17.

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<Mike>

La voce ovattata di Karen risuonava nella testa di Mike come una cantilena. Non riusciva a svegliarsi, era come paralizzato. Sentì il tocco leggero di sua madre sulla sua spalla sudata insieme a tutto il resto del corpo.Si sentiva appiccicaticcio e poco lucido, come dopo una sbornia. In quel momento però non c'era Theo a saltargli addosso o a versargli dell'acqua gelata addosso per farlo svegliare. In quel momento era solo, in preda ai rimorsi.

<Mike!>

Si svegliò all'improvviso, ansimante.

Karen era seduta sul bordo del suo letto, con lo sguardo preoccupato e la mano ancora poggiata sulla sua spalla.

<Sono sveglio>, riuscì a dire passandosi una mano tra i capelli <sono sveglio...>, ripetè pensando di non essere stato abbastanza chiaro.

<Tesoro ti senti bene?>, chiese la donna poggiandogli una mano sulla fronte. Mike si scansò alzandosi dal letto <Si. Farò tardi a scuola, è meglio che vada>, disse prima di chiudersi in bagno.

Poggiò le mani sul bordo del lavandino e guardò il suo riflesso pallido e smunto nello specchio.

<Come sono diventato?>, mormorò per poi aprire l'acqua del lavandino e sciacquarsi la faccia.

Uscì poco dopo dal bagno con i capelli spettinati e la camicia abbottonata alla rinfusa.

Il preside del suo liceo aveva espressamente detto che gli studenti potevano vestirsi a loro piacimento ma quel giorno Mike non aveva altro che la camicia candida dell'uniforme abbottonata alla rinfusa e i pantaloni spiegazzati e con la zip male alzata.

Prese velocemente lo zaino ingombro di cartacce inutili e un pacco di sigarette smezzato.

L'ultima volta che aveva messo piede a scuola era stato la settimana prima, tendeva a saltarla la maggior parte delle volte e sapeva che prima o poi sua madre lo avrebbe scoperto.

Da piccolo la sua costante paura era quella di deluderla ma in quel momento della sua vita non gli importava niente di nessuno e, a parer suo, credeva che la maggior parte della gente lo avrebbe capito. Era il ragazzo che aveva perso la sorella, il ragazzo con problemi di dipendenza, il ragazzo che blaterava cose strane quando la mattina si presentava in classe dopo aver sniffato dio sa che cosa.

Aveva iniziato ad ignorare tutti tranne Andy che per qualche strano motivo riusciva a distrarlo con il suo lamentarsi continuo della dipendenza che il padre aveva per l'andare in barca a vela.

Il bus delle sette e quarantacinque era ghermito di studenti ancora insonnoliti. Facce comuni su mezzi comuni che si dirigevano verso una scuola comune per svolgere lezioni comuni.

Così Mike vedeva ormai il mondo, come in un film in bianco e nero noioso e bigio come il suo umore costante, come la sua vita.

Scese dal pullman dirigendosi verso l'entrata con lo zaino in spalla. Guardandosi intorno in cerca di Andy ebbe modo di osservare il comportamento di numerosi studenti. Alcune coppiette che si baciavano, secchioni che ripetevano, galline che battibeccavano su qualsiasi cosa. Scosse la testa rassegnato e varcò il portone di scuola.

Il lungo corridoio ingombro di armadietti gli diede una sensazione di angoscia quel giorno.

Si diresse verso il suo e fece la combinazione, riponendovi la cartella dentro e chiudendoselo alle spalle.

Lo spazio intorno a lui iniziò ad affollarsi, opprimendolo ancora di più.

<Scusami?>

Mike si girò di scatto incontrando un paio di occhi scuri che lo scrutavano attenti.

Come Together | Mileven Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora