8. Let the game begin.

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Jeongin si risvegliò quasi un giorno dopo, senza forze, non ricordava molto di ciò che era successo, ricordava di quel liquido color petrolio che bruciava i suoi vasi sanguigni, e poi si ricordava di essere stato al buio per qualche secondo e di aver riaperto gli occhi ritrovandosi negli abissi dell'oceano, l'acqua era fredda come quella della piscina in cui mesi prima era affogato, ma questa volta era avvolto dalle tenebre ed esattamente sopra di lui c'era quello che lui aveva definito "l'altro Jeongin" aveva la stessa tuta color grigio sbiadito, ma a differenza sua gli occhi erano chiusi, come immerso in un sonno profondo da cui non poteva svegliarsi.
In quelle condizioni sembrava innocuo, quasi come un bambino, Jeongin di riflesso tese il braccio verso di lui, prendendo quella mano nera che mesi prima aveva tentato di strozzarlo, lo tirò verso di sé intrappolandolo in un abbraccio, non sapeva perché l'avesse fatto, avrebbe dovuto odiarlo, lasciarlo annegare da solo, in quel momento però aveva deciso di tenersi a lui per non perderlo, forse perché in fondo aveva ragione: lui era l'unico che gli era rimasto e l'unico che sarebbe rimasto per sempre con lui.
A ripensare a quella specie di visione, Jeongin scosse la testa dandosi dello stupido, era stata solo un'altra allucinazione, chissà cosa gli avevano iniettato, probabilmente nel siero c'era qualche qualche sostanza psicotropa che gli aveva fuso quei pochi neuroni sani che gli erano rimasti.

"Hey tu!

Jeongin si mise seduto sul letto, intercettando immediatamente la figura di Cél sulla porta, era quasi tentato di mandarla via, non aveva voglia di parlare con nessuno, ma allo stesso tempo essere scortese senza motivo non gli andava, se la sua vita era destinata a finire da un momento all'altro voleva almeno cercare di essere una versione più gentile di sé stesso.

"Buongiorno, Cél.

Disse lui passandosi le mani sul volto, per poi farle ricadere mollemente sul letto.

"In realtà è quasi ora di pranzo, sono venuta a prenderti.

Jeongin corrucciò lo sguardo, ma prima che potesse parlare Cél lo precedette.

"Sì lo so, fa strano il fatto che ci siano degli spazi comuni per noi, ma fortunatamente ci sono alcuni scienziati ai piani alti che tengono al nostro benessere, dopotutto vengono investiti capitali per questo progetto.

Il ragazzo si alzò dal letto, avvicinandosi alla porta per poter raggiungere quella che era stata la sua prima conoscenza in quel posto, chissà se anche gli altri soggetti erano alla mano come lei.

"Beh, almeno c'è un minimo di umanità in questo posto.

Commentò mentre si avviava a camminare per i corridoi del laboratorio, tappezzati di militari armati fino ai denti, diretto verso quella che veniva definita una sorta di mensa.

"Alla fine, tolti gli esperimenti e le torture è come essere in una specie di carcere, non hanno paura che qualcuno di noi possa perdere il controllo, tutti hanno paura delle punizioni in caso di cattiva condotta, e i mutanti che non riescono a trattenersi hanno dei collari che bloccano i poteri, e in caso si tenti di usarli la scossa elettrica è talmente forte da mandarti ko nel giro di pochi secondi.

Spiegò Cél mentre proseguiva lentamente a causa della gamba ingessata, Jeongin era curioso di sapere come fosse finita in quelle condizioni, ma gli sembrava troppo azzardato ficcare il naso nella vita di una persona che aveva appena conosciuto.

"Eccoci qui, benvenuto in questa gabbia di matti.

Il ragazzo coreano spalancò gli occhi alla vista di tutte quelle persone, che in realtà non sapeva nemmeno se fossero esattamente delle persone, seguì Cél andando a prendere un vassoio di cibo accuratamente chiuso da una pellicola, quantomeno il cibo sembrava essere nelle giuste condizioni igieniche, esattamente come i tavoli su cui ci si sedeva per mangiare, a differenza delle stanze gli spazi comuni sembravano abbastanza puliti.

Out of mind - The lab rat [jeonglix]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora