelta particolare e lui non era sicuro di come i suoi genitori potessero averla compiuta. O dove avessero tratto ispirazione. Certo, erano sempre stati interessati ai nomi stranieri, ma Aidan temeva che sua madre chiamandosi Nadia avesse semplicemente rovesciato il proprio nome. Era un'ipotesi che lo divertiva, anche se sicuramente non era esatta. Ciò che invece aveva caratterizzato i suoi primi anni di vita era stata la difficoltà nell'imparare a pronunciarlo e scriverlo correttamente. Ancora adesso continuava a correggere gli errori di trascrizione altrui. Non era un nome facile e Aidan aveva semplicemente dovuto imparare a conviverci. Ma un giorno aveva finalmente capito che si trattava davvero di una benedizione, o meglio, di una predizione.
Da ragazzino aveva sempre giocato a calcio come portiere. Nessuno nella sua squadra voleva giocare tra i pali, perché era chi segnava i goal che faceva colpo sulle ragazze. Aidan invece si era scelto quel ruolo perché non gli piacevano le scelte classiche. Diventare un ottimo portiere era divenuta la sua sfida. Tra alti e bassi era giunto anche in buone categorie dilettantistiche ed era fiero di sé stesso, si allenava ogni giorno per aumentare maggiormente il suo livello. Ma all'improvviso l'equilibrio si era spezzato. Era scomparsa l'armonia con i suoi compagni di squadra, non si rivedeva più nella loro mentalità, non aveva più voglia di partecipare alle partite. Non si era stancato del calcio, era stato il calcio a stancarsi di lui. Così aveva detto addio a tutti, appendendo le scarpette al chiodo.
Ma i mesi seguenti, chiuso in casa, continuava a ripensare a quello sport che aveva abbandonato. Gli sembrava di aver sprecato buona parte della sua vita in qualcosa di inutile. Le sue giornate dovevano riacquistare un minimo di senso. Si era imbattuto quindi per caso in un kartodromo. Era sempre stato un appassionato di motorsport, però non avrebbe mai immaginato di potervi accedere. Ma qualche giro sul kart gli aveva permesso di dimenticare totalmente il calcio, dato che un capitolo non è mai chiuso finché non lo si decide veramente. Quello era lo sport che avrebbe voluto fare da sempre. E sembrava anche nato per corrervi. La sua emozione nell'indossare la sua prima tuta da kart fu indescrivibile. Per la prima volta nella sua vita era completamente soddisfatto di sé stesso e di quello che stava ottenendo.
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Fire is my element
ActionIn pista sono i piloti a fare la differenza, sempre. Tuttavia ogni pilota si spinge al limite perché sa che al termine di ogni curva insidiosa, alla fine di ogni rettilineo veloce, c'è una postazione di commissari pronti ad intervenire, compresi i c...