Eveline
Apro e chiudo gli occhi per qualche secondo per riuscirmi ad abituare alla luce del fastidioso neon bianco che in questo momento ho puntato in faccia, cercando di ricordare a me stessa il mantra che mi ripeteva sempre mia nonna, quando ancora mi poteva accompagnare alle visite: "oggi è buio ma domani splenderà il sole". Cara nonna, sono anni che aspetto ma questo sole ancora non ha deciso di iniziare a splendere.Non si sente alcun rumore nello studio, se non il ticchettio di un vecchio orologio a muro appeso accanto all'ingresso. Respiro piano, senza fretta sopportando l'ormai familiare tocco delle mani esperte che mi stanno visitando, lasciando che i lenti battiti del mio cuore mi riempiano le orecchie. Cerco di memorizzarli, per quanto sia possibile, così nel caso lui si dovesse dimenticare come si fa, io sarò in grado di ricordargli il ritmo, per permettergli di battere ancora.
Il medico, lo stesso da tre anni ormai, il dottor Krust, finalmente mi da il permesso di rivestirmi, allontanandosi dal lettino e avvicinandosi alla sua scrivania.
Distrattamente infilo di nuovo la camicetta bianca e mi avvicino anche io alla scrivania, accomodandomi nella sedia di fronte a questa mentre finisco di allacciare i bottoni.Lo studio del dottor Krust non è molto grande, al contrario, c'è solo il minimo indispensabile, un lettino per le visite verde, un mobile in vetro pieno di strumenti medici di ogni tipo, un grande porta documenti e la scrivania di compensato vicino alla finestra che da sull'ingresso dell'ospedale.
-La situazione è stabile, per quanto sia critica, i medicinali li prendi regolarmente?- mi chiede senza guardarmi negli occhi continuando a consultare la mia cartella e il suo computer fisso, grande quasi quanto una finestra e sussurro un si mentre studio i suoi tratti usurati dal tempo e i capelli grigi.
-Va bene, ci rivediamo il mese prossimo- mi dice soltanto continuando a studiare la mia cartella e mi alzo in piedi, sapendo che non dirà altro. Lo conosco da anni ormai, è davvero un tipo di poche parole.Metto la borsa in spalla mentre esco dallo studio e in quello stesso istante il mio cellulare comincia a squillare.
-Ehi- rispondo portandolo all'orecchio, non mi serve vedere chi mi stia chiamando.
-Hai finito? Io sono fuori- mi avvisa mio fratello mentre esco dall'ascensore e chiudo distrattamente la chiamata, dirigendomi all'ingresso.Sono più di tre anni ormai che convivo con una malattia ben più grande di me.
Quando avevo ventidue anni, al quarto anno di medicina all'università, ho cominciato ad'avere frequenti dolori al petto, mi stancavo molto facilmente e mia madre, santa donna, mi convinse a farmi controllare, giusto per essere tranquilli. È così che ho scoperto di avere una cardiomiopatia dilatativa ideopatica e si, è tanto grave quanto il nome lascia intendere.
È una malattia che causa uno stiramento della parete muscolare del ventricolo sinistro del cuore, con conseguente diminuzione dalle sua azione di pompaggio.Una malattia per la quale non c'è cura e con la quale si deve imparare a convivere, quando si è fortunati. Quando me l'anno diagnosticata, il tre novembre di tre anni fa la situazione era molto meno grave di quella che è adesso e ai tempi potevo davvero sperare di sopravvivere senza dover ricorrere ad un trapianto, che invece adesso mi è indispensabile, senza quello non ho davvero speranze.
Il mio cuore è in situazioni pietose e sono il lista già da un anno per poterne ricevere un altro, ma non è facile, per essere compatibile con il mio corpo, il donatore deve avere stesso gruppo sanguigno, le dimensioni devono essere le stesse e mille altri fattori, contando che chi ha una situazione più critica della mia mi supera in "graduatoria", anche se ormai sono ben pochi quelli che possono dire di avermi superata.
Mi sono laureata l'anno scorso, avrei voluto continuare a studiare e specializzarmi, ma ormai non so se potrò davvero farlo, sono perennemente stanca e studiare mi porta via tutte le mie poche energie.
La mia famiglia è uscita devastata alla notizia, mia madre è diventata ancora più protettiva nei miei confronti e ha studiato dai miei libri quanto più poteva in materia. Mio fratello, con il quale non ero mai stata particolarmente legata, è diventato la mia ombra e il mio tassista personale.Mi siedo in macchina e mi allaccio la cintura di sicurezza mentre il mio principe azzurro si allunga verso di me per darmi un bacio sulla guancia.
-Tutto bene?- mi chiede riferendosi alla visita e annuisco, guardando fuori dal finestrino. Desiderare un cuore nuovo è davvero una delle sensazioni più strane che si possano provare, perché si desidera letteralmente la morte di un'altro essere vivente. Il tuo cuore, per quanto sia mal ridotto, si divide in due parti; da una mi chiedo se sia davvero umano desiderare ciò che di più vitale la natura possa dare, voglio dire, può il mio desiderare che qualcuno muoia essere giusto? Cosa rende la mia vita così importante tanto da desiderare che quella di qualcun altro si spezzi? Dall'altra, sono solo una ragazza di venticinque anni che vorrebbe disperatamente vivere la sua vita, che si aggrappa a quel poco che le resta in questo mondo, cercando di rendere speciale ogni singolo respiro.Kyle, mio fratello, parcheggia l'auto e scende per venirmi ad aprire lo sportello come fa sempre da quando abbiamo scoperto che ho bisogno di un trapianto e che ogni momento può davvero diventare l'ultimo. Cristo quanto sono drammatica.
Afferro la mano che mi porge, fermandomi a guardarlo mentre prende un borsone dal portabagagli. Ha i capelli biondi, quasi bianchi e la pelle chiara, i tratti duri e le sopracciglia scure che stonano terribilmente con il bianco pallido dei suoi capelli, anche se si comunai a a vedere la ricrescita più scura, gli occhi verdi uguali ai miei e un naso stupendo che più di una volta gli ho invidiato. Chiude la macchina venendo verso di me e mi porge il braccio, dove subito mi aggrappo sentendomi sovrastata dal suo metro e novanta.
Mi sento invadere da una sensazione strana mentre Kyle apre il portone e gli stringo il braccio per spingerlo a fermarsi. Subito mi guarda preoccupato, chiedendomi con gli occhi cosa succede; in quello stesso istante il mio cellulare comincia a squillare e subito lo prendo per poi osservare il numero. Entrambi rimaniamo immobili mentre leggo ad alta voce il nome apparso sul display.
-Rispondi tu- dico passando il telefono a Kyle che come risvegliatosi me lo strappa dalle mani portandoselo all'orecchio mentre il mio cuore comincia a battere veloce, questa volta per la paura, mentre lui si gira a guardarmi e non riesco a distinguere le mille emozioni che si susseguono sul suo viso.
Appena chiude la chiamata lo vedo digitare dei numeri velocemente e dopo qualche secondo riconosco la voce di mia madre dall'altro capo del telefono, ma ancora non riesco a capire cosa stia succedendo mentre le orecchie continuano a fischiarmi.
Kyle chiude di nuovo la chiamata e si gira verso di me con gli occhi lucidi e mi poggia le mani sulle spalle.
-Eve, c'è un cuore- dice soltanto prima di scoppiare a piangere e abbracciarmi mentre io non riesco a muovermi.Qualcuno da qualche parte è appena morto ma io non potrei essere più felice.
Spazio Autrice
Ciao lupetti, piccolo appunto. Eve non va letto in italiano, ma in inglese, non voglio che la mia protagonista si chiami eve ;)Per quanto riguarda gli aggiornamenti, presto vi renderete conto che i capitoli sono molto lunghi e per adesso ho deciso di fare un aggiornamento a settimana, il sabato, ma potrei sempre decidere di arrivare a due aggiornamenti settimanali in futuro (devo riuscire a capire un po' se riesco a gestire bene le scadenze come facevo prima).
Fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo ;D
A presto lupetti
Baci baci

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Heart's beat
WerewolfEveline ha sempre amato la vita e il suo più grande sogno era quello di dedicare la sua ad aiutare gli altri, diventando medico (pediatra, possibilmente). Rhodes è uno degli Alpha più potenti di tutta la contea, nessuno osa mettersi contro il suo br...